La crisi europea gira attorno all’Italia, non alla Grecia, dice il Wall Street Journal
E per capire se qualcosa sta davvero cambiando bisogna tenere d'occhio cosa accadrà il 13 maggio
Riprendendo una tesi che ha solidi argomenti e che di recente è stata rilanciata anche dal Washington Post, un articolo del Wall Street Journal ha scritto ieri che il cuore della crisi europea non è la Grecia bensì l’Italia. “Forse la Grecia è il canarino nella miniera di carbone dell’eurozona. Ma l’Italia è l’elefante nella stanza”.
Il problema dell’Italia è che la crisi della sua economia precede la crisi globale. “Negli anni Ottanta”, scrive il Wall Street Journal, “la crescita annuale del PIL era del 2,1 per cento circa. È diventata l’1,4 per cento negli anni Novanta, lo 0,6 per cento nel primo decennio del nuovo secolo ed è in media -0,5 per cento ogni anno dal 2010”. Se la crisi della Grecia ha il problema di essere particolarmente acuta, e quindi di generare a momenti la plausibilità di ipotesi estreme come una nuova bancarotta o l’uscita dell’euro, quella italiana ha il problema di essere un fenomeno cronico: ed è un fenomeno cronico che riguarda la terza più grande economia dell’eurozona.
Il Wall Street Journal scrive che una serie di congiunture favorevoli – su tutte il quantitative easing della BCE, l’euro più debole e il calo del prezzo del petrolio – possono aiutare l’Italia a invertire questa tendenza, e una serie di indicatori positivi fanno ben sperare per il futuro. A questi si sono aggiunte le riforme del governo Renzi. “Gli sforzi del governo per migliorare il mercato del lavoro meritano fiducia: uno dei più grandi ostacoli alla crescita economica in questi anni è stata una cultura che frena l’espansione delle aziende e che iper-protegge i lavoratori a danno di chi cerca lavoro”. I dati però sono ancora negativi, perché la produzione industriale a gennaio è scesa e a febbraio è cresciuta ancora la disoccupazione.
Il punto, secondo il Wall Street Journal, è che il momento in cui deve avvenire la svolta è questo. La congiuntura favorevole, la ripresa dell’eurozona, qualche buona riforma: “se l’Italia non riesce a crescere adesso, allora quando?”. Per questo, conclude l’articolo, la data importante da tenere d’occhio è quella del prossimo 13 maggio, quando l’ISTAT diffonderà i nuovi dati sulla crescita trimestrale del PIL. “Il 13 maggio l’Italia dovrà uscire ufficialmente dalla sua triennale recessione. Se non succederà, aspettatevi di sentire nuove domande riguardo l’euro e i problemi che provoca ai paesi che lo hanno adottato”.
foto: Matteo Renzi con Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo. (Wiktor Dabkowski/picture-alliance/dpa/AP Images)