L’accordo sul nucleare iraniano, spiegato
Cosa prevedono i parametri decisi ieri a Losanna, che sono stati definiti "inaspettati" e "storici" dalla stampa internazionale
Giovedì 2 aprile a Losanna, in Svizzera, è stato annunciato il raggiungimento di una specie di accordo politico – più precisamente una serie di parametri generali – sul nucleare iraniano tra i rappresentanti dell’Iran e quelli dei paesi del cosiddetto gruppo “5+1″, cioè i cinque che hanno il potere di veto al Consiglio di sicurezza dell’ONU (Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia, Cina) più la Germania. L’accordo, che è stato definito “buono” e “storico” da diversi giornali internazionali, non è definitivo: il piano finale con tutti i dettagli tecnici dovrà essere negoziato entro il 30 giugno. I parametri decisi a Losanna prevedono una significativa riduzione della capacità dell’Iran di arricchire l’uranio e la rimozione delle sanzioni internazionali imposte sull’economia iraniana (ma solo quelle relative allo sviluppo del nucleare, per le altre non è stata trovata una soluzione).
Cosa prevede l’accordo, in 6 punti
A Losanna sono stati stabiliti i”parametri di un piano di azione comprensivo congiunto riguardo il programma nucleare della Repubblica islamica dell’Iran” (JCPOA). Il dipartimento di stato americano ha pubblicato il testo del JCPOA, che tra le altre cose dice:
– L’Iran ha accettato di ridurre di circa due terzi il numero delle sue centrifughe: dalle 19mila attuali ne rimarranno 6.104, di cui solo 5.060 adibite ad arricchire l’uranio per i prossimi 10 anni (l’arricchimento dell’uranio è un passaggio necessario per la costruzione della bomba atomica).
– L’Iran ha accettato di non arricchire l’uranio al di là della soglia del 3,67 per cento per almeno 15 anni (semplificando molto: la soglia indicata per delimitare gli usi civili da quelli militari è del 5 per cento). Ha inoltre accettato di non costruire altre istallazioni adibite all’arricchimento dell’uranio per i prossimi 15 anni.
– L’Iran ha accettato di non arricchire l’uranio nella sua istallazione sotterranea a Fordow – che si trova vicino alla città di Qom e che è stata scoperta dell’intelligence occidentale pochi anni fa – per almeno 15 anni. La centrale di Fordow sarà convertita e usata come centro nucleare, fisico, tecnologico e di ricerca, esclusivamente per fini pacifici.
– L’Iran arricchirà l’uranio solo nella centrale di Natanz, nella provincia di Isfahan, usando esclusivamente le centrifughe IR-1 di prima generazione: quelle più sofisticate verranno rimosse oppure non usate per almeno 10 anni.
– L’Iran ha accettato di ricevere ispezioni regolari in tutte le sue centrali nucleari dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Le ispezioni riguarderanno anche le miniere di uranio e le yellowcake (scorte di uranio concentrato, sostanza che può essere usata nella preparazione di combustibili per i reattori nucleari). Inoltre il reattore di acqua pesante di Arak sarà ricostruito per non produrre plutonio sufficientemente puro da poter essere usato per usi militari.
– Le sanzioni imposte sull’Iran da Stati Uniti e Unione Europea saranno rimosse dopo che la IAEA avrà verificato che il governo iraniano ha preso tutte le misure necessarie per rispettare i parametri di Losanna. Nel caso di violazione dell’accordo, verranno reintrodotte. Non sono ancora chiari i tempi relativi alla sospensione delle sanzioni.
Ma perché si parla così tanto del nucleare?
I risultati dei colloqui di Losanna erano molto attesi, dato che la questione del nucleare iraniano è uno dei temi più complicati e longevi della diplomazia internazionale. In sintesi: i paesi occidentali, i loro alleati e Israele sostengono che l’Iran voglia sviluppare un’arma nucleare. Il governo iraniano ha sempre negato di avere avviato un programma nucleare militare, ma ha mantenuto nel corso degli anni un atteggiamento molto ambiguo, rifiutando per esempio i controlli degli ispettori internazionali nelle sue istallazioni. Anche se verrà finalizzato a giugno, l’accordo non garantisce (ovviamente) che l’Iran non si doterà mai di un’arma nucleare, ma renderà i suoi eventuali sforzi molto complicati e difficili da nascondere alla comunità internazionale.
L’ipotesi di un Iran dotato di una bomba atomica è stata osteggiata soprattutto dai due principali nemici del governo iraniano in Medio Oriente, che sono anche i due principali alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente: Israele, che ha adottato un atteggiamento molto aggressivo sul tema in particolare con il primo ministro conservatore Benjamin Netanyahu, e l’Arabia Saudita, che alcuni credono potrebbe cercare di dotarsi a sua volta di un’arma nucleare con l’aiuto del Pakistan. Le aspettative per i risultati dei colloqui di Losanna erano quindi piuttosto basse, anche a causa delle molte difficoltà dimostrate in passato dall’amministrazione Obama nel risolvere le crisi in Oriente (come per esempio in Siria). Per questa ragione l’accordo è stato descritto come “inaspettato” e “molto buono” dalla stampa internazionale ed è stato festeggiato fino a tarda serata anche a Teheran, la capitale dell’Iran.
Cosa si dice dell’accordo
Fred Kaplan, giornalista americano esperto di politica internazionale, ha scritto su Slate che i parametri stabiliti a Losanna sono stati «molti di più e molto più dettagliati e restrittivi di quanto chiunque si aspettasse». Secondo Kaplan, se l’Iran dovesse implementare interamente l’accordo non sarà in grado di costruire una bomba nucleare utilizzando l’arricchimento dell’uranio, o il riprocessamento del plutonio, per almeno 10 anni. Il New York Times ha pubblicato un editoriale firmato dall’Editorial Board – lo staff di editorialisti del giornale – intitolato “Un promettente accordo sul nucleare con l’Iran”. Nell’articolo si legge: «Aprendo un dialogo tra Iran e America, i negoziati hanno cominciato ad alleviare più di 30 anni di inimicizia. Nel lungo periodo, un accordo potrebbe rendere il Medio Oriente più sicuro e potrebbe far sì che l’Iran, il paese sciita più importante, si riunisca alla comunità internazionale». Il Washington Post ha pubblicato un editoriale al contrario molto critico verso l’accordo: visto che le istallazioni iraniane per arricchire l’uranio non verranno distrutte, dice il Washington Post, il governo iraniano potrà riprendere lo sviluppo del nucleare militare appena scaduti i termini previsti.
Le reazioni in Israele sono state diverse. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, messo al corrente dell’accordo da Obama, ha detto che i parametri di Losanna “potrebbero minacciare la sopravvivenza di Israele”. Netanyahu ha anche convocato per venerdì mattina una riunione dei ministri del suo governo, per decidere se e come reagire all’accordo. Il giornalista Barak Ravid ha scritto sul quotidiano israeliano Haaretz – considerato “liberal” e spesso su posizioni di sinistra – che l’accordo raggiunto «ha sorpreso tutti quelli che non si trovavano nelle stanze dell’hotel a Losanna a negoziare». Ravid ha scritto che «non è un brutto accordo, per niente», e ha aggiunto: «L’Iran ha forse raggiunto alcune vittorie in termini di narrativa. I suoi diritti, come sono percepiti, sono stati rispettati dalle potenze mondiali e l’Iran può dire che le sue centrali nucleari non saranno chiuse, che l’arricchimento dell’uranio continuerà e che le umilianti sanzioni verranno tolte. Ma le potenze mondiali hanno ottenuto dei risultati significativi riguardanti diverse questioni pratiche».