Le due cose per cui è famoso Bismarck
Nacque 200 anni fa un uomo oggi conosciuto per la sua grande abilità nella diplomazia e per la bistecca con l'uovo: ma soprattutto per la prima
Il primo aprile di 200 anni fa a Schönhausen, un piccolo comune tedesco della Sassonia-Anhalt, nacque Otto von Bismarck, il primo cancelliere nella storia dell’Impero tedesco – impero che si formò nella seconda metà dell’Ottocento proprio grazie al suo contributo fondamentale. Bismarck è considerato dalla maggior parte degli storici come uno dei politici più abili nel campo della diplomazia, dove riuscì a mantenere rapporti di convenienza con buona parte degli stati europei proseguendo comunque nella sua attività di ingrandimento e di rafforzamento della Germania. Le sue doti sono state talvolta mitizzate e ingigantite, ma è indubbio che ebbe un ruolo fondamentale nella formazione geopolitica dell’Europa. Forse un po’ meno, però, nell’invenzione della ricetta per la bistecca che porta il suo nome.
Diplomazia
Già da ventenne Bismarck aveva mostrato di essere interessato alla diplomazia, quando lavorò per alcuni anni nell’amministrazione pubblica. Nel 1847 si fece notare durante gli Stati provinciali convocati dal re di Prussia Federico Guglielmo IV, che poco dopo avrebbe represso duramente i moti del 1848 sciogliendo il Parlamento radicale formato dai rivoluzionari. Alle nuove elezioni politiche Bismarck divenne per la prima volta parlamentare. Nel 1850 fu ripristinata la Confederazione germanica, la libera associazione degli stati tedeschi pattuita al Congresso di Vienna nel 1815 per ripristinare i confini dopo gli sconquassi della Rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche. Gli equilibri erano cambiati all’interno della Confederazione e la Prussia aveva dovuto accettare di essere di fatto subordinata all’Austria, che faceva parte della federazione.
Bismarck aveva sostenuto con convinzione la necessità di collaborare con l’Austria e per questo gli fu dato il compito di rappresentare gli interessi della Prussia nella confederazione. Era un incarico molto complicato, soprattutto per una persona che fino ad allora non si era occupata concretamente di diplomazia a quei livelli. Federico Guglielmo IV, che appoggiava le sue politiche, fu sostituito da suo fratello Guglielmo che lo allontanò per alcuni anni dandogli ruoli di minore importanza. Ci fu poi un progressivo riavvicinamento e nel 1862 Bismarck fu nominato primo ministro prussiano. Una delle prime cose che decise fu non partecipare a una importante riunione della Confederazione per riformare la Costituzione su iniziativa del governo austriaco: l’assenza della Prussia dimostrò l’irrilevanza dell’Austria nell’avviare azioni politiche.
La decisione di non partecipare è considerata da alcuni storici il primo importante successo diplomatico di Bismarck, che lo stesso sfruttò per risolvere la contesa su due ducati danesi tra il 1864 e il 1865, risolta dopo una breve guerra di Austria e Prussia contro la Danimarca, che rinunciò ai territori che furono poi oggetto di una diatriba tra governo prussiano e austriaco risolta salomonicamente con l’assegnazione di un ducato a testa. Bismarck li avrebbe voluti entrambi, ma non calcò la mano.
Verso l’unificazione
Bismarck stava comunque facendo di tutto per provocare l’Austria e sciogliere la Confederazione. Nell’aprile del 1866 ottenne un’importante alleanza con l’Italia, che aveva un problema: l’ingombrante presenza degli austriaci nel Veneto stava ostacolando i suoi piani di unificazione. L’Italia si impegnò a entrare in guerra contro l’Austria se questa fosse stata attaccata dalla Prussia, mentre la Prussia si impegnava a stringere una pace con l’Austria solo al momento in cui questa avesse ceduto il Veneto all’Italia. Dopo avere ottenuto dalla Francia la neutralità, l’Austria reagì chiedendo agli stati della Confederazione di mobilitarsi contro la Prussia. Bismarck a quel punto ne approfittò subito e dichiarò finita la Confederazione, inviando ultimatum a tutti gli altri stati tedeschi in modo che non accettassero le richieste di guerra dell’Austria. Iniziò la guerra, durò due settimane e si concluse con una dura sconfitta per gli austriaci.
Una guerra nel mezzo dell’Europa non piaceva a nessuno e Bismarck ne era consapevole: per questo concluse le operazioni militari in fretta per non indisporre troppo Francia e Russia e le loro rispettive aree di influenza. Sempre con la diplomazia, e forte della vittoria, ottenne dall’Austria di mantenere una Prussia autonoma a nord del fiume Meno, lasciando indipendenti gli stati meridionali della Confederazione. Questa mossa rafforzò la Prussia, con Bismarck che minacciò di far scoppiare una insurrezione nella Polonia russa se lo zar Alessandro II si fosse messo di mezzo; anche la Francia accettò chiedendo in cambio qualche garanzia sulle intenzioni del governo prussiano.
I successivi accordi stretti da Guglielmo I con l’Austria nel 1866 portarono al suo ritiro dalla Confederazione germanica e alla nascita della Confederazione Tedesca del Nord sotto la guida della Prussia. L’anno seguente Bismarck fece approvare la nuova Costituzione, che fu la base per il suo piano di rafforzamento interno della Confederazione da poco costituita: mentre approvava diverse riforme sul piano dello stato sociale, rimase in attesa del momento giusto per porre la questione degli stati meridionali ancora da annettere. Nel 1868 gli stati meridionali votarono contro l’unificazione e Bismarck comprese che era necessario trovare un appiglio esterno per smuovere le cose.
Germania unita
L’occasione si presentò nel 1870 quando il parlamento spagnolo offrì il trono a Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen, la stessa casata di Guglielmo I di Prussia; la Francia sarebbe rimasta pizzicata nel mezzo e chiese al re prussiano di approvare ufficialmente la rinuncia già annunciata da Leopoldo e di scusarsi per avere inizialmente appoggiato la sua eventuale accettazione. Guglielmo I si rifiutò e mandò un telegramma da Ems, dove si trovava, a Bismarck a Berlino, che ebbe pronta l’occasione per fare aumentare la tensione: rese pubblico il telegramma, tagliando le parti più concilianti e mettendo in evidenza il passaggio in cui il re prussiano comunicava all’ambasciatore francese che non si sarebbero rivisti perché non c’era più nulla da dirsi (ma il contesto, non reso pubblico, era più amichevole e cauto). Il governo francese cadde nella provocazione e temendo reazioni avverse da parte dell’opinione pubblica si preparò per la guerra contro la Prussia.
L’intera Germania, quindi anche gli stati meridionali, parteciparono alla guerra del 1870 contro la Francia, che divenne quindi un elemento unificante. Bismarck confidava che le cose potessero risolversi velocemente come era accaduto in precedenza contro la Prussia, ma invece andarono per le lunghe con l’esercito tedesco che continuò a guadagnare terreno a ovest spingendosi fino a Parigi. Visti i tempi lunghi e il costo della guerra, Bismarck si preoccupò di rinforzare l’alleanza con gli stati meridionali a vantaggio dell’unificazione: minacciò più o meno velatamente i principi in modo che non stringessero accordi di pace separati con la Francia, dicendo loro che se così fosse accaduto l’unificazione sarebbe avvenuta a discapito dei loro stati. Questa soluzione gli permise di mantenere stretti i rapporti con la Confederazione nell’ottica di unificare la Germania, alla Baviera – che era lo stato più importante – fece diverse concessioni per assicurarsi la sua partecipazione. Il 18 gennaio 1871 Guglielmo I fu proclamato imperatore della Germania e un mese dopo la guerra contro la Francia finì con la caduta di Parigi.
Cancelliere
Grazie alla guerra Bismarck era riuscito a unificare buona parte della Germania, di cui divenne cancelliere. Negli anni seguenti si dedicò a rafforzare l’unità nazionale e il suo peso politico a scapito del Parlamento. Con grandi difficoltà, e dopo averci provato più volte, nel 1879 ottenne l’approvazione di leggi anti-socialiste e nuove regole per il protezionismo, che gli permisero di tornare a occuparsi in modo più incisivo di politica estera.
Nel 1881 Bismarck ottenne quello che da molti storici viene ritenuto il suo più importante successo di politica estera. Convinse Austria e Russia a firmare un patto di neutralità con la Germania: i tre paesi si impegnavano a non attaccarsi nel caso in cui uno di loro fosse stato attaccato da un altro stato. Bismarck si assicurò in questo modo la pace a oriente, rendendo più gestibile la politica ancora turbolenta a occidente con la Francia che proseguì a fasi alterne. Il patto a tre fu sostituito nel 1887 da un nuovo accordo per tenere sotto controllo i rapporti sempre più tesi tra Austria e Russia: la Germania si impegnava ad attaccare la Russia solo se questa avesse attaccato l’Austria, mentre la Russia si impegnò a fare guerra alla Germania solo se questa avesse attaccato la Francia.
L’anno seguente divenne imperatore Guglielmo II: aveva appena 29 anni e Bismarck pensava di poterlo controllare facilmente, ma finì con uno scontro politico che durò un paio di anni. Nel 1890 Bismarck rassegnò le sue dimissioni da cancelliere e si ritirò in Pomerania, dove morì otto anni dopo.
Bistecca alla Bismarck
Non ci sono molte informazioni precise sulle origini della “bistecca alla Bismarck”, la fetta di carne che viene servita coperta da un uovo fritto. Pare che Bismarck fosse un grande amante delle carni rosse e che fosse altrettanto ghiotto di uova – secondo alcune voci ne mangiava una dozzina in un solo pasto – ma sono notizie che si mischiano probabilmente alla leggenda. Forse da questa sua particolare preferenza per le uova è derivato il nome “alla Bismarck” che viene di solito applicato a qualsiasi piatto che preveda la presenza di un uovo fritto sopra la pietanza. Il modo di dire è soprattutto diffuso in Italia e potrebbe avere avuto a che fare con uno dei banchetti organizzati in seguito alla fondazione della Triplice alleanza, il patto militare difensivo stipulato nel 1882 tra Germania, Austria e Regno d’Italia.