Il rapporto contro Rolling Stone
Un'indagine esterna ha confermato e aggravato le accuse sugli errori giornalistici di un discusso articolo sulla violenza sessuale all'Università della Virginia
di Paul Farhi e T. Rees Shapiro - Washington Post
Un’inchiesta durata mesi su un articolo infondato della rivista Rolling Stone a proposito di un presunto stupro di gruppo all’Università della Virginia, ha concluso che l’articolo rifletteva errori giornalistici praticamente sotto ogni profilo, dall’indagine alla scrittura alla verifica.
Nel rapporto di 12mila parole che suona come una specie di autopsia, un gruppo di tre persone della Columbia University’s Graduate School of Journalism ha definito l’articolo “la storia di un fallimento giornalistico che era evitabile… Il giornale ha messo da parte o ritenuto superflue le pratiche essenziali dell’indagine giornalistica” che avrebbero svelato i limiti della storia.
Rolling Stone, che aveva ordinato l’inchiesta – con cui ha collaborato – pubblicherà il rapporto, a mo’ di spiegazione di come l’articolo è stato creato. L’articolo è stato ritirato da Rolling Stone domenica sera, e il direttore Will Dana e l’autrice Sabrina Rubin Erdely hanno pubblicato entrambi delle scuse.
La stessa domenica sera il presidente dell’Università della Virginia Teresa Sullivan ha detto in una dichiarazione: «L’articolo di Rolling Stone “A rape on campus” non è servito a combattere la violenza sessuale, e ha danneggiato gli sforzi seri di affrontare questo problema. Il giornalismo irresponsabile ha danneggiato ingiustamente la reputazione di molte persone innocenti e dell’Università della Virginia. Rolling Stone ha accusato falsamente alcuni studenti di azioni infami e criminali, e ne ha raffigurati altri come indifferenti alle sofferenze di una loro compagna. La storia ha accusato i dipendenti dell’Università di manipolare e disprezzare le vittime di aggressioni sessuali. Queste false raffigurazioni aumentano la già presente riluttanza delle vittime a segnalare le proprie esperienze, per paura di essere ignorate o non credute».
L’articolo di Rolling Stone descriveva il violento stupro di gruppo subito da una studentessa identificata solo come Jackie durante una festa nel settembre 2012, attribuendolo a sette membri della confraternita Phi Kappa Psi all’Università della Virginia, mentre altre due persone guardavano. Erderly, l’autrice, è una collaboratrice della rivista.
La storia aveva generato proteste contro quella che l’articolo aveva descritto come una gestione indifferente delle accuse da parte dell’Università. E aveva portato l’università a sospendere tutte le funzioni delle confraternite, generando anche una estesa discussione sulla violenza sessuale nei campus universitari.
Ma l’articolo si era rapidamente rivelato poco solido dopo che alcuni giornalisti ne avevano cominciato a contestare i dettagli. Il Washington Post soprattutto aveva rivelato numerose contraddizioni e pratiche giornalistiche sbrigative nella lunga esposizione di Erdely.
L’indagine della Columbia University conferma sostanzialmente i primi dubbi e aggiunge nuovi dettagli sulla gestazione e sviluppo dell’articolo, grazie al contributo dei giornalisti della rivista che erano rimasti prevalentemente in silenzio dopo la rivelazione dei problemi dell’articolo.
Il rapporto cita diversi grossi fallimenti. Il principale riguarda Erdely, e il suo caporedattore: la fiducia quasi totale nel racconto di Jackie su quello che era successo la sera del 28 settembre 2012. Rolling Stone ha mancato di raccogliere prove a sostegno del racconto nelle testimonianze di altri – studenti, dirigenti dell’università, agenti di polizia – ma ha lo stesso pubblicato l’articolo.
In un’intervista Steve Coll – preside della Scuola di Giornalismo della Columbia University e uno degli autori del rapporto – ha detto di non aver trovato prove di disonestà nella confezione dell’articolo: nessun «fatto inventato, bugie coi colleghi, plagio, o simili, che sarebbero automaticamente motivi di licenziamento o gravi sanzioni. E certo, alcuni degli errori sono stati molto elementari. Ma era importante mostrarli: i giornalisti oggi lavorano sempre di più al di fuori dalle organizzazioni giornalistiche grandi e consapevoli. Per loro i dettagli di cosa significhi verificare i fatti o cercare testimonianze non sono sempre ovvi».
Il direttore di Rolling Stone, in un’email di scuse e presa d’atto dei risultati dell’indagine, ha aggiunto che Erderly continuerà a lavorare per la rivista. «Sabrina ha fatto un ottimo lavoro per noi nel corso degli anni e ci aspettiamo che continui».
Il mese scorso, il capo della polizia di Charlottesville ha annunciato che il suo ufficio non aveva saputo trovare conferme alle accuse di stupro di gruppo contenute nell’articolo.
© Washington Post 2015
(nella foto la conferenza stampa del 23 marzo della polizia di Charlottesville, AP Photo/Melody Robbins)