La Turandot alla Scala, per Expo 2015
La Turandot di Puccini è stata rappresentata ieri alla Scala di Milano, in occasione della giornata inaugurale di Expo 2015: c'erano Renzi, Pisapia e Napolitano
Il primo maggio – giornata d’inaugurazione di Expo 2015 e delle violenze nel centro di Milano – è stato anche il giorno della Turandot alla Scala di Milano, un evento organizzato appositamente per Expo. Turandot è un’opera in 3 atti e 5 quadri ideata dal compositore Giacomo Puccini, e poi terminata da Franco Alfano (la Turandot di ieri è però stata rappresentata con un finale diverso, scritto nel 2001 da Luciano Berio). La Turandot è stata rappresentata per la prima volta il 25 aprile 1926, proprio alla Scala di Milano. La rappresentazione di ieri – la prima per il nuovo direttore principale del teatro, Riccardo Chally – è stata molto apprezzata dal pubblico, che ha applaudito per 11 minuti il regista Nikolaus Lehnhoff, il soprano Maria Agresta, il tenore Aleksandrs Antonenko e gli altri interpreti. Ad assistere alla Turandot c’erano anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, insieme alla moglie Agnese, il ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini, il Commissario unico di Expo Giuseppe Sala, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, e il Presidente emerito della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano insieme alla moglie Clio.
La Turandot, famosa per il “Nessun Dorma” del suo terzo atto, è un’opera ambientata in Cina, a Pechino, in un lontano e non meglio definito “tempo delle favole”: Turandot è infatti la figlia dell’imperatore cinese, che l’imperatore vuole vedere sposata. Turandot, su pressione del padre, accetta di sposarsi, ma solo con chi riuscirà a rispondere a tre indovinelli da lei proposti. Chi fallisce verrà ucciso. Calef, principe tartaro spodestato, decide di sottoporsi ai tre indovinelli, risolvendoli tutti: deve comunque superare la ritrosia di Turandot, che credeva nessuno sarebbe mai stato in grado di risolvere i suoi indovinelli. Seguono tante e complesse vicende – complicate anche dall’incompiutezza dell’opera e dai diversi autori del suo finale – che portano però a un ultimo appassionato bacio tra Calef e Turandot.