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  • Mercoledì 29 aprile 2015

Ed Miliband si è fatto intervistare da Russell Brand

Cioè uno dei più popolari comici britannici, una specie di attivista populista e "anticasta": il capo del Labour se l'è cavata bene

L’attore e comico inglese Russell Brand ha pubblicato su YouTube un’attesa intervista che ha fatto a Ed Miliband, il candidato leader dei laburisti alle elezioni del 7 maggio. L’intervista, che dura 15 minuti, è stata registrata lunedì sera ma se n’è parlato così tanto sui giornali e sui social media che è l’uscita è stata anticipata a oggi, anziché nel weekend com’era probabilmente previsto. Le ragioni di questa attesa non dipendono da Miliband ma da Brand, che negli ultimi anni si è costruito un personaggio da attivista e rivoluzionario di estrema sinistra, diventando il principale portavoce nel Regno Unito di idee populiste, “anticasta” e “antipolitica”.

Brand ha 39 anni ed è diventato famoso per aver condotto programmi radiofonici e televisivi – come gli MTV Music Awards del 2009 –, per i film leggeri e trash dove interpreta la rock star Aldous Snow (Non mi scaricare e In viaggio con una rock star), per il matrimonio di un anno con Katy Perry, per l’abuso di droga e la vita sregolata. Dal 2009 ha iniziato una specie di carriera da attivista, finendo per collaborare con la rivista New Statesman e con il Guardian. Nel 2013 è diventata famosa una sua intervista con il giornalista Jeremy Paxman, in cui ha detto di non aver mai votato a causa della sua «assoluta indifferenza e stanchezza per le bugie, i trucchetti e gli inganni della classe politica» (Paxman lo ha recentemente definito un idiota per le sue idee astensioniste). In quell’occasione Brand disse che la gente doveva ribaltare completamente il sistema per ottenere una massiccia redistribuzione della ricchezza.

Ha ribadito le sue convinzioni nel libro Revolution, uscito nel 2014 e definito dalla maggior parte dei critici come un’accozzaglia di fantasticherie sconclusionate e inconcludenti. Nel frattempo ha lanciato anche The Trews, un canale YouTube di satira politica che Brand presenta così: «Vi do io le notizie così non dovete spendere soldi nei giornali, che vi fanno pagare il privilegio di tenere la vostra coscienza imprigionata in una scatolina di ignoranza e bugie». Ha infine iniziato a lavorare a un documentario sulla disuguaglianza economica in Regno Unito.

Nell’intervista Miliband se l’è cavata piuttosto bene: è riuscito a non apparire troppo ingessato o a disagio e non si è fatto umiliare da Brand, famoso per essere piuttosto provocatorio e per ridicolizzare le persone serie. Brand anzi è apparso entusiasta alle risposte di Miliband, dicendogli più volte di essere d’accordo con lui: il discorso conclusivo che ha fatto dopo l’intervista sembra quasi un endorsement per il Labour. Miliband ha puntato ad apparire affidabile e concreto, rispondendo con pacatezza ai toni più esaltati di Brand. I due hanno affrontato da subito il problema dell’astensionismo: Brand ha detto che le persone comuni come lui non votano perché sentono che il loro voto significa meno di quello dei ricchi e potenti. Miliband ha detto invece che votare è l’unico modo per cambiare le cose, dai diritti dei lavoratori a quelli dei gay, e spiegato che il progresso avviene quando le persone chiedono il cambiamento e la politica risponde, anche se non perfettamente. Il tema del cambiamento è stato affrontato a lungo nell’intervista; Miliband ha detto che non prometterà di ribaltare le cose, per prima cosa perché non è quello che le persone vogliono davvero e poi perché non gli crederebbero: «penso che le persone vogliano che il paese sia governato in modo diverso, vogliono sentire che è governato di nuovo per loro». Miliband ha anche insistito molto sull’idea che le cose si possono cambiare, ma che ci vuole impegno e fatica.

La notizia di un incontro tra Miliband e Brand era uscita lunedì sera, quando Miliband era stato fotografato mentre usciva dalla casa londinese dell’attore. Martedì lo staff di Miliband ha confermato che c’era stata l’intervista – su richiesta di Brand – e mercoledì mattina Brand ne ha pubblicato un estratto di pochi minuti, che è stato guardato più di 250 mila volte in poche ore. Sempre mercoledì la notizia dell’intervista era sulla prima pagina di molti giornali, che la presentavano in toni per lo più critici. Da parte di Miliband è stato un tentativo di parlare – e convincere – ai molti fan di Brand: 9,5 milioni di followers su Twitter, 3,3 milioni di fan su Facebook e 1,1 milioni di iscritti a The Trews. Si tratta soprattutto di giovani, tradizionalmente più portati a votare laburisti che conservatori. A giudicare dai molti commenti positivi lasciati all’estratto e all’intervista, Miliband potrebbe aver fatto la scelta giusta: il suo coraggio nell’affrontare Brand e la sua disponibilità a riconoscerlo come un interlocutore sono state infatti molte apprezzate.

 

David Cameron ha invece scelto la strada opposta: gli è stato chiesto se accetterà a sua volta un’intervista con Brand e ha risposto, piuttosto accalorato, che Brand è divertente ma che «come sapete la politica, la vita, le elezioni, i lavori e l’economia non sono una barzelletta. Russell Brand è una barzelletta. Ed Miliband che incontra Russell Brand è una barzelletta. Non fa ridere, non c’entra niente con l’elezione». Miliband ha colto subito la palla al balzo e lo ha accusato di «essere totalmente scollegato da quello che sta succedendo nel nostro paese».