Il design del porno
I manifesti dei film americani per adulti degli anni Sessanta e Settanta erano molto lontani dallo squallore di certe bacheche delle edicole
Nel viluppo di tendenze, passi avanti e indietro, superamento di regole e creazione di nuove norme, che sono i nostri tempi e le loro consuetudini sociali, ci sono contraddizioni continue e andamenti zigzaganti. Prendete la pornografia, di cui da tempo diciamo che è ormai presente e disponibile con straordinaria facilità: e ricordiamo sorridendo quelle antiche conversazioni sulla “differenza tra porno ed erotismo” (della categoria “doccia o vasca?”), di fronte a queste distese di YouPorn. E intanto però non vi pare siano sparite quelle bacheche torbide di edicole, di certe edicole intorno alle quali da ragazzi ci si aggirava apposta? Stanno sparendo le edicole, direte voi. Ma forse, più in generale, più porno circola, più scompare un’estetica del porno, un linguaggio che lo collocava in certi contesti e in certi no. Che a volte era squallido, e così si definiva, e altre era un di più di attrazione. Ed è un’ulteriore contraddizione, riscoprire in questi tempi di coolness e design di ogni cosa, la ricerca e la qualità della comunicazione di certi film per adulti degli anni Sessanta e Settanta, i cui manifesti sono stati raccolti dal sito Juxtapoz. Erano molto belli, o forse ci influenza il carico del “vintage”? Però lo diciamo più disinvoltamente, in ogni caso: abbiamo fatto il giro.