La Mongolia sta diventando un deserto
Oltre il 20 per cento del suo territorio lo è diventato negli ultimi 30 anni: le foto di Daesung Lee sono una specie di limbo tra prima e dopo
La vita nomade è stata fondamentale per la cultura tradizionale mongola nel corso della storia: ancora oggi i pastori sono circa un terzo della popolazione totale, mentre gli animali allevati sono oltre 25 milioni, la concentrazione di animali da allevamento più alta del pianeta. Questo stile di vita tradizionale oggi è minacciato dai cambiamenti climatici: secondo una ricerca realizzata dal governo mongolo circa 850 laghi e 2 mila fiumi si sono asciugati, e la perdita di acqua contribuisce alla rapida desertificazione della Mongolia. Circa il 23 per cento del suo territorio si è trasformato in deserto negli ultimi 30 anni.
Per il progetto Futuristic Archaeology il fotografo coreano Daesung Lee ha fotografato alcune delle grandi aree desertificate della Mongolia, ponendo all’interno di ogni scena un’altra immagine stampata su un grande cartellone ― in corrispondenza con l’orizzonte del paesaggio ― della stessa zona prima che iniziasse il processo di desertificazione. In alcuni casi viene fatto invece l’opposto.
Daesung Lee ha voluto realizzare dei veri e propri “diorami” (ambientazioni in scala ridotta) con l’idea che le persone fotografate possano rifugiarvisi “per poter sopravvivere in futuro”. In questo modo i paesaggi fotografati diventano una specie di limbo, qualcosa a metà tra la situazione attuale e un’ideale esposizione nel futuro di ciò che era una vecchia tradizione: mettendo a confronto una fotografia naturale con quella che assomiglia a un’immagine come quelle che vediamo esposte nelle mostre Daesung Lee cattura la precarietà della vita nomade. La serie completa e gli altri lavori di Daesung Lee si possono vedere sul suo sito.