Hillary Clinton si candida, infine
È arrivato domenica con un video l'annuncio più atteso e meno sorprendente della politica statunitense
di Francesco Costa – @francescocosta
Hillary Clinton si candiderà alla presidenza degli Stati Uniti alle elezioni del 2016. L’annuncio era atteso da tempo – la sua candidatura era considerata scontata – ed è stato fatto dal suo consigliere John Podesta domenica pomeriggio, dopo essere stato anticipato due giorni prima. Poi è stato pubblicato online un video sulla candidatura. «Anch’io sono pronta per qualcosa», dice nel video Clinton dopo che diverse persone comuni hanno raccontato cose per cui sono pronte: «I’m running for president!».
Clinton pronuncerà un primo discorso in Iowa e ha annunciato un evento per il mese prossimo. Da mesi un comitato politico indipendente in sostegno alla candidatura di Hillary Clinton raccoglie fondi e assume collaboratori; di recente è stato affittato un grosso ufficio a Brooklyn, New York, che dovrebbe ospitare il quartier generale della campagna.
Hillary Clinton – Rodham è il suo cognome da nubile – ha 67 anni ed è uno dei più famosi e potenti politici statunitensi: moglie di Bill Clinton, presidente dal 1992 al 2000, secondo molti esperti e storici è a questo punto la persona più qualificata e meglio finanziata che si sia mai candidata alla presidenza degli Stati Uniti. È stata un’importante avvocato, first lady per due mandati (e una first lady politicamente molto attiva), senatrice eletta nello stato americano di New York, uno dei più importanti e popolosi: si era già candidata alla presidenza nel 2008 ma sorprendentemente perse alle primarie dei Democratici contro Barack Obama. Rispetto al 2008, Hillary Clinton può aggiungere al curriculum anche quattro anni da capo della diplomazia americana come segretario di Stato, scelta proprio da Obama. Se venisse eletta, Clinton sarebbe la prima donna presidente degli Stati Uniti e la seconda persona più anziana a diventare presidente degli Stati Uniti dopo Ronald Reagan.
Come già accaduto nel 2008, Hillary Clinton sembra oggi la candidata “inevitabile” per i Democratici: nessuno dei potenziali candidati ha un curriculum ricco come il suo, nessuno ha rapporti paragonabili ai suoi con l’establishment del partito e con i suoi finanziatori, né la sua notorietà nazionale e internazionale. Al contrario del 2008, inoltre, non c’è nessun Barack Obama all’orizzonte. Per candidarsi alla presidenza Hillary Clinton dovrà prima vincere le primarie del Partito Democratico, alle quali probabilmente non concorreranno avversari alla sua altezza: la sua popolarità e la sua influenza hanno portato gli altri possibili candidati con migliori chance a farsi da parte prima ancora di cominciare, secondo gran parte degli analisti, e l’unica sfidante che potrebbe darle qualche problema – la senatrice Elizabeth Warren – ha sempre detto di non avere intenzione di candidarsi.
Nonostante Hillary Clinton sia considerata nettamente la favorita per la vittoria delle primarie dei Democratici, secondo i sondaggi il gradimento generale nei suoi confronti da parte dell’elettorato statunitense non è altissimo: è sceso da mesi sotto il 50 per cento ed è molto lontano dagli ottimi livelli che aveva raggiunto durante gli anni da segretario di Stato. I punti di forza della sua candidatura sono la sua grande competenza e affidabilità, ma questa esperienza ha un prezzo: secondo molti analisti sarà difficile convincere gli elettori che qualcuno che gode di grande visibilità e ricopre importanti incarichi dall’inizio degli anni Novanta, per giunta già moglie di un presidente degli Stati Uniti, sia la persona giusta per guidare il paese verso il 2020.
Inoltre, va avanti da qualche settimana un piccolo caso che riguarda la sua decisione di usare un indirizzo email privato durante il suo mandato da segretario di Stato e consegnare agli archivi di Stato solo una selezione di email relative a quegli anni (lei dice di aver cancellato solo le email che riguardavano questioni personali), mentre i Repubblicani la criticano da anni per la gestione dell’attentato contro il consolato statunitense a Bengasi del 2012. L’ala più di sinistra del Partito Democratico, infine, sostiene che Hillary Clinton abbia posizioni eccessivamente moderate e centriste sui temi economici: che sia vicina alle società finanziarie di Wall Street e che tra le sue priorità non ci sia la lotta alle diseguaglianze economiche.
Anche i Repubblicani si stanno preparando alle primarie, che inizieranno per entrambi i partiti in Iowa il 18 gennaio e proseguiranno poi nel New Hampshire il 26 gennaio. Finora tra i Repubblicani si sono candidati ufficialmente i senatori Ted Cruz e Rand Paul, mentre Jeb Bush – fratello dell’ex presidente George W. Bush e figlio dell’ex presidente George W. H. Bush – ha detto di stare “esplorando attivamente la possibilità di candidarsi”; altri due probabili candidati Repubblicani, il senatore della Florida Marco Rubio e il governatore del Wisconsin, Scott Walker, dovrebbero annunciare ufficialmente le loro intenzioni a breve. Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti si terranno l’8 novembre del 2016.
foto: Hillary Clinton a New York il 16 marzo 2015. (Yana Paskova/Getty Images)