Quello da cui è partito il caso delle pensioni e della Corte Costituzionale
L'ha intervistato il Corriere, ha 70 anni, era direttore alla Standa e riceve 1600 euro al mese: il primo ricorso era stato il suo
Sul Corriere della Sera di domenica 10 maggio Fabrizio Massaro ha intervistato Giuseppe Cardinale, 70enne pensionato siciliano che per primo ha fatto ricorso contro la norma del cosiddetto decreto “Salva Italia” voluto dal governo Monti, che bloccava l’adeguamento annuale delle pensioni al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo INPS (cioè per chi prende circa 1.500 euro lordi al mese). Cardinale, che è un ex manager di Standa, ha spiegato di essere stato contattato dal sindacato Manager Italia che gli ha proposto di fare ricorso, e di avere accettato. Secondo Cardinale la norma bocciata era ingiusta perché non distingueva tra quelli come lui (che prende circa 1600 euro al mese) e quelli che invece ricevono diverse migliaia di euro. La decisione della Corte Costituzionale potrebbe costare allo stato circa 15 miliardi di euro, anche se non è ancora chiaro come e quanti ne pagherà.
«Glielo confesso, non me l’aspettavo: abbiamo lanciato un petardino e abbiamo fatto scoppiare l’atomica!», scherza al telefono G.C., come indicato nella sentenza della Consulta sulle pensioni.
All’anagrafe G.C. è Giuseppe Cardinale, 70 anni, palermitano, ex manager della Standa. È il pensionato che per primo ha fatto valere davanti a un tribunale la questione di illegittimità costituzionale della riforma Fornero ottenendo la bocciatura della norma del 2011 sul blocco della perequazione degli assegni oltre tre volte il minimo. Una sentenza che interessa 5 milioni di pensionati e che ha aperto un buco di 14 miliardi (netti) nei conti pubblici.
Cardinale non è un pensionato d’oro: «Sono in pensione dal ‘99 e prendo circa 1.600 euro al mese. Dal 1971 ho lavorato alla Standa, fin da quando non era ancora di Berlusconi, e sono diventato direttore di filiale. Nel ‘99 sono andato in mobilità con un bonus per due anni e mezzo fino alla pensione Inps dal 2001 riscattando anche gli anni di giurisprudenza». Con la pensione aiuta anche i figli di 31 e 32 anni che ancora vivono con lui e con sua moglie, anche lei pensionata: «Lavorano part time a tempo indeterminato in un call center. Dunque per le statistiche non sono disoccupati. Ma in casa riescono a campare, fuori no».
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Nella foto: Una scena di Umberto D., film del 1952 di Vittorio De Sica, sulla vita di un pensionato.