Perché le dita scrocchiano

E soprattutto: fa male? Un gruppo di ricercatori ha confermato i risultati di uno studio del 1947, messo in discussione da un'altra vecchia ricerca

Un gruppo di ricercatori guidato da Gregory N. Kawchuk della University of Alberta, Canada, ha forse trovato la risposta a una domanda che in molti non si fanno, fino a quando qualcuno non gliene parla una volta: perché quando sono premute in un certo modo le dita scrocchiano, producendo un rumore inconfondibile e per alcuni terrificante? Per quanto possa apparire banale, la questione è dibattuta da quasi settant’anni: una prima ricerca in tema fu pubblicata nel 1947 per poi essere messa in discussione una ventina di anni dopo da un nuovo studio, ora messo ulteriormente alla prova dal lavoro di Kawchuk e colleghi.

Gli studi precedenti
Nel 1947 due medici del St Thomas’s Hospital di Londra condussero una prima ricerca sullo scrocchio delle dita: legarono una corda alle dita di diversi volontari, tendendola fino a quando non era udibile il classico “crack”. Per capire che cosa accade all’interno delle articolazioni, i due ricercatori realizzarono radiografie nei vari momenti del loro esperimento. Scoprirono che in media era necessario applicare un peso di circa 7 chilogrammi alla corda per ottenere il “crack”, che avveniva quando il dito si separava di circa mezzo centimetro dalla nocca.

Dalle loro osservazioni, i due medici conclusero che lo scrocchio era causato dalla repentina separazione dell’articolazione: questa causava una riduzione della pressione nel liquido sinoviale (quello che nutre e lubrifica le giunzioni articolari) con la conseguente formazione di una bolla all’interno del fluido (cavitazione). I ricercatori scoprirono anche che in media dopo uno scrocchio sono necessari circa 20 minuti prima di poterne fare un altro.

Nel 1971 un gruppo di ricerca della Leeds University, sempre nel Regno Unito, mise in discussione lo studio del 1947 dopo avere ripetuto l’esperimento. Secondo i risultati ottenuti, lo scrocchio non era causato dalla formazione della bolla ma semmai della sua rapida esplosione poco dopo la sua formazione.

La nuova ricerca
La spiegazione di oltre trent’anni fa non convinse però tutti, lasciando aperto il tema a critiche e discussioni. Per questo motivo, di recente Kawchuk e colleghi hanno deciso di ripetere ancora una volta l’esperimento, usando però questa volta la risonanza magnetica come strumento diagnostico per vedere che cosa succede all’articolazione quando il dito si separa dalla nocca. Come volontario hanno scelto un loro conoscente molto abile nel farsi scrocchiare le dita, tanto da essere capace di farle suonare tutte e dieci, cosa che non riesce a tutti. Le sue dita sono state tirate all’interno di uno scanner per la risonanza magnetica e dal video si vede che lo scrocchio avviene quando si forma la bolla, come avevano già ipotizzato i due medici a Londra nel 1947.

I risultati della ricerca di Kawchuk sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PLOS ONE e hanno ricevuto commenti molto positivi da altri ricercatori, anche perché hanno reso visibile per la prima volta in modo chiaro ciò che accade alle dita quando vengono fatte scrocchiare. Secondo Kevin deWeber, un esperto di medicina sportiva di Vancouver, la ricerca dà anche altri indizi utili per smontare la leggenda metropolitana secondo cui scrocchiarsi le dita possa causare nel lungo termine particolari patologie, come alcune forme di artrite. Secondo deWeber, farle scrocchiare potrebbe essere invece positivo, perché permette di realizzare una sorta di massaggio alle cartilagini delle nocche.

La ricerca di Kawchuk e colleghi dà meno informazioni sul perché alcune persone non riescono a far scrocchiare le dita, ma è probabile che derivi dal semplice motivo che siamo tutti fatti diversamente, articolazioni della mano comprese. Non è nemmeno del tutto chiaro perché per alcuni la sola idea di sentire uno scrocchio dia così tanto fastidio, né perché altri dicano di provare una sensazione piacevole nel farlo.

foto: GENERAL PHYSICS LABORATORY