La grossa esplosione a Sana’a
Un bombardamento dell'Arabia Saudita contro un deposito di armi nella capitale dello Yemen ha causato la morte di almeno 46 persone e il ferimento di altre 300
Lunedì 20 aprile c’è stata una grossa esplosione in un quartiere abitato della periferia di Sana’a, la capitale dello Yemen: almeno 46 persone sono morte e, secondo quanto riporta Al Jazeera citando fonti ospedaliere, più di 300 persone sono rimaste ferite. Decine di case sono state distrutte e diverse strade sono ingombre di detriti. L’esplosione principale è stata causata da un bombardamento aereo condotto dall’Arabia Saudita contro un deposito di armi e munizioni di un’unità dell’esercito yemenita che sta appoggiando i ribelli sciiti Houthi. I bombardamenti hanno provocato diverse esplosioni. Il capannone militare bombardato si trovava sul monte Faj Attan, nella parte occidentale della capitale e non lontano dal quartiere governativo dove si trovano il palazzo presidenziale e diverse ambasciate.
L’intervento in Yemen dell’Arabia Saudita a capo di una coalizione risale allo scorso 26 marzo e ha come principale obiettivo quello di frenare la rapida avanzata verso sud degli Houthi, che sono considerati come una forza militare manovrata dall’Iran, paese sciita tradizionalmente avversario dei sauditi in Medio Oriente. La situazione in Yemen è molto tesa da mesi, tanto da far parlare diversi analisti di “guerra civile”, nonostante ai gruppi ribelli locali si sia affiancato l’intervento di paesi esterni. Uno dei due schieramenti della guerra – quello oggi più forte – è formato dai ribelli Houthi e dalle forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh e dall’Iran. Gli Houthi sono un gruppo sciita zaydita, una setta molto particolare dello sciismo di cui fa parte circa il 35 per cento della popolazione musulmana yemenita.