C’è uno studio promettente sui vaccini per il cancro
Una serie di vaccini "su misura" sono stati sperimentati in un test clinico su tre persone per indurre il loro sistema immunitario ad attaccare le cellule tumorali
Un gruppo di ricerca della Washington University School of Medicine di St Louis, Missouri, ha sperimentato con successo una serie di vaccini “personalizzati” per trattare alcuni tumori della pelle su tre pazienti. Come spiegano i ricercatori nel loro studio pubblicato su Science, i primi risultati sono stati incoraggianti, ma saranno necessari altri test e nuove sperimentazioni prima di ottenere una soluzione per fermare la riproduzione delle cellule tumorali nell’organismo sfruttando il sistema immunitario. Altre ricerche simili in passato non avevano portato a risultati altrettanto positivi, ma erano stati condotti nella maggior parte dei casi in laboratorio e quindi senza coinvolgere i pazienti.
Gerald Linette, tra i ricercatori che hanno guidato il test clinico, ha spiegato che la somministrazione dei vaccini ha innescato una reazione da parte del sistema immunitario di tre pazienti indirizzata verso le cellule tumorali. Linette ha però detto che per ora non è possibile dire se le condizioni mediche dei pazienti siano effettivamente migliorate dopo il trattamento: stanno comunque bene e non hanno sofferto di effetti collaterali legati alla vaccinazione.
Per creare i vaccini “personalizzati”, i ricercatori hanno messo a confronto le informazioni genetiche dei tumori dei pazienti con quelle di altre cellule sane del loro organismo. Hanno identificato differenze e grazie a queste hanno isolato alcuni neoantigeni (antigeni tumorali), proteine che sono tipiche delle cellule tumorali. Nella fase seguente, i ricercatori hanno elaborato diversi modelli al computer ed eseguito test di laboratorio per capire quali di questi neoantigeni potessero attivare nel modo più efficace una risposta immunitaria. La procedura è stata eseguita per ogni paziente e ha richiesto tre mesi di lavoro, ma secondo i ricercatori affinando la tecnica in futuro le analisi e la preparazione del vaccino su misura potranno essere realizzate in poche settimane.
Dopo avere selezionato grazie alle simulazioni sette neoantigeni per ogni paziente, i ricercatori li hanno inseriti all’interno di una serie di cellule dendritiche, che nel nostro organismo hanno il compito di catturare gli antigeni (cioè qualsiasi sostanza che stimola il sistema immunitario) e di processarli per presentarli poi ai linfociti, che in questo modo sanno della loro esistenza e avviano i processi per eliminarli, se necessario. Le cellule dendritiche contenenti i neoantigeni sono state poi infuse nei pazienti ed entro un mese è stata rilevata una risposta del sistema immunitario, che ha iniziato ad attaccare le cellule in cui erano presenti le mutazioni tumorali.
I tre pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione erano stati operati in precedenza per la rimozione dei loro tumori, in tutti e tre i casi alla pelle (melanoma). Nonostante la rimozione, il cancro si era diffuso ai loro linfonodi, cosa che rende probabile una recidiva con nuovi tumori. I ricercatori hanno invitato comunque alla prudenza perché è ancora troppo presto per dire con certezza che la terapia abbia funzionato, e soprattutto che possa avere un qualche effetto nel medio e nel lungo periodo.
I risultati ottenuti sono comunque importanti perché sono tra le prime dimostrazioni pratiche della possibilità di sfruttare il nostro stesso sistema immunitario per tenere sotto controllo, e forse un giorno curare, alcune tipologie di cancro. Secondo i ricercatori in futuro si potrebbero elaborare terapie per tenere sotto controllo tumori che portano a mutazioni sensibili all’interno delle cellule, come quelli ai polmoni, alla vescica e al colon.