Gwyneth Paltrow ha provato a mangiare con 27 euro alla settimana
E ha mollato dopo quattro giorni, tra molte prese in giro: ma forse era quello che voleva
di Lindsey Bever – Washington Post
Dopo quattro giorni passati a vivere con gli stessi soldi di una persona povera, la celebre attrice Gwyneth Paltrow ha interrotto il suo tentativo – piuttosto deriso – di sopravvivere solo grazie ai buoni alimentari per una settimana. Dopo aver resistito quattro giorni, Paltrow ha ammesso di avere infranto la regola di comprare del cibo solamente coi buoni e si è procurata del pollo e della liquirizia.
L’attrice è stata molto presa in giro la settimana scorsa quando ha accettato la #FoodBankNYCChallenge, una sfida lanciata dal famoso chef Mario Batali. L’idea era sperimentare quanto sia difficile la condizione di una famiglia povera costretta a sopravvivere con i sussidi federali per l’alimentazione, meglio conosciuti come “buoni alimentari”. Quindi Paltrow si è data un budget di 29 dollari per una settimana (meno di 27 euro), cioè la cifra che mediamente viene assegnata a una persona che li riceve. Meno di una settimana dopo, l’attrice ha mollato.
Paltrow ha ammesso sul suo blog: «come sospettavo, ho resistito solo quattro giorni. La mia prospettiva è stata compromessa per sempre, dopo aver sperimentato quanto sia difficile ottenere pasti completi e nutrienti con quei soldi, anche solo per pochi giorni. Ed è una sfida che 47 milioni di americani affrontano ogni giorno, ogni settimana, ogni anno».
This is what $29 gets you at the grocery store—what families on SNAP (i.e. food stamps) have to live on for a week. pic.twitter.com/OZMPA3nxij
— Gwyneth Paltrow (@GwynethPaltrow) 9 Aprile 2015
Va detto che la lista della spesa di Paltrow era stata un po’ inconsueta, data la sfida in questione. È tornata a casa con una dozzina di uova, dei fagioli e del riso, e tutta una serie di frutta e verdura; inclusi sette lime.
Come ha scritto Max Ehrenfrund sul Washington Post:
La scelta di Paltrow di comprare fagioli, riso, mais e uova è stata buona, così come quella di acquistare patate dolci. Tuttavia gli acquisti di Paltrow non sono realistici per una persona che vive di buoni alimentari. Per cominciare, nel suo carrello della spesa non c’è della carne: forse crede che le famiglie povere siano vegetariane. E quando non sai se riceverai il tuo prossimo stipendio, è improbabile che ti metta a comprare sette lime.
A parte le uova e forse il mais, non c’è niente che dei bambini possano prepararsi da soli a casa mentre i loro genitori sono al lavoro, a meno che siano cuochi davvero precoci. Non ci sono barrette di formaggio da mangiare dopo che tornano da scuola, né zuppe in scatola o surgelati da preparare quando i loro genitori fanno tardi al lavoro e arrivano a casa esausti. In generale, non c’è niente che possa essere preparato in meno di mezz’ora. I fagioli devono essere immersi in acqua per mezza giornata, prima di essere cucinati. Anche l’insalata va lavata prima di essere mangiata – sempre nel caso in cui un negozio di alimentari la venda fresca, cosa piuttosto improbabile in molti quartieri urbani americani.
A destra, nella foto, lo scaffale di un negozio di alimentari per persone che vivono del buono alimentare
Secondo una giornalista del magazine online Frisky l’intera spesa di Paltrow avrebbe potuto fornirle circa 1.000 calorie al giorno (per una persona dell’età e della corporatura di Paltrow ne servono almeno 1.500 a meno di voler perdere peso, secondo un calcolo approssimativo del sito Authority Nutrition).
Nonostante le molte prese in giro, lo scopo della sua sfida probabilmente era proprio dimostrare che si trattava di una cosa impossibile. Per essere onesti, i buoni alimentari sono parte di un programma integrativo, cioè per persone che magari già lavorano. Paltrow ha detto che il suo scopo era attirare interesse e finanziamenti per la Food Bank for New York City, un’associazione che distribuisce cibo gratis a New York. E alla fine, la sua stessa sfida ha dato a Paltrow un’occasione per parlare di diseguaglianza di genere:
Sono davvero arrabbiata per il fatto che ancora non ci sia parità di genere sul posto di lavoro. Mi spiace farla facile, ma a un sacco di madri lavoratrici viene chiesto l’impossibile: nutrire la propria famiglia con un budget che può solamente fare arricchire le aziende che producono cibo di bassa qualità. Non sto dicendo che tutti dovremmo mangiare cibo biologico: ma chiunque dovrebbe avere accesso a del cibo fresco, “vero”. E se le donne fossero pagate in maniera equa, le famiglie avrebbero più possibilità di scelta fra gli scaffali di un supermercato, fra le altre cose.
© Washington Post 2015