Laurearsi conviene
Si trova lavoro più facilmente e con uno stipendio migliore, dicono i dati del consorzio AlmaLaurea: ma molto dipende dall'università dove ci si laurea
AlmaLaurea, il consorzio che raggruppa le principali università italiane, ha di recente pubblicato i dati della sua diciassettesima indagine sulla “condizione occupazionale dei laureati”, con informazioni e dettagli su quasi mezzo milione di laureati in 65 atenei italiani alle prese con la ricerca di un lavoro dopo il conseguimento del loro titolo di studio. Come spiega Rober Abravanel nella sua breve analisi dei dati sul Corriere della Sera di oggi, il tasso di occupazione dei neolaureati è superiore rispetto a quello dei neodiplomati e chi ha una laurea di solito rimedia un lavoro con stipendio più alto. Restano comunque differenze a seconda dell’università in cui ci si è laureati e difficoltà per trovare rapidamente un lavoro subito dopo la laurea.
I dati di Almalaurea indicano che dopo 5 anni più del 90 per cento dei laureati trova lavoro. È il rilancio del «pezzo di carta»? Non credo , perché dopo 5 anni sarebbe devastante se un laureato non trovasse lavoro. Ciò che conta è se lo trova entro un anno e, in questo caso, le indagini passate evidenziano percentuali ben più basse, tra 60 e 65 per cento. Eppure, come sostengo nel mio saggio uscito oggi La ricreazione è finita — scegliere la scuola trovare il lavoro , la laurea continua a convenire nonostante gli isterismi in un senso o nell’altro: questo tasso di occupazione, anche se non esaltante, è superiore a quello di un neodiplomato e i dati sugli stipendi indicano che, oltre a trovare lavoro più facilmente, i laureati guadagnano di più.
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Sempre sul Corriere, Antonella De Gregorio ha fatto un’analisi più approfondita dei dati forniti da AlmaLaurea con qualche confronto con l’estero: “su 100 giovani di età 25-34 anni, i laureati costituiscono solo il 22 per cento, la media europea a 21 Paesi è pari al 37 per cento, la media OCSE è pari al 39 per cento”.
Dal 2008 a oggi – sottolinea il Consorzio cui aderiscono 72 Università italiane dopo aver intervistato 490mila ragazzi a uno, tre e cinque anni dalla fine degli studi – la quota di neolaureati (25-34enni) che cerca impiego senza riuscirci è passata dal 9,5 al 17,7%: dati in costante peggioramento. Per la prima volta, però, si vede un segnale di ripresa: una (quasi impercettibile) contrazione del tasso di disoccupazione per i laureati del 2013, mezzo punto percentuale in meno rispetto a chi ha discusso la tesi nel 2012. Segnale positivo, si legge nell’analisi, soprattutto se letto insieme ai dati Eurostat relativi alla quota di occupati nelle professioni ad elevata specializzazione, passata dal 16,9% del 2012 al 17,4% del 2013 (anche se rimaniamo 7 punti sotto la media europea: 24,2%).