La nuova legge francese sulla sorveglianza
È stata approvata per adeguare gli strumenti anti-terrorismo dopo gli attentati di Parigi, ma è molto contestata e accusata di imporre una sorveglianza di massa
Martedì 5 maggio l’Assemblea nazionale francese ha approvato un controverso progetto di legge sulla sorveglianza e sui servizi segreti: hanno votato a favore 438 deputati, con 86 contrari e 42 astenuti. La legge dovrà ora essere esaminata al Senato; François Hollande ha promesso di portare la legge davanti al Consiglio Costituzionale, massima autorità in Francia per quanto riguarda il rispetto dei principi costituzionali, una volta approvata.
Il disegno di legge, composto da una quindicina di articoli, è stato discusso con procedura d’urgenza, cioè con un solo passaggio previsto per ogni camera: rappresenta la risposta legislativa agli attentati contro la redazione di Charlie Hebdo e il supermercato ebraico HyperCacher del 7–9 gennaio scorso a Parigi, e l’attacco informatico contro Tv5 Monde avvenuto nella notte tra l’8 e il 9 aprile. L’obiettivo è dare un quadro legale alle pratiche delle sei strutture in cui si divide l’intelligence francese, che sorveglia i cittadini francesi e chiunque comunichi al telefono o via Internet con cittadini francesi.
Il disegno di legge è stato molto contestato, con manifestazioni e raccolta di petizioni dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani, dai sindacati della magistratura, dai presidenti di commissioni di controllo sulle libertà, da avvocati, giornalisti, dai provider di internet e dalle società che gestiscono server e dati, che minacciano di trasferirsi all’estero per evitare le nuove norme. La legge è accusata di imporre in Francia una sorveglianza di massa e di considerare tutti in qualche modo sospetti “fino a prova contraria”. Il primo ministro Manuel Valls ha detto che si tratta invece di una proposta «proporzionata», che non ha niente a che fare con il Patriot Act approvato negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e a cui molti, descrivendola, fanno riferimento. La precedente legge francese sulle intercettazioni risale al 1991, quando nella società praticamente non esistevano né Internet né i telefoni cellulari.
Gli obiettivi
Il disegno di legge definisce le aree a cui si possono richiamare i servizi segreti per giustificare la loro sorveglianza. Queste includono, in modo piuttosto ovvio, «l’indipendenza nazionale, l’integrità del territorio, la difesa nazionale» e la «prevenzione del terrorismo». Ma includono anche la prevenzione «della criminalità e del crimine organizzato», la protezione «degli interessi economici essenziali per la Francia» e quelli della «politica estera nazionale» o la prevenzione di «violenze collettive che possono ledere la sicurezza nazionale». Formule molto ampie e ambigue che secondo gli oppositori al testo potrebbero permettere una stretta sorveglianza di attivisti o manifestanti. Vari ministeri (Difesa, Interni, Giustizia) potranno attingere a questi dati senza particolari controlli.
L’autorizzazione e la commissione di controllo
Le operazioni di sorveglianza riceveranno l’autorizzazione non di un giudice ma del primo ministro, sentito il parere di una nuova struttura indipendente amministrativa: la Commissione nazionale del controllo tecnico dei servizi di informazione (CNCTR), composta da sei magistrati, tre deputati e tre senatori di maggioranza e opposizione, e da un esperto della materia.
I casi di urgenza previsti dalla legge sono due: da una parte una “emergenza assoluta”, per la quale si potrà procedere senza il parere del CNCTR ma non senza l’autorizzazione del primo ministro. Dall’altra «un’urgenza operativa» per cui basterà la decisione del capo dei servizi segreti: questo dovrà comunque informare il CNCTR e il primo ministro, che avranno il potere di imporre il blocco dell’operazione. Tra queste “emergenze” non ci sono l’intrusione in un domicilio o il monitoraggio di un giornalista, di un parlamentare o di un avvocato: in questi casi, insomma, dovrà essere applicata la procedura standard. Il parere del CNCTR non sarà vincolante ma, se riterrà che la legge viene violata, potrà rivolgersi al Consiglio di Stato e avrà anche poteri investigativi.
Scatole nere
Con l’obiettivo di sventare minacce provenienti da soggetti non ancora identificati, un articolo del nuovo disegno di legge prevede l’obbligo di «rilevare una minaccia terroristica sulla base di processi automatici». Questa misura – autorizzata dal primo ministro ogni quattro mesi – permetterà di rilevare, in tempo reale o quasi, le persone con un’attività online tipica e simile a quella utilizzata dai terroristi per trasmettere le informazioni. In pratica i servizi segreti potranno installare presso i fornitori di servizi Internet una “scatola nera” per monitorare il traffico e analizzarlo in base ad algoritmi predisposti con “scenari tipo” di comportamenti terroristici. Non verrebbe controllato il contenuto delle comunicazioni – che rimarrebbe “anonimo” – ma solo i metadati, dice la legge: l’origine e il destinatario di un messaggio, l’indirizzo IP di un sito visitato, la durata della chiamata o la connessione. Questi dati non verrebbero poi conservati. Per risalire all’identità del titolare dei metadati saranno necessarie l’autorizzazione del primo ministro e il parere del CNCTR.
Questa è anche una delle disposizioni più controverse del progetto di legge: riguarderà tutti i fornitori di servizi Internet quindi anche tutti gli utenti francesi. Il dispositivo funzionerà come una sorta di “pesca a strascico” alla ricerca di pochi individui. Il governo nega qualsiasi somiglianza con le controverse modalità di sorveglianza praticate negli Stati Uniti dalla NSA, la National Security Agency, sostenendo in particolare che i dati non saranno memorizzati e che questa attività sarà controllata da una nuova commissione.
L’estensione della sorveglianza
Il monitoraggio dei metadati sarà utilizzato anche per cercare di individuare nuovi potenziali profili di terroristi. Il governo ritiene che questo sia un modo efficace per individuare le persone che oggi passano “tra le fessure del sistema”, per esempio quelle partite per la Siria o Iraq senza aver compiuto alcuna attività sospetta prima del loro viaggio. Per la loro individuazione la legge prevede l’estensione del monitoraggio di tutti coloro che sono entrati in contatto con persone già sospettate, attraverso l’estrazione dei dati, l’analisi del loro contenuto, dei loro contatti, della loro frequenza e delle modalità di comunicazione.
Nuovi strumenti e metodi per la raccolta
I servizi potranno anche installare microfoni in una stanza o microspie su un oggetto (un’auto, per esempio) o all’interno di un computer. Sarà autorizzato anche l’uso di antenne che permettono di intercettare conversazioni telefoniche. Il numero massimo di questi dispositivi sarà fissato con un decreto dopo il parere del CNCTR.
La legge introduce anche misure di sorveglianza internazionali che hanno forme di autorizzazione più blande: in particolare saranno facilitate le procedure di controllo quando il mittente di una comunicazione è in Francia e il ricevente all’estero (quando cioè un francese parlerà con una persona che si trova fuori dal territorio nazionale). Tuttavia, come sottolineato dai critici, sarà difficile stabilire se si tratta di una questione nazionale o internazionale: sia il ricevente che il mittente potrebbero trovarsi in Francia ma utilizzare una rete di telecomunicazioni internazionale.
Un nuovo registro
La legge prevede la creazione di un registro giudiziario nazionale degli autori di reati terroristici, in cui i dati potranno essere conservati per 20 anni. Questo file riguarderà le persone che sono state condannate o che sono in attesa di appello. Anche i minori potranno essere inclusi e i dati che li riguardano conservati fino a dieci anni. L’inserimento nel registro non sarà automatico ma subordinato alla decisione di un tribunale. Potranno essere inserite anche persone che hanno ricevuto certi tipi di avvisi di garanzia (quella che in Francia viene definita “mise en examen”). In caso di non luogo a procedere, assoluzione, amnistia o riabilitazione, le informazioni verranno cancellate.
Sorveglianza in carcere
Queste tecniche di sorveglianza, con decreto successivo all’approvazione della legge, potranno essere legalizzate anche all’interno di un carcere. La ministra francese della Giustizia, Christiane Taubira, ha detto di non essere favorevole a questa disposizione poiché i servizi segreti penitenziari saranno snaturati e trasformati in servizi segreti veri e propri.
Conservazione dei dati
Il periodo di conservazione dei dati raccolti – che dipenderanno dalla tecnica utilizzata – è stato incluso nella legge, in contrasto con il progetto iniziale del governo che intendeva fissare questi limiti per decreto e in un momento successivo. Si potranno raggiungere anche i cinque anni nel caso dei dati di connessione, con alcune eccezioni per cui non sono previsti limiti.
Protezione delle denunce
La nuova legge prevede anche una forma di protezione per gli agenti che denunceranno eventuali irregolarità. Potranno rivolgersi alla Commissione di controllo fornendo delle prove e sarà vietata qualunque misura di ritorsione nei loro confronti.
La loi sur le renseignement expliquée en patates di lemondefr