La storia di un letto disfatto
Lenzuola accartocciate, polaroid di una storia finita, bottiglie vuote e mozziconi di sigaretta: "My bed", l'opera d'arte di Tracey Emin, torna alla Tate Britain dopo 15 anni
Il 30 marzo la galleria d’arte moderna e contemporanea internazionale di Londra, la Tate Britain, ha esposto di nuovo dopo 15 anni una delle opere più discusse degli anni Novanta, l’installazione di un letto disfatto: My Bed di Tracey Emin.
Tracey Emin è un’artista inglese che nel 1997 prese attivamente parte al movimento dei “Brit Artists“, un gruppo di giovani artisti inglesi interessati soprattutto alle arti visive. «Nel 1998 mi lasciai con il mio compagno e trascorsi quattro giorni a letto, a dormire, in uno stato di semi incoscienza. Quando mi svegliai, mi alzai e vidi tutto il caos che si era ammassato dentro e fuori le lenzuola», racconta Tracey Emin nel video che accompagna la presentazione dell’opera sul sito della Tate Britain. My bed è l’installazione composta da quel letto e da tutti gli oggetti che, nel 1998, rappresentavano la vita di Tracey Emin e la fine della sua relazione sentimentale: vestiti appallottolati tra le lenzuola, biancheria intima sporca, bottiglie di vodka vuote, preservativi usati, una confezione di pillole anticoncezionali, mozziconi di sigaretta e vecchie polaroid.
L’installazione fu esposta per la prima volta alla Galleria Sagacho di Tokyo nel 1998: la versione originale comprendeva anche una serie di elementi che vennero poi eliminati, come una bara su cui era stato posizionato il letto e un cappio che pendeva dal soffitto. L’opera creò scalpore e attirò moltissimi visitatori quando l’anno seguente fu esposta per la prima volta alla Tate Britain per concorrere al Turner Prize (il premio di arte contemporanea istituito dalla Tate e rivolto agli artisti inglesi che hanno meno di 50 anni). Nel 2000 venne poi venduta per 150.000 sterline (circa 190.000 euro) a Charles Saatchi, magnate della pubblicità e collezionista d’arte, che la posizionò nella sala da pranzo della sua casa di Belgravia, a Londra.
A giugno del 2014 My bed è stata messa in vendita nuovamente dalla casa d’aste Christie’s, la più grande al mondo. Il valore fissato per l’apertura dell’asta era di 650.000 sterline (circa 900.000 euro) ma nel giro di pochi minuti l’opera è stata venduta a 2,5 milioni di sterline (3,5 milioni di euro) al conte e collezionista d’arte tedesco Christian Duerckheim. Secondo Duerckheim My bed, oltre a essere l’opera più rappresentativa della Brit Art, è «una metafora della vita, del luogo in cui iniziano le sofferenze e muoiono le logiche». Duerckheim ha accettato di prestare l’opera alla Tate Britain per dieci anni in modo da poter soddisfare il desiderio di Tracey Emin, che ha sempre pensato che la Tate fosse il luogo naturale dell’installazione.
Il modo in cui la Tate espone oggi My bed è completamente diverso rispetto a quello di 15 anni fa. Nel 1999 l’opera era considerata pioniera di un nuovo stile, di cui oggi è diventata icona al punto da essere considerata un pezzo della storia dell’arte inglese contemporanea: è infatti esposta nel padiglione BP Displays, quello interamente dedicato all’arte britannica. La stessa Tracey Emin, che ha oggi 51 anni, racconta che My bed non rappresenta più la sua vita, e spiega che l’opera deve essere guardata come un pezzo di storia, come l’istantanea di un tempo passato. «Gli oggetti che circondano il letto non hanno più nulla a che vedere con la mia vita: le pillole anticoncezionali e i profilattici non li uso più, perché ormai sono in menopausa, e la cintura non mi va più bene perché sono ingrassata. Ognuno di quegli oggetti è diventato un pezzo di storia, ci ricorda che il tempo passa e che tutto quanto cambia. Voglio che le persone reagiscano alla mia opera. Non è una semplice installazione, è un’esperienza vera e propria».
Per aumentare la potenza di questa esperienza Tracey Emin ha scelto di esporre My bed insieme a due dipinti di Francis Bacon che lei stessa ha selezionato dalla collezione della Tate Britain: Study of a Dog del 1952 e Reclining Woman del 1961. L’obiettivo è inserire lo spettatore all’interno di un dialogo tra due artisti che, seppur in modo differente, hanno lavorato sull’intensità e sulla dinamicità della vita.
Nella foto: My Bed di Tracey Emin alla Tate Britain di Londra e il dipinto di Francis Bacon, Reclining Woman Lauren Hurley/PA Wire