Il Vaticano ha rifiutato un ambasciatore perché gay?
Laurent Stefanini è stato proposto dalla Francia a inizio anno, ma ancora non è arrivata risposta: e di solito significa un rifiuto
Lo scorso 5 gennaio il governo francese ha candidato come proprio ambasciatore per lo stato del Vaticano il 54enne Laurent Stefanini. Trascorsi oltre tre mesi, il Vaticano non ha ancora accettato la candidatura, passaggio necessario perché diventi effettiva. Normalmente la procedura di accettazione richiede circa tre o quattro settimane: i giornali francesi, ripresi poi da quelli italiani e internazionali, hanno cominciato a scrivere che il ritardo potrebbe essere interpretato come un rifiuto, dal momento che Stefanini è gay. Il Vaticano non ha ancora commentato le ipotesi della stampa.
Secondo una fonte vicina alla presidenza francese sentita dal quotidiano cattolico francese La Croix, il presidente Francois Hollande non ha alcuna intenzione di cambiare la candidatura. Il ministero degli Esteri francese ha detto di Stefanini: «È uno dei nostri migliori diplomatici. È per questo che lo abbiamo nominato. Stiamo aspettando una risposta». Già nel 2007 la Francia aveva proposto un ambasciatore gay al Vaticano, che però non aveva risposto in alcun modo: in quell’occasione la Francia aveva presentato una candidatura diversa. Secondo alcune fonti consultate dall’agenzia di stampa francese AFP, la nomina di Stefanini è però stata una scelta personale di Hollande e del suo governo. James Reynolds, corrispondente da Roma di BBC News, ha scritto che l’atteggiamento del Vaticano potrebbe anche non dipendere dall’orientamento sessuale di Stefanini, ma dalla decisione della Francia nel 2013 di legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Stefanini è cattolico praticante, non ha figli, non è sposato, e attualmente è capo del protocollo al ministero degli Esteri francese. Dal 2000 al 2005 è stato primo consigliere all’ambasciata francese in Vaticano, per poi essere nominato consigliere per gli affari religiosi al ministero degli Esteri e in seguito capo del protocollo all’Eliseo. Secondo La Croix, la candidatura di Stefanini è appoggiata dal cardinale Jean-Louis Tauran e dall’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois. Stefanini in passato si è anche occupato di temi legati all’ambiente, argomento sul quale è prevista verso l’inizio dell’estate un’enciclica di Papa Francesco, e al quale è dedicato il summit sul clima delle Nazioni Unite in programma a Parigi per dicembre. Il sito vaticanista della Stampa, Vaticaninsider, ha scritto che normalmente il Vaticano non accetta candidature di persone con situazioni matrimoniali non in regola con la dottrina cattolica, ma che nel caso di Stefanini – vista la sua fede, il suo curriculum e la sua “riservatezza”, qualità che gli viene attribuita da diversi giornali – la situazione è più complicata. Sempre secondo Vaticaninsider:
Lo scorso 5 febbraio Stefanini è stato invitato a un incontro con il nunzio apostolico a Parigi, l’arcivescovo Luigi Ventura, il quale gli ha chiesto in via ufficiosa, di fare un passo indietro, rinunciando lui stesso alla candidatura ad ambasciatore a motivo del suo orientamento sessuale. Il fatto che la richiesta sia stata avanzata direttamente alla persona durante un colloquio informale sta a indicare come il caso sia molto più delicato rispetto ad altri che si sono presentati nel recente passato, come quello del 2007, quando la Santa Sede non diede il gradimento al candidato ambasciatore francese Jean Loup Khun-Delforge, dichiaratamente omosessuale e convivente con il compagno. Stefanini ha risposto che non se la sentiva rinunciare di propria iniziativa, perché a designarlo era stato il governo francese.
Molti giornali hanno messo in relazione quello che è stato interpretato come un rifiuto implicito del Vaticano con quello che Papa Francesco ha detto in passato sui gay. Soprattutto con le parole da lui pronunciate nel luglio del 2013 sull’aereo dal Brasile all’Italia: «se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo?».
Foto: Laurent Stefanini all’Eliseo il 10 aprile 2015 (ALAIN JOCARD/AFP/Getty Images).