Alfano non si deve dimettere, stavolta
Il Manifesto spiega perché venerdì a Milano la polizia è stata l’unica a comportarsi saggiamente: mentre il “movimento” si è “asfaltato" da solo
Luca Fazio ha spiegato sul Manifesto il motivo per cui dopo gli scontri di Milano tra alcuni partecipanti alla manifestazione contro l’EXPO e la polizia, il ministro dell’Interno Angelino Alfano non si deve dimettere. Secondo Fazio, la polizia ha fatto bene a cercare di contenere i manifestanti più violenti senza arrivare allo scontro diretto con tutto il corteo. Ieri anche lo scrittore Roberto Saviano aveva detto di pensarla allo stesso modo. Il movimento che ha organizzato la manifestazione, scrive Fazio, ha perso: non è riuscito a controllare le sue componenti più violente e ha finito con lo sconfiggersi da solo (per leggere tutto l’articolo è necessario registrarsi o entrare con Facebook sul sito del Manifesto: è gratis).
Le fiamme si sono appena spente, c’è ancora tanto fumo per le strade di Milano. A freddo, una volta dato sfogo al prevedibile sdegno, qualcuno dovrà pur avere il coraggio di ammettere una cosa piuttosto semplice, che ovviamente non nasconde il problema, anzi, ne pone più di uno: è andata esattamente come doveva andare. Lo sapevano tutti, era previsto da mesi. Non è stata una festa la MayDay 2015 e forse il peggio deve ancora accadere. In questo momento ci sta pure la retorica della “Milano ferita”, però sarebbe più utile cercare di abbozzare qualche ragionamento.
I fatti sono noti, è stata la manifestazione più spiata e fotografata degli ultimi anni. Una parte del centro storico di Milano, quella intorno a piazzale Cadorna — era previsto anche quello — è stata attaccata con una furia che non si era mai vista. Automobili date alla fiamme, finestrini mandati in frantumi con una rabbia disperata al limite dell’autolesionismo, lanci di bottiglie contro la polizia, vetrine infrante, accenni di barricate, negozi sfasciati. Silenzio assordante, rumori di cose che si spaccano, nuvole di lacrimogeni e adrenalina che sale quando poliziotti e carabinieri si innervosiscono e sembrano davvero intenzionati a fare sul serio.
La confusione è tanta, ci sono stati fermi ma non è chiaro quanti, si dice una decina di ragazzi. Ci sarebbero undici feriti tra gli agenti.
Lo spettacolo è desolante, sembrano immagini di un film girato in un altro paese, e ne sono stati già fatti di ragionamenti sulla rabbia cieca di chi si limita a spaccare tutto per cercare di resistere in qualche modo in un contesto dove è facile sentirsi tagliati fuori. A vent’anni soprattutto.
Sono delinquenti? Può darsi, poi si sfilano l’impermeabile col cappuccio — per terra ce ne sono decine — e hanno facce da ragazzini qualunque. Sono violenti? Sicuramente, violenti che si accaniscono sulle cose e non sulle persone. Lo scontro con la polizia è solo mimato, virtuale come un videogioco: viste le forze in campo gli incappucciati non potrebbero neppure pensare di avvicinarsi. La loro violenza è anche stupida e vigliacca. Un’auto inutilmente spaccata, mica tutte Ferrari, significa una persona colpita alle spalle e con l’aggravante della casualità. Anche i “black bloc” hanno una macchina parcheggiata da qualche parte.
A proposito. Qualche commentatore poco razionale, non l’editorialista di Libero o de il Giornale, a caldo ha detto che la polizia ha lasciato fare e che dovrà rispondere della gestione della piazza.
Molto semplicemente, invece, la polizia ha agito con grande freddezza e intelligenza.