Storie dalla Kamchatka
Un giornalista del New York Times ha raccontato la remota penisola della Russia nota ai giocatori di Risiko, e la corsa di cani da slitta simile a Iditarod che si tiene ogni anno
Il 19 marzo si è conclusa in Alaska Iditarod, la corsa di slitte trainate da cani più famosa al mondo. Negli stessi giorni, al di là dello Stretto di Bering che separa l’America dall’Asia, stava cominciando Beringia, una gara simile in tutto e per tutto a Iditarod che si svolge ogni anno in Russia, nella penisola della Kamchatka. La Kamchatka è probabilmente più nota per essere una delle regioni del gioco Risiko!, ma è anche un posto reale: è una penisola grande come l’Italia ma abitata da appena 300 mila persone. Si trova nell’estremo oriente della Russia, è lunga più di 1.200 chilometri e larga 500 nel suo punto di massima estensione. Il giornalista del New York Times Neil MacFarquhar l’ha visitata, e ha raccontato qualcosa di Beringia e qualcosa dei problemi della regione, e del suo isolamento.
La Kamchatka, racconta MacFarquhar, è una regione bellissima: è formata da una grande vallata, intersecata da decine di fiumi, piena di geyser e circondata da una corona di più di 300 vulcani di cui 25 sono ancora attivi. I suoi fiumi sono così ricchi di salmone, racconta MacFarquhar, che «camminare sull’acqua non sembra così impossibile». Le sue foreste sono piene di orsi giganti, pecore delle Montagne Rocciose e falchi, e sulle coste ci sono moltissimi granchi giganti. Parte della sua bellezza deriva anche dal suo isolamento. Per arrivare a Mosca dalla Kamchatka serve un volo aereo di nove ore, il triplo del tempo necessario per arrivare in Alaska (ci sono alcuni voli aerei che compiono questa tratta, ma soltanto d’estate). I trecentomila abitanti sono tutti concentrati in tre città nel sud della penisola, mentre il resto dei paesi sono sparsi per la regione, spesso a giorni di viaggio l’uno dall’altro. Un sacerdote ortodosso che ha partecipato a Beringia ha raccontato che in uno di questi villaggi la gente non vedeva un prete da 50 anni e a decine gli hanno chiesto di essere battezzati.
Beringia venne inaugurata per la prima volta 25 anni fa. Il nome della gara deriva dal nome della massa di terra e ghiaccio che si ritiene un tempo collegasse la Kamchatka all’Alaska. L’idea stessa della gara è arrivata dall’Alaska. I creatori di Beringia volevano imitare in tutto e per tutto Iditarod, nella speranza di attrarre nella regione lo stesso tipo di turismo con cui sostenere l’economia locale (qui l’economia è in crisi da quando le basi militari sovietiche furono smantellate alla fine degli anni Ottanta). Sfortunatamente Beringia non è mai riuscita ad attirare molta attenzione, in parte per via degli ostacoli doganali, che rendono molto costoso far arrivare nella Kamchatka i cani da slitta. Il premio per il vincitore è altrettanto poco allettante per gli stranieri: un fuoristrada di fabbricazione russa.
Il video promozionale di Beringia 2014
Negli anni si è sviluppato un altro tipo di turismo, che non piace agli ambientalisti e a molti altri abitanti della Kamchatka. Il governo ha venduto decine di permessi di caccia e la popolazione di orsi è stata decimata dai turisti americani e da quelli che arrivano dalla Russia centrale. Anche i falchi della Kamchatka sono molto apprezzati dai bracconieri, che li catturano per venderli nei paesi del Golfo dove un esemplare appena nato può valere fino a 50 mila euro. Cacciatori e bracconieri non sono però i pericoli principali per l’ecosistema della zona. Con una popolazione in costante calo da vent’anni, il governo locale sta cercando in ogni modo di attirare investimenti e punta a incrementare il turismo dagli attuali 40 mila a 300 mila visitatori l’anno. Il settore del turismo stenta però a decollare, e il governo sta anche cercando di sfruttare le risorse naturali della penisola. Il sottosuolo della Kamchatka è ricco di oro, a largo delle sue coste ci sono giacimenti di gas e in molti ritengono che da qualche parte si possa trovare anche il petrolio. Due miniere d’oro sono già operative e si prevede l’apertura di altre dieci miniere nei prossimi anni, mentre ci sono già diverse piattaforme offshore per l’estrazione del gas.
Il direttore del WWF locale ha raccontato a MacFarquhar le sue preoccupazioni: «Il nostro territorio non è grande come l’Alaska. È tutto “compatto” e gli interessi delle varie industrie sono in conflitto. Chi avrebbe voglia di farsi un giro su una slitta o visitare i vulcani se si trovasse davanti un’enorme acciaieria con ciminiere fumanti?». Il governo locale ha promesso di cercare di bilanciare le necessità del turismo e la tutela della qualità della vita degli abitanti della Kamchatka con quelle dell’industria estrattiva, ma gli ambientalisti non si fidano e criticano la generosità con cui sono stati venduti i permessi di caccia. Alcuni dei progetti di sfruttamento più grossi, per la fortuna degli ambientalisti, sono già stati accantonati: difficilmente ci saranno massicci investimenti nell’estrazione degli idrocarburi fino a che il petrolio continuerà ad avere un prezzo così basso. Almeno per il momento, gli 800 chilometri di paesaggio incontaminato lungo i quali si svolge Beringia sembrano salvi.