In Francia ha stravinto il centrodestra
La coalizione guidata da Sarkozy ha vinto anche i ballottaggi delle elezioni dipartimentali francesi, il Front National di Le Pen non ha sfondato, i socialisti sono andati male
I risultati del secondo turno delle elezioni dipartimentali francesi – corrispondenti più o meno alle elezioni provinciali italiane – hanno confermato e “amplificato”, come scrive il quotidiano Le Monde, l’esito del primo turno, e cioè una netta vittoria del centrodestra formato dall’UMP, il partito dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, e dall’UDI, tanto che si parla di “grande onda blu” (il colore del’UMP). Il partito socialista al governo (PS) ha subito una netta sconfitta e l’estrema destra del Front National di Marine Le Pen ha ottenuto un buon successo, anche se non ha vinto in alcun dipartimento. Il primo ministro socialista Manuel Valls ha riconosciuto la vittoria «incontestabile» della destra attribuendo la sconfitta alle divisioni interne al suo partito.
I risultati
Il risultato finale delle elezioni mostra che su 101 dipartimenti, il centrodestra ne controlla ora 67, mentre prima erano 40; la sinistra, che governava in 61 dipartimenti, ha vinto solamente in 34. Il dato più significativo è che sono 28 i dipartimenti che sono passati da sinistra a destra e uno solo da destra a sinistra. Tra i primi ci sono Bouches-du-Rhône, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, a sinistra dal 1953, Corrèze, nel centro-sud, vecchia roccaforte di François Hollande, Essonne dove fu deputato l’attuale primo ministro Manuel Valls e Seine-Maritime dipartimento di origine del ministro degli Esteri Laurent Fabius. La sinistra ha vinto invece a Lozère, il dipartimento meno popolato della Francia, a sud, e storicamente governato dalla destra. Il partito di Marine Le Pen, nonostante fosse arrivato al secondo turno in molti collegi ai danni del Partito Socialista e avesse eletto al primo turno 4 coppie di candidati in altrettanti cantoni, non è riuscito a vincere in nessun dipartimento pur avendo aumentato notevolmente il numero dei consiglieri eletti.
Affluenza
In genere le elezioni dipartimentali in Francia non attirano molti elettori, perché le competenze dei Dipartimenti non sono molto numerose e sono poco conosciute dai francesi. Quest’anno però le elezioni sono state più importanti del solito e sono state considerate un test, soprattutto dopo i risultati delle europee e gli attentati di Parigi dello scorso gennaio. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, il tasso di astensione ha raggiunto il 50,01 per cento al secondo turno, di poco superiore rispetto al voto del primo turno di domenica 22 marzo (49.83), ma decisamente inferiore rispetto a quello delle elezioni locali del 2011, quando aveva raggiunto il 55,29 per cento. Gli analisti sostengono che l’aumento dell’interesse sia stato causato anche dalla diretta partecipazione nella campagna elettorale del primo ministro socialista Manuel Valls e di Nicolas Sarkozy.
Analisi del voto
Per la prima volta, i cittadini e le cittadine francesi hanno votato una coppia di candidati, obbligatoriamente formata un uomo e una donna: i consigli saranno quindi costituiti per il 50 per cento da membri di sesso maschile e per il 50 per cento da membri di sesso femminile (finora, nei dipartimenti, le donne costituivano solo il 14 per cento). Per evitare di raddoppiare le dimensioni delle assemblee, i confini dei vari cantoni erano stati ridisegnati e praticamente dimezzati.
I principali giornali francesi spiegano che sulla scena politica francese si è affermato il tripartitismo, poiché il Front National ha ottenuto un buon successo a livello locale, eleggendo diversi candidati, dopo quello delle elezioni europee dello scorso maggio (Marine Le Pen ha parlato di un «risultato eccezionale»). Dopo l’esito del voto, il primo ministro Valls ha detto: «I risultati molto alti, troppo alti, dell’estrema destra sono ora più che mai una sfida per tutti i repubblicani. E questo è il segno di un cambiamento durevole del nostro panorama politico, di cui ognuno di noi dovrà tenere conto». Il politologo Thomas Guénolé, contattato da France 24, ha confermato dicendo: «Ora ci sono chiaramente tre poli in Francia: uno di sinistra, progressista e con una frattura aperta al suo interno sul programma economico, uno di destra favorevole alla globalizzazione con una tensione sui principi di base e le questioni sociali, e il FN molto omogeneo, protezionista e reazionario».
Questa nuova situazione politica non è senza conseguenze. I risultati delle elezioni dipartimentali mostrano innanzitutto che quelli che erano i due principali partiti del paese, UMP e PS, saranno obbligati in futuro a unirsi con i rispettivi alleati se vogliono ottenere buoni risultati. Nicolas Sarkozy ha infatti dichiarato che «senza unità, niente sarà più possibile in futuro». La seconda cosa da tenere in considerazione è che una campagna elettorale condotta esclusivamente sulla paura dell’estrema destra non è più sufficiente. Questa strategia è stata adottata soprattutto dal PS che, scrive Le Figaro, «non solo non ha arginato l’avanzata del partito di Marine Le Pen, radicato a un livello senza precedenti, ma non ha nemmeno resuscitato il suo campo, crollato sotto i colpi dell’alleanza UMP-UDI».