David Cameron, spiegato per principianti
Dieci cose da sapere – più una – sul vincitore delle elezioni britanniche, dai matrimoni gay ai cereali
Lo scrutinio delle elezioni del Regno Unito non è ancora terminato, ma una cosa è sicura: David Cameron resterà primo ministro un’altra legislatura. Una breve guida per capire chi è e come ci è arrivato.
1. David Cameron (il nome completo è David William Donald Cameron) è nato a Londra il 9 ottobre del 1966: ha 49 anni e proviene da una ricca e nobile famiglia inglese (è stato più volte accusato di appartenere a un’élite lontana dai bisogni della gente comune). Ha studiato in scuole private, si è diplomato a Eton, ha trascorso un anno sabbatico a Hong Kong e poi in Unione Sovietica. È sposato con Samantha Gwendoline Sheffield, che discende da re Carlo II. Insieme hanno avuto quattro figli: il primo, Ivan, è morto nel 2009 a sei anni per una malattia genetica, l’encefalopatia epilettica.
2. Cameron è stato nominato primo ministro l’11 maggio del 2010 quando, in seguito alle dimissioni di Gordon Brown, la Regina Elisabetta lo aveva chiamato a Buckingham Palace per dargli l’incarico di formare un nuovo governo. Era diventato a 43 anni il secondo primo ministro più giovane della storia del Regno Unito (il primo fu Lord Hawkesbury, ma nel 1812).
3. La sua carriera politica è iniziata negli anni Novanta, quando divenne capo della sezione politica del Dipartimento di Ricerca dei Conservatori. Nel 1991 fu scelto come candidato alla segreteria politica del primo ministro, che a quel tempo era John Major. Perse, ma diventò comunque consigliere di John Major per le elezioni generali del 1992, vinte dai conservatori. Cameron fu promosso a consigliere speciale del Cancelliere dello Scacchiere, Norman Lamont, cioè del ministro delle Finanze. Dopo il cosiddetto “mercoledì nero” (settembre 1992) e l’abbandono di Lemont, Cameron iniziò a lavorare per il Segretario di Stato per gli Affari Interni, Michael Howard.
4. È diventato parlamentare nel 2001. Durante la campagna elettorale scrisse una rubrica fissa per il sito del Guardian.
5. Dopo la vittoria laburista alle elezioni del 2005, Michael Howard annunciò le sue dimissioni da leader del partito conservatore. Cameron si candidò dicendo di voler rinnovare il partito. Al primo turno delle votazioni interne arrivò secondo, infine vinse contro David Davis con più del doppio dei voti. Era il 6 dicembre del 2005. Cameron era considerato un moderato ed era malvisto sia dall’ala più conservatrice del suo partito sia da quella più anziana, che lo considerava troppo giovane e inesperto. Il partito conservatore veniva da tre sconfitte consecutive alle elezioni politiche.
6. Una volta arrivato al governo Cameron, ha dovuto affrontare una situazione economica complicata: il paese stava uscendo dalla recessione del 2008-2009. Ha tagliato subito la spesa pubblica per abbassare il debito e il risultato immediato è stato una contrazione del numero delle persone occupate nel settore pubblico, bilanciato da una crescita delle persone occupate nel settore privato. Ha affrontato la situazione con misure d’austerità che hanno portato a buoni risultati di bilancio, ma contestati e discussi risultati tra i ceti più bassi. Durante il suo mandato la pressione fiscale è complessivamente aumentata: soltanto le tasse universitarie sono state triplicate, tra molte proteste. Il numero delle persone occupate nel Regno Unito non è mai stato così alto.
7. Il fallimento del referendum sull’indipendenza in Scozia è considerato uno dei principali successi politici di Cameron, che lo ha promosso in seguito alla vittoria dello SNP alle elezioni parlamentari scozzesi nel 2011 e alle sue richieste di autonomia. Il risultato: ha risvegliato (approfittandone) sia il nazionalismo inglese, di cui si è avvantaggiato direttamente, che quello scozzese, che ha molto danneggiato il Labour. E la Scozia è rimasta nel Regno Unito.
8. I rapporti tra Cameron e l’Unione Europea sono piuttosto complicati. Per arginare l’ascesa dei movimenti euroscettici e la tradizionale avversione dei cittadini britannici verso le istituzioni dell’Unione Europea, Cameron ha promesso entro il 2017 un referendum in cui i cittadini potranno decidere se restare o meno nell’Unione. Allo stesso tempo ha cercato di rinegoziare i termini della permanenza britannica in Europa verso un maggior decentramento dei poteri di Bruxelles. Lo scorso ottobre, dopo che l’UE aveva chiesto al Regno Unito 2,1 miliardi in più rispetto a quelli inizialmente previsti per il finanziamento delle sue attività, Cameron si è rifiutato di pagare e l’Unione Europea ha acconsentito a ricevere soltanto metà della somma entro settembre 2015.
9. Tra gli eventi internazionali più rilevanti affrontati da Cameron ci sono la Primavera araba, le guerre civili in Libia e in Ucraina, e il rafforzamento di Boko Haram; quelli che più da vicino l’hanno coinvolto il Regno Unito sono però la guerra in Siria e l’ascesa dello Stato Islamico (ISIS). Cameron aveva criticato la repressione sanguinosa delle rivolte da parte del presidente siriano Bashar al-Assad e nel febbraio del 2012 aveva riconosciuto il Consiglio nazionale siriano come legittimo rappresentante del paese. A inizio settembre 2014 il governo Cameron era entrato nella coalizione internazionale promossa dagli Stati Uniti per combattere l’ISIS: in precedenza aveva anche chiesto al Parlamento l’autorizzazione ad attaccare Assad ma la Camera gliel’aveva negata.
10. Il principale merito di Cameron è considerato aver modernizzato il partito conservatore sia nell’immagine che nei contenuti, e averlo reso nuovamente interessante anche per gli elettori più giovani. Ha per esempio promosso l’abbandono di qualsiasi riferimento discriminatorio verso le minoranze sessuali nel programma dei Conservatori; ha promosso politiche ambientali più responsabili; ha sostenuto la riforma della chiesa d’Inghilterra verso l’ordinazione di donne vescovo. Il 29 marzo del 2014 i matrimoni gay sono diventati legali in Inghilterra e in Galles: Cameron ha definito il momento “storico”. Cameron si è sempre definito favorevole ai matrimoni gay. Già in un discorso del luglio del 2012 aveva detto di voler garantire le unioni omosessuali, spiegando: «il matrimonio mi appassiona molto e penso che se va bene per gli eterosessuali come me, dovrebbe andar bene per tutti».
Bonus. Lo scorso marzo Cameron aveva detto che non si sarebbe ri-candidato per un terzo mandato, indicando tra i suoi possibili successori per le elezioni del 2020 il ministro degli Interni Theresa May, il Cancelliere dello Scacchiere (l’equivalente del nostro ministro delle Finanze) George Osborne e il sindaco di Londra Boris Johnson. Aveva detto che è come con i cereali a colazione: la prima tazza è buonissima, la seconda pure, la terza è troppo.