I dissidenti di Forza Italia, chi più chi meno
Guida, nome per nome, alle mobili posizioni dei più noti leader del partito rispetto alla sua crisi, alle ipotesi sul futuro, e a Silvio Berlusconi
Lo scorso 28 marzo, durante l’assemblea organizzativa di Forza Italia che si è tenuta a Milano e a cui hanno partecipato Silvio Berlusconi e i maggiori esponenti del partito, il capogruppo al Senato Paolo Romani ha detto:
«Non si dica che tutto va bene, perché oggi non va bene nulla. Siamo divisi e litigiosi, non raccontiamo cose credibili e i peggiori di noi vanno in tivù solo per dire stupidaggini»
È da tempo che in Forza Italia la situazione si è molto complicata: c’entrano la messa in discussione, che fino a poco tempo fa sembrava impensabile, del suo fondatore, c’entrano le diverse posizioni nei confronti del Partito Democratico e i rapporti con il suo segretario, Matteo Renzi (con cambiamenti prima e dopo la rottura del cosiddetto “patto del Nazareno”), ma anche le perplessità sugli alleati che servono a FI a livello nazionale e locale per tornare ad essere un partito di riferimento per il centro-destra. E c’entra che il partito è stato molto immobile per tanti anni ed è arrivato a una fase di declino, e su come intervenire ci sono pareri diversi.
Il risultato è che un partito che è stato a lungo un esempio eccezionale di compattezza e disciplina – e per contro di scarso confronto e dissenso – oggi è animato da continui conflitti e disordini interni, e da un inedito crescente distacco da Silvio Berlusconi. E ci vuole un po’ di orientamento tra le varie sfumature di posizioni prese dai più noti dirigenti del partito.
Raffaele Fitto
Eurodeputato di Forza Italia, ha da tempo difficili rapporti con Silvio Berlusconi e con altri componenti del partito ed è il più dichiarato e visibile leader dell’opposizione a Berlusconi: i giornali dicono che controlla ormai più di un terzo dei parlamentari, almeno una ventina di senatori e circa 35 deputati. Si è sempre detto contrario al cosiddetto “Patto del Nazareno” col PD, chiede le primarie di centrodestra e una linea di opposizione a Matteo Renzi più incisiva. Ed è l’unico ad aver messo in discussione chiaramente la leadership del fondatore Berlusconi.
In diverse interviste ha spiegato che Berlusconi «è a un bivio: o aiuta tutti noi a costruire un centrodestra della Terza Repubblica, oppure rischia di farsi rinchiudere in un bunker». Fitto ha anche avviato un’iniziativa in giro per l’Italia che si chiama “Ricostruttori” per promuovere le sue posizioni.
Sandro Bondi
Senatore, ex ministro dei Beni e delle Attività culturali, coordinatore del PdL e di Forza Italia, e storico alleato fedele di Berlusconi. Ma il 31 marzo ha lasciato il gruppo al Senato e ha aderito al gruppo misto. Lo scorso aprile, in una lettera, Bondi aveva criticato il centrodestra («privo di una strategia per il futuro») e Forza Italia «che ha fallito la rivoluzione liberale», rivolgendo parole di apprezzamento al premier Renzi che, secondo lui «rappresenta la prima vera cesura rispetto alla tradizione comunista». In realtà l’insofferenza di Bondi risale almeno al 2011 quando lasciò l’incarico di ministro a seguito del crollo di un muro negli scavi di Pompei e del conseguente voto di sfiducia.
Renato Brunetta
Capogruppo di Forza Italia alla Camera, è il principale esponente del suo partito ad aver dimostrato posizioni molto critiche nei confronti del Presidente del Consiglio Renzi, e quindi sull’accordo tra lui e Berlusconi. Prima della rottura del “patto del Nazareno” Brunetta aveva rilasciato un’intervista sul Corriere della Sera e una successiva al Gr1 – entrambe molto aggressive contro Renzi – da cui lo stesso leader di Forza Italia Silvio Berlusconi si era dissociato. Dopo la rottura dell’accordo tra Renzi e Berlusconi, Brunetta tiene una posizione indipendente ma leale con Berlusconi.
Denis Verdini
Senatore, già coordinatore del Popolo della Libertà, è considerato il principale fautore del cosiddetto “patto del Nazareno”: conosce Renzi da tempo per i comuni impegni politici a Firenze. Verdini ha guidato il gruppo di deputati di Forza Italia che alla Camera era contrario alla decisione di Berlusconi di non votare la riforma costituzionale decidendo alla fine di seguire la linea del partito «non per disciplina, ma per affetto e lealtà». Minacciando però che in futuro avrebbero potuto «dissentire dalla linea ufficiale». Verdini, che conta diversi sostenitori sia alla Camera che al Senato, denuncia la mancanza di democrazia interna al partito ipotizzando, anche se non in modo esplicito, una possibile futura scissione.
Altero Matteoli
Ex ministro e membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia, ha più volte invitato Silvio Berlusconi a posizioni meno severe nei confronti dei dissidenti interni e a cercare di trovare una linea più morbida per evitare una scissione all’interno del partito.
Daniela Santanché
Di profonda e nota fedeltà verso Berlusconi (dopo averlo a suo tempo invece attaccato e contestato da un altro partito) ha firmato la lettera scritta da una ventina di deputati di Forza Italia dopo la decisione di Silvio Berlusconi di non votare alla Camera il cosiddetto “ddl Boschi” sulle riforme costituzionali, un testo che Forza Italia aveva contribuito a scrivere e costruire prima della rottura del cosiddetto “patto del Nazareno”. In una recente intervista Santanché ha dichiarato. «È stato Berlusconi a convincere me e tutti noi che il patto del Nazareno era la cosa giusta da fare e che le riforme concordate con Renzi andavano votate senza battere ciglio. Per più di un anno, nonostante le mie tante perplessità, sono andata in giro a dire che queste riforme non erano certo il massimo ma comunque avrebbero consentito di superare il bicameralismo perfetto e di migliorare il nostro sistema istituzionale. Ora che faccio, mi rimangio tutto? Ora siamo di fronte a una scelta e io ragiono con la mia testa, non sono un burattino». Santanché riconosce da tempo «che in Forza Italia ci sono dei problemi» e che si dovrebbe aprire all’interno del partito «un dibattito franco».
Maurizio Bianconi
Considerato vicino a Denis Verdini ha dichiarato di non voler essere «suddito o sicario dentro e fuori la Camera per puro servilismo» nei confronti di Berlusconi. Le sue critiche nei confronti del fondatore di Forza Italia proseguono da tempo. Ospite di Agorà su RaiTre, nel novembre del 2014, aveva dichiarato che «Berlusconi è ormai andato».
Manuela Repetti
Imprenditrice eletta per la prima volta al Parlamento nel 2008 (alla Camera), rieletta nel 2013 (al Senato) e nota per essere la moglie di Sandro Bondi, ha lasciato con lui lo scorso 31 marzo il gruppo di Forza Italia iscrivendosi al gruppo misto. Circa un mese prima aveva scritto una lettera al Corriere della Sera per spiegare perché lasciava Forza Italia (dopo un colloquio con Berlusconi aveva cambiato idea, ma solo per qualche settimana). Nella lettera parlava della «guerra interna a Forza Italia per la successione», di una «rivoluzione liberale intrapresa solo in parte» a causa dei «condizionamenti degli alleati» e di una «classe dirigente che di fatto oggi controlla il partito» e in cui non si riconosce più. Poi c’era stato un colloquio e chiarimento con Berlusconi, durato poco.
Paolo Romani
Il capogruppo di Forza Italia al Senato è stato criticato da molti esponenti interni per le parole usate durante l’assemblea organizzativa del partito di sabato scorso a Milano. Lui si è difeso spiegando che voleva semplicemente contribuire «ad un dibattito interno al partito, necessario, ma soprattutto trasparente e costruttivo». Paolo Romani aveva anche criticato la decisione di Silvio Berlusconi di non votare alla Camera il cosiddetto “ddl Boschi” sulle riforme costituzionali, un testo che Romani aveva contribuito a scrivere e costruire. Diversi giornali scrivono che circola però l’ipotesi di una sua sostituzione con Anna Maria Bernini o Lucio Malan.
Gianfranco Rotondi
Gianfranco Rotondi ha dichiarato di recente che sarebbe pronto «a fare il candidato premier» per il centrodestra. L’ha detto rispondendo a Mariarosaria Rossi, senatrice e amministratrice di Forza Italia considerata molto vicina a Silvio Berlusconi, che ha fatto parlare di sé negli ultimi giorni per aver proposto un limite di tre mandati per i parlamentari del suo partito. Se la disposizione fosse attuata porterebbe all’incandidabilità, nella prossima tornata elettorale, di alcuni dei personaggi più conosciuti del partito e del centrodestra, Rotondi compreso, che in un’intervista a Repubblica ha dichiarato: «Sono stato un cofondatore del Pdl che poi altri hanno gestito. E si sono visti i risultati: quattro scissioni, la metà dei voti andati in fumo». Rotondi è contrario anche a una possibile alleanza alle regionali con Salvini e la Lega Nord.
Ignazio Abrignani
Ex capo della segreteria politica di Claudio Scajola, quando era ministro, è deputato per Forza Italia dal 2013 ed è considerato molto vicino alle posizioni di Denis Verdini, che ha condiviso a proposito per esempio delle riforme costituzionali.
Laura Ravetto
Sottosegretaria di Stato del Dipartimento per i Rapporti col Parlamento, eletta alla Camera nel 2013, non viene considerata una verdiniana ma ha firmato la lettera scritta da una ventina di deputati di Forza Italia, su indicazione di Verdini, dopo la decisione di Silvio Berlusconi di non votare alla Camera il cosiddetto “ddl Boschi” sulle riforme costituzionali.
Riccardo Villari
Unico parlamentare espulso nella storia del Partito Democratico per essersi rifiutato di dare le dimissioni da presidente della Commissione di Vigilanza Rai nel 2008, dopo essere passato per un breve periodo dal Movimento per l’autonomia (Mpa) dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, è entrato in Forza Italia, è senatore ed è vicino alle posizioni di Verdini.
Gianfranco Chiarelli
Lo scorso 24 marzo, Renato Brunetta aveva sostituito con effetto immediato Gianfranco Chiarelli come capogruppo in commissione Giustizia a Montecitorio. Chiarelli è vicino alle posizioni di Raffaele Fitto e, poche ore prima della sua sostituzione, durante la dichiarazione di voto sul progetto di legge sulla prescrizione, aveva criticato la dirigenza di Forza Italia, sostenendo che Giovanni Toti e Mariarosaria Rossi sono impegnati soltanto a «epurare e distruggere quanto fatto da Berlusconi».