La questione della Grecia è ancora aperta
I soldi promessi dall'Eurogruppo non sono arrivati, così come le riforme promesse da Tsipras: la stampa internazionale dice che è una specie di "guerra di logoramento"
Il ministro dell’economia greco Yanis Varoufakis ha incontrato a Washington domenica 5 aprile la presidente del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, e al termine della riunione ha dichiarato che la Grecia verserà come previsto al FMI il 9 aprile i 450 milioni di euro richiesti come parte del piano di salvataggio del 2010. La notizia, ha commentato il Financial Times, ha alleviato «i timori di chi pensava che la Grecia sarebbe diventato il primo paese sviluppato della storia a non pagare i propri debiti nei confronti dell’istituzione». Varoufakis ha anche detto che il suo paese ha intenzione di rispettare «tutti i suoi obblighi nei confronti dei creditori, ad infinitum». Le trattative tra la Grecia e l’Unione Europea proseguono da mesi con grande difficoltà, mentre la Grecia stessa sta affrontando una situazione complicatissima.
La situazione della Grecia è piuttosto difficile: nonostante il nuovo primo ministro Alexis Tsipras sia stato eletto dietro la promessa di rinegoziare gli accordi presi con i creditori, che negli ultimi anni hanno prestato alla Grecia 172 miliardi di euro in cambio di riforme che risanassero un paese vicino alla bancarotta, il governo si è trovato a dover chiedere una nuova estensione del prestito. Da settimane Tsipras sta quindi cercando di trattare sulle riforme poste come vincolo, con l’obiettivo di ottenere misure di austerità più morbide per applicare il programma con cui è stato eletto. Da settimane Tsipras alterna dichiarazioni rassicuranti ad altre che lo sono meno, dicendo per esempio che in mancanza di liquidità il suo governo privilegerà i pagamenti sul fronte interno e sospenderà i pagamenti sul debito estero, o continuando a minacciare di confiscare i beni di proprietà della Germania se questa non verserà gli indennizzi stabiliti dalla Grecia a favore dei parenti delle vittime che hanno subito violenza dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
Lo scorso 24 febbraio l’Eurogruppo aveva approvato il prolungamento degli aiuti alla Grecia per altri quattro mesi. Il governo Tsipras si era impegnato per contro ad attuare una riforma del sistema delle imposte, a rivedere la spesa pubblica e il mercato del lavoro, mantenendo comunque la possibilità di intervenire per dare assistenza e sostegno economico ai più indigenti. La cifra stabilita per il nuovo prestito era di circa 7 miliardi di euro, di cui la Grecia ha un gran bisogno per continuare a pagare i suoi creditori, far funzionare lo Stato ed evitare la bancarotta. Per il momento l’erogazione dei 7,2 miliardi non è avvenuta, in quella che in molti descrivono come una “guerra di logoramento” che sta portando a una continua emorragia dei depositi bancari greci, a una paralisi dell’economia reale e alla disincentivazione di ogni nuovo investimento.
Il prossimo 24 aprile si svolgerà a Bruxelles una nuova riunione del cosiddetto Eurogruppo, che riunisce i ministri dell’Economia e delle Finanze dei paesi membri della zona euro. Varoufakis, intervistato dal quotidiano Naftemporiki, ha detto di voler raggiungere in quella sede un accordo preliminare con i creditori nella speranza (a fronte della presentazione di un nuovo piano di riforme) di sbloccare i restanti fondi legati al programma di salvataggio (quei 7,2 miliardi di euro). Il debito complessivo della Grecia è pari a 323 miliardi di euro: il 60 per cento di questi sono stati forniti dai paesi dell’eurozona attraverso i vari meccanismi per stabilizzare l’Unione Europea negli anni più difficili della crisi economica, mentre il 10 per cento circa è stato messo a disposizione dal Fondo Monetario Internazionale. La BCE ha partecipato con una quota del 6 per cento, il resto sono debiti contratti attraverso la vendita di altri titoli di stato a banche e ad altre istituzioni finanziarie. La maggior parte dei pagamenti del debito è concentrata fino a luglio. Da luglio in poi gli impegni della Grecia caleranno sensibilmente e Syriza potrà avere la libertà di gestire in modo più autonomo la sua politica economica. Ma lo sblocco dovrebbe arrivare in tempi brevi.
Intanto mercoledì 8 aprile Tsipras vedrà il presidente russo Vladimir Putin per discutere di esportazioni e importazioni di frutta, dopo il blocco avviato da Mosca in risposta alle sanzioni europee per il conflitto in Ucraina. Varoufakis ha però chiarito che la Grecia non chiederà assistenza finanziaria alla Russia, possibilità che circolava da tempo nel caso in cui le trattative con l’Unione Europea si fossero fatte troppo complicate; Putin cercherà di convincere Tsipras a votare contro il rinnovo delle sanzioni, che il primo ministro greco ha già criticato in passato.
Le dure trattative tra Grecia e Europa (con il conseguente ritardo nell’erogazione dei versamenti da entrambe le parti) avrebbero, secondo un’analisi che circola da qualche giorno sui principali giornali internazionali, un unico obiettivo: condurre una guerra di logoramento verso il governo di coalizione tra Syriza e Greci Indipendenti (finora sostenuto dall’opinione pubblica greca) e arrivare a una delegittimazione di fatto del governo di Tsipras.
Domenica 5 aprile il Financial Times ha pubblicato un articolo in cui sostiene che molti rappresentanti dell’Unione Europea, compresi alcuni ministri delle finanze, avrebbero suggerito «a margine dei colloqui ufficiali sul salvataggio» che solo la decisione di Alexis Tsipras «di scaricare l’ala più di sinistra del suo partito potrebbe rendere possibile un accordo sul salvataggio». Quello del Financial Times è un retroscena non confermato da fonti ufficiali, ma l’affidabilità della testata lo rende interessante da leggere e in qualche modo una notizia. L’idea descritta dal FT sarebbe formare una nuova coalizione con il tradizionale partito di centrosinistra Pasok e con il nuovo partito di centro sinistra To Potami, contro cui Syriza si è battuta nelle elezioni di gennaio. Entrambi questi partiti, a differenza dell’estrema sinistra, sarebbero più favorevoli al piano di salvataggio proposto dall’Unione Europea, e dunque un governo così formato porterebbe all’eliminazione delle maggiori resistenze verso le misure di austerità. Il FT riporta anche le parole di un funzionario europeo che avrebbe detto: «Tsipras deve decidere se vuole essere il primo ministro della Grecia o il leader di Syriza».