Le elezioni in Regno Unito, fotografate
David Cameron che allatta un agnellino, Miliband più ingessato tra le bandiere di partito, e tutto il baraccone dello UKIP, nelle ultime e frenetiche tre settimane prima del voto
In Regno Unito mancano tre settimane alle elezioni parlamentari: si terranno il 7 maggio e gli elettori sceglieranno anche il primo ministro del paese per i prossimi cinque anni. Queste elezioni sono considerate straordinariamente incerte dagli esperti, con i due principali partiti – i Conservatori di David Cameron al governo e il Labour di Ed Miliband all’opposizione – dati alla pari nei sondaggi da svariate settimane: si aggirano tra il 32 e il 34 per cento, che corrispondono a circa 270 seggi (per avere la maggioranza assoluta e formare un governo ce ne vogliono 326). Il partito che otterrà la maggioranza relativa sarà quindi costretto a formare una coalizione con i partiti minori, tra cui quelli che li hanno indeboliti: lo SNP, il partito indipendentista scozzese che in Scozia sta sottraendo molti voti solitamente dati ai Laburisti; e lo UKIP, il partito xenofobo di destra guidato da Nigel Farage, dato al 14 per cento. I Liberaldemocratici di Nick Clegg, che nel 2010 avevano ottenuto il 23 per cento dei voti, sembrano sempre meno rilevanti: sono dati al 9 per cento, pari a circa 29 seggi.
Negli ultimi giorni la campagna elettorale è quindi entrata nel vivo, diventando sempre più frenetica: i leader di quasi tutti i partiti hanno presentato ufficialmente i loro programmi, circondati da folle di sostenitori e gruppetti di contestatori, e partecipato a eventi più o meno pittoreschi. In questo senso, il più agguerrito di tutti è il primo ministro David Cameron: lo abbiamo visto aggirarsi sul set della serie tv Game of Thrones a Belfast, dove ammirava affascinato una balestra; allattare un agnellino in una fattoria inglese; mangiare un hot dog – educatamente, con coltello e forchetta – durante un incontro con le famiglie; e testare un’automobile in una fabbrica di Vauxhall. Miliband ha scelto, per ora, un approccio più istituzionale e ingessato – o meno populista, direbbero altri: lo si vede soprattutto parlare in sale da congresso, circondato da bandiere e manifesti di partito, e concedersi più raramente una tazza di tè con gli altri candidati. E poi c’è tutto il baraccone di cose che ruotano attorno a Farage: oltre alle sue boccacce, scatole di pop corn con il simbolo del partito e attivisti con i calzini con la bandiera britannica.