La Grecia vuole 278,7 miliardi dalla Germania
Per la prima volta la ragioneria di stato greca ha quantificato una cifra: ed è una gran cifra
Il viceministro delle Finanze greco, Dimistris Mardas, è intervenuto in Parlamento tornando sulla questione dei risarcimenti dovuti dalla Germania per l’occupazione nazista, dicendo che:
«In base ai nostri calcoli, il debito legato alle riparazioni di guerra della Germania è di 278,7 miliardi di euro, compresi 10,3 miliardi del cosiddetto “prestito forzato”».
Si tratta della prima volta che il governo greco quantifica i risarcimenti che pretende dalla Germania come riparazione per i danni causati nelle due guerre mondiali. I calcoli sono stati fatti dalla ragioneria generale dello stato e i 10,3 miliardi di euro citati dal viceministro fanno riferimento a un prestito obbligato preteso dalle forze di occupazione naziste. Per avere un termine di paragone: i miliardi che la comunità internazionale ha prestato alla Grecia in questi anni di crisi sono 172; i miliardi che gli Stati Uniti investono ogni anno in spese militari sono circa 580, quelli spesi dalla Cina sono 130.
Nel suo discorso programmatico al Parlamento di Atene, lo scorso 8 febbraio, il primo ministro della Grecia Alexis Tsipras aveva definito la richiesta delle riparazioni di guerra «un obbligo storico». Il 24 agosto del 1953 – dopo mesi di negoziati – la Germania e altri 21 paesi firmarono un trattato (il London Debt Agreement) in cui vennero prese due decisioni fondamentali per il futuro della Germania e che avevano a che fare con il debito che la Germania stessa aveva contratto durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, tra il 1919 e il 1945. La Germania era andata in bancarotta due volte nel corso del Novecento: nel 1923 e, di fatto, anche nel secondo dopoguerra.
La prima decisione riguardò il debito accumulato fino al 1933 (32 miliardi, pari cioè al 100 per cento del PIL del paese): si decise che sarebbe stato pagato a condizioni molto favorevoli, con interessi così bassi da determinare uno sconto che venne unanimemente fissato nella metà, circa, del totale dovuto. Il governo guidato da Konrad Adenauer ottenne quindi la cancellazione immediata di circa 16 miliardi e la restituzione in 30 anni degli altri 16. Tra i paesi che decisero di accettare la cancellazione c’erano l’Italia di De Gasperi e anche la Grecia, che aveva subito enormi danni durante i quattro anni di occupazione della Seconda guerra mondiale da parte delle truppe tedesche.
La seconda decisione riguardò le riparazioni dei danni causati dalla Germania nelle due guerre mondiali. Questi pagamenti vennero messi in relazione con la riunificazione tedesca e sostanzialmente rimandati a quel momento. Nel trattato firmato nel settembre del 1990 non si trova però traccia di questo argomento e i risarcimenti, invece di essere saldati come stabilito dagli accordi di Londra, sparirono completamente: fu il cancelliere Kohl a opporsi spiegando che una richiesta del genere non era sostenibile e che avrebbe portato a un terzo default della Germania. In cambio offrì il forte impegno economico tedesco nello sviluppo del progetto europeo.
A partire dagli anni Sessanta la Germania ha firmato accordi di compensazione volontari con alcuni paesi per i risarcimenti causati dal nazismo; nell’ottobre del 2010 ha finito di rimborsare esclusivamente i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell’ultima rata per un importo di 69,9 milioni di euro. Il governo di Atene insiste nella sua richiesta spiegando che non sono state ripagate le infrastrutture danneggiate, i risarcimenti per i crimini di guerra commessi dai nazisti e la restituzione del prestito forzoso. Lo scorso mese, il ministro della Giustizia del governo di Alexis Tsipras ha detto di essere pronto a dare esecuzione a una sentenza di 15 anni fa della Corte suprema che autorizza il sequestro di beni tedeschi in Grecia per ripagare le atrocità di guerra.