È morto Günter Grass
Lo scrittore e poeta tedesco aveva 87 anni, nel 1999 era stato insignito del premio Nobel per la letteratura
È morto Günter Grass, uno dei più importanti scrittori tedeschi del Novecento: aveva 87 anni. La notizia è stata data dalla fondazione che porta il suo nome.
Nato nel 1927 a Danzica – che all’epoca era “Città libera”, mentre ora fa parte della Polonia – Grass esordì nel 1956 con la raccolta di poesie Die Vorzüge der Windhühner ma ottenne successo in tutto il mondo con il romanzo Die Blechtrommel (Il tamburo di latta), in cui è ripercorsa la storia della Germania nazista (seguirono, come parte di una trilogia ambientata a Danzica anche Gatto e Topo e Anni di cani). Fu insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1999 perché «era come se alla letteratura tedesca fosse stato concesso un nuovo inizio dopo decenni di distruzione di linguistica e morale». L’ultimo suo grande successo è stato, nel 2002, il libro Il passo del gambero in cui raccontava una delle più grandi tragedie della storia navale, quella del transatlantico Wilhelm Gustloff.
Durante la sua carriera, oltre alle poesie e ai romanzi, scrisse testi teatrali e saggi: tra questi ultimi è celebre Deutscher Lastenausgleich del 1990 tradotto in italiano come Discorso di un senza patria in cui ha preso posizione contro un affrettato processo di riunificazione fra le due Germanie.
Grass era sempre stato schierato politicamente a sinistra, a favore del Partito Socialdemocratico tedesco e in difesa dei diritti umani (partecipò attivamente alle campagne elettorali appoggiando Willy Brandt e fu iscritto al partito dal 1982 al 1992, lasciando poi in protesta contro la linea presa nei confronti degli stranieri). Anche per questo motivo, quando nel 2006 pubblicò Beim Häuten der Zwiebel (Sbucciando la cipolla), una sorta di autobiografia in cui confessò di aver militato come volontario in una divisione corazzata dell’esercito tedesco alla fine della Seconda guerra mondiale, provocò molto scalpore. La giustificazione che Grass addusse per quell’errore di gioventù fu che la partenza al fronte rappresentava l’unico modo di andarsene dalla famiglia. Lo spiegò in Dummer August (2007), raccolta di 41 poesie e 28 disegni e in diverse interviste: «Il motivo fu comune per quelli della mia generazione, un modo per girare l’angolo e voltare le spalle ai genitori».
Dopo la guerra e la prigionia (nel 1945 era infatti finito in un campo in Baviera insieme ad altri soldati tedeschi), Grass si iscrisse all’Accademia di belle arti di Düsseldorf e poi a quella di Berlino, di cui più tardi divenne anche presidente. Fu tra i rappresentanti del Gruppo 47, movimento che contribuì alla rinascita della Germania dopo il nazismo. Si sposò due volte, ebbe quattro figli e, per un periodo, visse anche in India.
Le sue ultime prese di posizione sono state contro una possibile aggressione di Israele all’Iran. Nel 2012 Grass pubblicò la poesia Ciò che va detto, sul quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung e in contemporanea su altri quotidiani europei, tra cui Repubblica, in cui criticava duramente la possibilità di un attacco israeliano contro l’Iran, affermando che la politica nucleare israeliana era un pericolo per tutti e che la produzione nucleare dei due paesi doveva essere messa sotto controllo dalla comunità internazionale.
Perché riesco a parlare solo adesso
da vecchio, con l’ultima goccia di inchiostro:
il potere nucleare di Israele è un rischio
per la nostra, già fragile, pace mondiale?
Dopo la poesia, il governo israeliano dichiarò Grass “persona non grata” e da più parti venne fatta la richiesta di ritirare il premio Nobel che gli era stato assegnato (invito che però l’Accademia svedese non accolse). Grass reagì paragonando Israele alla Ddr. Nel maggio del 2012, a circa due mesi dalla contestata poesia Ciò che va detto, Günter Grass scrisse un altro poema, di 24 versi, in cui criticava pesantemente l’Europa per l’atteggiamento che aveva nei confronti della Grecia, dove era nata la sua civiltà, disse Grass. Come la volta precedente, la poesia, che si intitolava Ignominia d’Europa, era stata pubblicata dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung e tradotta in Italia da Repubblica. I primi sei versi, eloquenti, recitavano così:
Prossima al caos, perché non all’altezza dei mercati,
lontana sei dalla Terra che a te prestò la cullaQuello che con l’anima hai cercato e consideravi tuo retaggio,
ora viene tolto di mezzo alla stregua di un rottame.Messo nudo alla gogna come debitore, soffre un Paese
al quale dover riconoscenza per te era luogo comune.