In Nigeria si è votato anche domenica
La commissione elettorale ha deciso di prolungare il voto in alcune zone del paese, a causa delle lentezze del sistema per la registrazione e delle violenze di Boko Haram
Dopo un rinvio di sei settimane per ragioni di sicurezza, sabato 28 marzo si sono tenute le elezioni parlamentari e presidenziali in Nigeria. Ieri la commissione elettorale nigeriana ha deciso che in alcune zone del paese si voterà anche oggi, a causa soprattutto di problemi legati alla procedura elettronica di registrazione necessaria per votare (si tratta di una nuova tecnologia introdotta di recente per evitare i brogli). Lo stesso presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha avuto diverse difficoltà nella procedura di voto: tre macchine elettroniche appena acquistate non hanno riconosciuto le impronte digitali di Jonathan e di sua moglie.
In alcune zone della Nigeria ci sono stati anche episodi di violenza molto gravi: Associated Press ha scritto che Boko Haram, il gruppo estremista islamista che opera nel nord-est della Nigeria, ha ucciso 41 persone, tra cui un deputato. I miliziani di Boko Haram hanno anche minacciato centinaia di persone intimando loro di non andare a votare. Nello stato di Rivers tre persone, tra cui un soldato, sono state uccise da uomini armati. Nel sud-est del paese sono invece esplose due autobombe a un seggio elettorale, ma nessuno è rimasto ferito.
Le elezioni del 2015 sono state definite da diversi giornali internazionali “le più contese della storia del paese”. L’attuale presidente Goodluck Jonathan, leader del Partito Democratico Popolare (PDP) di orientamento conservatore, cerca un secondo mandato. Jonathan ha 57 anni, è cristiano e gode del consenso delle regioni più prospere del sud, che sono a maggioranza cristiana. Il suo principale avversario è l’ex generale Muhammadu Buhari, 72 anni, musulmano, membro del partito Congresso di Tutti i Progressisti (APC) e sostenuto dai quattro principali partiti attualmente all’opposizione.
Negli anni Ottanta Buhari era già stato per breve tempo parte di un governo militare. In passato il partito di Jonathan ha accusato Buhari di voler imporre «un’agenda islamica» alla Nigeria. Durante il suo breve governo, che fu rovesciato da un colpo di stato, Buhari si era distinto per un atteggiamento reazionario e violento: aveva imprigionato giornalisti, espulso migliaia di immigrati e condotto quella che lui stesso definì «una guerra contro l’indisciplina». Ora sembra però che una parte di elettorato guardi con fiducia ai metodi forti e sicuri di Buhari, soprattutto contro Boko Haram. Buhari raccoglie consensi soprattutto nel nord e nell’ovest del paese, dove è concentrata la popolazione musulmana.