L’Italicum agita tutti di nuovo
Dopo che il PD ha sostituito 10 deputati della minoranza in commissione, l'opposizione ha deciso di non partecipare ai lavori: il punto della situazione, per chi è rimasto indietro
Lunedì sera l’ufficio di presidenza del gruppo parlamentare del Partito Democratico alla Camera ha deciso di sostituire dieci membri della commissione Affari Costituzionali che si erano detti contrari alla legge elettorale Italicum, proposta e sostenuta dal segretario Matteo Renzi e dalla maggioranza del partito. I deputati sostituiti sono Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Gianni Cuperlo, Andrea Giorgis, Alfredo D’Attorre, Enzo Lattuca, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni. I nomi dei deputati che prenderanno il loro posto saranno annunciati martedì prima dell’inizio del voto sugli emendamenti all’Italicum, previsto per le 14.30.
Secondo i giornali di ieri, queste sostituzioni sono “ad hoc” e non definitive: valide solo per l’esame dell’Italicum, allo scopo di garantire che in commissione il PD mantenga la linea decisa dall’assemblea dei deputati e dalla direzione del partito (ma con l’uscita dall’aula dei membri della minoranza, in entrambi i casi, e con le dimissioni del capogruppo del PD alla Camera, Roberto Speranza). Dopo i lavori in commissione, la Camera inizierà a discutere la legge elettorale il 27 aprile: se dovesse essere approvata senza ulteriori modifiche, diventerà legge ed entrerà ufficialmente in vigore nel 2016. Qualora la commissione o l’aula dovessero approvare la legge modificandola, questa tornerebbe al Senato; qualora la commissione dovesse modificarla prima dell’arrivo in aula, il governo avrebbe difficoltà a porre la questione di fiducia, come diversi giornali scrivono voglia fare.
L’opposizione ha molto protestato per la decisione del PD. Sia Forza Italia che SEL, la Lega e il Movimento 5 Stelle hanno annunciato che rinunceranno a partecipare ai lavori in commissione, mentre Scelta Civica rimarrà a discutere i suoi cinque emendamenti. Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD, ha detto: «C’è molta strumentalità. La voglia di fare cagnara intorno a questo passaggio non credo sia un servizio al lavoro parlamentare né al paese». Stefano Fassina, della minoranza del PD, ha detto: «Non voterei la fiducia nemmeno se condividessi la legge al cento per cento. Sulla legge elettorale la fiducia è invotabile. Lo è per principio». Matteo Orfini, presidente del PD, ha detto: «Io penso che non servirà mettere la fiducia sulla legge elettorale, perché il PD saprà essere unito in aula, se il PD è unito non c’è bisogno della fiducia e io spero e credo che lo sarà. La minoranza ha un grande spazio in questo partito, molte delle loro idee sono state accolte. Sulla legge elettorale l’85 per cento delle proposte della minoranza sono diventate parte fondante della legge».
Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario del PD, ha scritto su Facebook:
Da anni diciamo che è una priorità cambiare la legge elettorale. Il PD ne ha discusso durante le primarie, in assemblea nazionale, in direzione, ai gruppi parlamentari, ovunque. La proposta – che è stata sempre votata a stragrande maggioranza – è stata approvata anche dal resto della maggioranza e dai senatori di Forza Italia. Fermarsi oggi significherebbe consegnare l’intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo.
Ma no, noi non siamo così.
È tempo di decidere, dunque. Perché ci hanno insegnato che quando si vota all’interno di una comunità si rispettano le decisioni
prese assieme. Chi grida oggi allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti in Commissione dovrebbe ricordare che questo è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici del rispetto della maggioranza: si chiama democrazia quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non quella in cui vincono i blocchi imposto dalle minoranze. Avanti, su tutto! Oggi in Consiglio dei Ministri via libera a tre decreti della delega fiscale a partire da quello sulla fatturazione elettronica. E poi Libro Bianco della Difesa al Quirinale, lavoro sul ddl scuola in Commissione dopo una lunga discussione coi parlamentari PD mentre procede al Senato la riforma della PA e cresce l’attesa per Expo. Può piacere o meno, ma dopo anni di immobilismo l’Italia si è rimessa a correre. E noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti, ma senza farci fermare da nessuno.
L’Italicum è stato già modificato due volte recependo alcune critiche della minoranza del PD – sono state parzialmente introdotte le preferenze, sono state abbassate le soglie di sbarramento, è stata alzata la soglia oltre la quale non è richiesto il ballottaggio – ma altre proposte non sono state accolte: i collegi plurinominali, le pluricandidature dei capilista, i capilista bloccati, l’impossibilità di creare coalizioni al primo turno, l’impossibilità di apparentamenti o collegamenti di lista al secondo turno.
La riforma della legge vale solo per la Camera, in vista delle riforme costituzionali che porteranno il Senato a non essere più direttamente elettivo: per avere il tempo di approvare quest’ultima riforma, nell’Italicum è stata inserita una clausola che ne prevede l’entrata in vigore dal primo luglio del 2016. L’Italicum è un sistema elettorale proporzionale (il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti) e il calcolo dei seggi sarà fatto su base nazionale, ma modificato fortemente da un premio di maggioranza:
• la lista che supera il 40 per cento dei voti ottiene un premio di maggioranza: raggiungendo in tutto 340 seggi, cioè il 55 per cento del totale.
• se nessuna lista supera il 40 per cento dei voti è previsto un secondo turno, cioè un ballottaggio tra le due liste che hanno ottenuto più voti. La lista che prende più voti dell’altra ottiene il premio di maggioranza. Fra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti o collegamenti di lista: competono le liste così come sono state presentate all’inizio.
• è prevista una soglia di sbarramento del 3 per cento per ottenere seggi alla Camera.
• saranno costituiti cento collegi che comprenderanno fino a 600mila persone. Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige saranno escluse dal sistema proporzionale: lì si voterà in nove collegi uninominali come già previsto dal precedente sistema elettorale.
• ci saranno le candidature multiple: i capilista – ma solo loro – potranno cioè essere inseriti nelle liste in più di un collegio, come già accadeva nel Porcellum, fino a un massimo di 10 collegi.
• ci saranno quindi cento capilista, scelti direttamente dai partiti. Prima sono eletti i capilista, poi – se avanzano posti – i candidati eletti con le preferenze. Dal secondo eletto in poi intervengono dunque le preferenze e ogni elettore o elettrice ne potrà esprimere due: obbligatoriamente un uomo e una donna pena la nullità della seconda preferenza. Tra i capilista, non più del 60 per cento sarà dello stesso sesso.