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  • Domenica 12 aprile 2015

Perché in Giamaica ci sono i corridori più forti del mondo?

Sono state date diverse spiegazioni, come la genetica e l'alimentazione: per molti si tratta però di una questione culturale

(L-R) Jamaica's Nesta Carter, Jamaica's Kemar Bailey-Cole, Jamaica's Usain Bolt and US Justin Gatlin run during the 100 metres final at the 2013 IAAF World Championships at the Luzhniki stadium in Moscow on August 11, 2013. Bolt timed a season's best 9.77 seconds, with American Justin Gatlin claiming silver in 9.85sec and Nesta Carter, also of Jamaica, taking bronze in 9.95sec. 
 AFP PHOTO / ALEXANDER NEMENOV (Photo credit should read ALEXANDER NEMENOV/AFP/Getty Images)
(L-R) Jamaica's Nesta Carter, Jamaica's Kemar Bailey-Cole, Jamaica's Usain Bolt and US Justin Gatlin run during the 100 metres final at the 2013 IAAF World Championships at the Luzhniki stadium in Moscow on August 11, 2013. Bolt timed a season's best 9.77 seconds, with American Justin Gatlin claiming silver in 9.85sec and Nesta Carter, also of Jamaica, taking bronze in 9.95sec. AFP PHOTO / ALEXANDER NEMENOV (Photo credit should read ALEXANDER NEMENOV/AFP/Getty Images)

Michael Powell, giornalista del New York Times, è andato in Giamaica per intervistare Usain Bolt – considerato il più forte corridore velocista di sempre – e per capire come mai i corridori giamaicani riescano a ottenere dei risultati così buoni nelle gare veloci di atletica leggera. Nel corso degli anni sono state fatte diverse ipotesi sulla forza dei corridori giamaicani: si è parlato per esempio di una cultura sportiva molto sviluppata e sostenuta fin dai campionati nazionali giovanili, ma anche di un fattore genetico e di un particolare tipo di alimentazione che aiuterebbe gli atleti giamaicani a sviluppare certe qualità. Powell ha fatto partire il suo racconto dagli Inter-Secondary Schools Boys and Girls Championships, il campionato sportivo studentesco (noto come Champs) che si tiene ogni anno la settimana prima di Pasqua allo stadio centrale di Kingston, la capitale giamaicana. Durante la manifestazione, moltissimi giovani provenienti da diversi paesi e città della Giamaica competono tra loro, facendo registrare dei tempi notevoli, che a volte si avvicinano molto ai record delle categorie superiori.

I successi della Giamaica nell’atletica leggera, e in particolare nel settore della velocità, sono iniziati alle Olimpiadi di Londra del 1948 – le prime a cui partecipò la nazionale giamaicana – con la vittoria nei 400 metri del corridore Arthur Wint. Quello stesso anno un altro corridore giamaicano, Herb McKenley, arrivò secondo (quattro anni più tardi, alle Olimpiadi di Helsinki, McKenley avrebbe vinto la medaglia d’oro). Dal 1948 a oggi la Giamaica ha vinto 67 medaglie olimpiche, di cui 6 ori a Pechino 2008 e 4 ori a Londra 2012. Se si tenesse conto anche dei corridori di origine giamaicana che gareggiano per altre nazioni – per esempio quelli che sono andati ad allenarsi nei college statunitensi – i numeri sarebbero ancora più alti.

Il successo dei velocisti giamaicani è stato spiegato in diversi modi: c’è chi l’ha attribuito a fattori genetici, individuando nell’enzima convertitore dell’angiotensina (ACE) il gene responsabile di una grande velocità di corsa. Una particolare variante di questo enzima – conosciuta come “allele D” – garantisce una migliore capacità del cuore di pompare sangue con molto ossigeno ai muscoli: nelle persone africane l’allele D è generalmente più presente rispetto a quelle europee, ma nei giamaicani è ancora più elevato. Alcuni hanno ipotizzato che questa diffusione possa dipendere dal fatto che dei 10 milioni di africani – secondo le stime più prudenti – che furono deportati attraverso l’Oceano Atlantico, più di un milione morì nel tragitto: e quindi chi sopravviveva fino all’ultimo scalo dei Caraibi, la Giamaica, erano le persone fisicamente più resistenti (anche se questa tesi non sembra solidissima). Secondo altri scienziati l’influenza dell’alta presenza di alluminio nel suolo giamaicano – e in particolare di una regione dalla quale provengono molti campioni, tra cui Bolt – sulla dieta delle donne incinte provoca lo svilupparsi nei feti fino a tre mesi dell’attività di una variante di un altro gene, chiamato ACTN3, che causa una migliore capacità di contrazione dei muscoli.

Sulla velocità dei giamaicani ci sono molte altre teorie, tra cui quella che parla di un’alimentazione particolare, a base di banane verdi e patate dolci. Dennis Johnson, ex corridore che nel 1961 ha eguagliato per ben tre volte il record mondiale e che ha contribuito a fondare una delle prime scuole giamaicane per allenatori, non è d’accordo. Secondo Johnson, molto dipende dal fatto che in Giamaica ci sono i migliori allenatori e i migliori metodi di allenamento al mondo. Johnson crede anche che c’entrino le condizioni economiche in cui si trova la Giamaica: «Non è questione di tuberi magici: è un’isola povera, e se hai un paio di scarpe da ginnastica puoi gareggiare». Johnson ha anche detto che diventare corridore può sembrare uno dei pochi modi per venire fuori dalla povertà: «Ogni ragazzo che inizia a correre all’asilo crede che un giorno diventerà come Usain Bolt. Domineremo questo sport per i prossimi 50 anni».

Albert Francis della JAAA (Associazione Atleti Amatoriali Giamaicani) ha detto al Financial Times che il numero degli atleti giamaicani che emigra in altri paesi sta progressivamente diminuendo, perché da qualche tempo il governo giamaicano, i privati e gli sponsor hanno iniziato a investire sempre più soldi nelle strutture. Dal 2012 a oggi sono state costruite nuove piste sintetiche per gli allenamenti: a causa dell’enorme affluenza di pubblico ai Champs di quest’anno – a cui hanno partecipato 70mila persone, il doppio della capienza dello stadio – il presidente giamaicano ha proposto anche la costruzione di un nuovo stadio e l’introduzione di una nuova gestione regolamentata e professionale del campionato.

Nella foto: Da sinistra a destra: i giamaicani Nesta Carter, Kemar Bailey-Cole e Usain Bolt con Justin Gatlin alla finale dei 100 metri piani ai Campionati del Mondo di Atletica leggera a Mosca, l’11 agosto 2013 (ALEXANDER NEMENOV/AFP/Getty Images)