Il disegno di legge sulla riforma della Rai
Lo ha approvato il governo, ora sarà discusso in parlamento: darà più poteri all'amministratore delegato, tra le altre cose
Il Consiglio dei ministri italiano ha approvato venerdì un disegno di legge che riforma i vertici della RAI. Il testo – che non è stato diffuso dal governo, come spesso accade in questi casi – dovrà ora essere approvato dal parlamento. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto che il DDL dovrà entrare in vigore entro luglio: Renzi ha aggiunto che il governo non intende riformare la RAI per decreto e che se il parlamento non riuscirà ad approvare il DDL entro il termine stabilito rimarrà in vigore l’attuale sistema.
La novità principale introdotta dal DDL – stando all’unico documento diffuso dal governo a riguardo: un comunicato stampa – è l’attribuzione di maggiori poteri alla figura dell’amministratore delegato (o AD, che oggi si chiama “direttore generale”). In particolare, l’amministratore delegato potrà approvare piani di investimento fino a 10 milioni di euro (a differenza dei 2,5 attuali) senza bisogno di consultare il consiglio d’amministrazione, e avrà più libertà nella nomina dei dirigenti e nella gestione dell’azienda. Nel comunicato stampa del governo si legge che l’AD sarà nominato dal consiglio di amministrazione (CDA) dove i consiglieri nominati dal parlamento continueranno a essere la maggioranza (nelle scorse settimane si era parlato di un AD o di un direttore generale direttamente nominati dal governo).
Il DDL dovrebbe modificare anche il numero e la composizione del CDA della RAI, i cui membri scenderanno da nove a sette. Quattro saranno nominati da Camera e Senato – due per ciascuna camera – due saranno nominati dal ministero dell’Economia e delle Finanze e uno sarà nominato dai dipendenti della RAI. Attualmente sette consiglieri vengono eletti dalla Commissione parlamentare di vigilanza, dove siedono membri sia del Senato che della Camera, mentre due vengono indicati dal ministero dell’Economia e delle Finanze, il maggiore azionista della RAI.
Il governo ha annunciato che intende riformare il canone, la tassa che attualmente finanzia la RAI con quasi due miliardi di euro l’anno, «entro un anno dall’entrata in vigore della legge». Non è chiaro cosa intenda fare il governo di preciso: Renzi ha detto di volerlo «abolire», ma ha anche aggiunto che sarà difficile e che probabilmente sarà «semplificato». Lo scorso novembre il governo aveva introdotto nella legge di stabilità una norma che inseriva il canone RAI nelle bollette elettriche, un provvedimento che aveva lo scopo di limitare l’evasione della tassa. Il governo ha poi ritirato la proposta per “problemi tecnici”.
Foto: Fabio Cimaglia / LaPresse