La foto di Elián González, 15 anni fa
La storia del bambino cubano conteso al centro di una delle fotografie più famose degli ultimi vent'anni
Il 22 aprile del 2000 fu scattata una delle fotografie più famose degli ultimi vent’anni. Alan Diaz di Associated Press scattò una foto che mostrava l’intervento armato degli agenti federali americani a Miami, in Florida, per restituire il bambino cubano Elián González al padre. L’anno successivo la foto vinse il Premio Pulitzer.
La storia di Elián González era iniziata sei mesi prima con un viaggio in mare. Elián González è nato a Cuba nel 1993. Il 21 novembre 1999 Elizabeth Brotons, sua madre, era partita con lui e altre 12 persone su una piccola imbarcazione per scappare da Cuba verso la Florida, e in particolare verso Miami. La scelta di dirigersi verso Miami non fu casuale, ma legata a ragioni storiche precise. A partire dalla rivoluzione cubana (il periodo compreso tra il 1953 e il 1959, segnato dall’ascesa al potere di Fidel Castro) le tensioni tra Cuba e Stati Uniti si inasprirono sempre di più: nel 1962 gli Stati Uniti imposero a Cuba un embargo commerciale, economico e finanziario, destinato a durare fino al 2014. Molti cubani anticastristi abbandonarono Cuba per Miami, il punto più semplice da raggiungere: oggi a Miami esiste una grande comunità di esuli cubani che è il prodotto di quel fenomeno di immigrazione iniziato nel 1953.
La barca su cui viaggiavano Elián González ed Elizabeth Brotons aveva un guasto al motore e affondò, causando la morte di 11 passeggeri su 14. Il bambino e altri due passeggeri riuscirono a sopravvivere in acqua per due giorni. Il 25 novembre 1999 due pescatori li trovarono, li salvarono e consegnarono il bambino alla Guardia costiera degli Stati Uniti. Il servizio immigrazione degli Stati Uniti affidò Elián González ai parenti paterni del bambino che erano già residenti in Florida: in particolare il bambino venne affidato alla figlia di Lázaro González (il prozio del bambino), Marisleysis González.
Il padre di Elia, Juan Miguel González, cugino di Marisleysis e nipote di Lázaro, chiese subito che il bambino facesse ritorno a Cuba, sostenendo che la madre l’aveva portato via senza chiedere il suo permesso. Iniziò così una questione legale e familiare che in breve tempo si trasformò in una lotta politica internazionale tra gli Stati Uniti e Cuba, mentre la storia di Elián diventava famosa in mezzo mondo e veniva seguita dai principali mezzi di informazione. Le due nonne del bambino volarono dall’Avana agli Stati Uniti per cercare di riportare indietro Elián. Si mossero membri del Congresso americano e si espresse sul caso anche il ministro degli Esteri spagnolo (dicendo che il diritto internazionale imponeva il ritorno a Cuba del bambino).
Il prozio Lázaro González e la figlia chiesero agli Stati Uniti di concedere il diritto d’asilo a Elián González, e al padre del bambino di lasciare Cuba e trasferirsi anche lui a Miami: gli offrirono una macchina e una casa a patto che lui abbandonasse la causa legale intrapresa. Juan Miguel González rifiutò l’offerta e tra gennaio e febbraio del 2000 scrisse diverse lettere aperte, indirizzate al governo degli Stati Uniti, per chiedere il rientro del figlio a Cuba.
Gli Stati Uniti respinsero la richiesta di asilo dello zio di Elián e il procuratore generale Janet Reno fissò il 13 aprile 2000 come data limite per il rientro del bambino a Cuba; poco dopo il sindaco di Miami, Alex Penelas, un americano di origine cubana, giurò pubblicamente che non avrebbe fatto nulla per aiutare l’amministrazione americana e le autorità federali a portare via Elián.
I parenti paterni opposero resistenza alla decisione del governo e non accettarono di lasciare andare il bambino. Si avviò così una settimana di trattative: il governo tentò di proporre diverse soluzioni al prozio del bambino, Lázaro González, ma lui non le accettò. Il 20 aprile 2000 il governo chiese alle autorità federali di intervenire direttamente e portare via il bambino. La mattina di sabato 22 aprile otto agenti federali si presentarono alla porta della casa di Lázaro González e si identificarono. Nessuno rispose e gli agenti, armati, fecero irruzione per portare via il bambino. Nella confusione di quella mattina Alan Diaz riuscì a entrare in casa e a scattare la foto che gli sarebbe poi valsa il Pulitzer.
A distanza di poche ore dal raid degli agenti federali Elián venne riconsegnato al padre, che nel frattempo era arrivato a Miami, ma rimase negli Stati Uniti fino a giugno 2000 per attendere che il ricorso per la richiesta di asilo degli zii venisse nuovamente respinto. La Corte Suprema americana respinse il ricorso sostenendo che Elián era troppo piccolo per avanzare attivamente e spontaneamente la richiesta. Il 28 giugno 2000 Elián González e il padre fecero ritorno a Cuba.
Oggi Elián ha ventidue anni e vive a Cárdenas, una cittadina portuale nel nordovest di Cuba, in una villa isolata, insieme a suo padre e alla sua matrigna. Frequenta una scuola per cadetti e vive sotto scorta.