Il presidente dello Yemen è scappato (di nuovo)
Questa volta da Aden, a causa dell'avanzata dei ribelli sciiti Houthi: ora si rischia una "guerra per procura" tra Iran e Arabia Saudita
Il presidente dello Yemen, Abed Rabbo Mansour Hadi, ha lasciato Aden, città nel sud del paese, a causa della rapida avanzata dei ribelli sciiti Houthi che gli contendono il potere, dice Associated Press. La situazione in Yemen è molto caotica: il presidente Hadi, che ha il sostegno dei paesi occidentali, era già stato costretto a fuggire dalla capitale Sana’a dopo che la città era stata conquistata dai ribelli Houthi. Si era stabilito ad Aden, che aveva dichiarato “capitale provvisoria”. Hadi, scrive AP, è scappato da Aden perché gli Houthi hanno conquistato una base militare a circa 60 chilometri di distanza, usata da europei e americani per addestrare gli yemeniti a combattere contro al Qaida. Gli Houthi hanno anche annunciato alla televisione di stato che daranno una ricompensa a chiunque catturi il presidente.
Semplificando molto, si può dire che lo Yemen sia diviso in tre zone, controllate da tre poteri diversi. I territori del nord, fino a Sana’a, sono controllati dai ribelli sciiti Houthi, che molti sostengono siano appoggiati dall’Iran, paese anch’esso sciita. Alcune zone nel sud del paese sono controllate dai miliziani di al Qaida in Yemen (detto anche al Qaida nella Penisola Arabica, AQAP, il gruppo responsabile dell’attentato alla sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo). AQAP è un gruppo sunnita, come del resto tutte le altre divisioni di al Qaida, e si oppone sia ai ribelli Houthi sia al governo civile yemenita. Le zone a sud-ovest sono state finora sotto il controllo del presidente Hadi, ma sembra che i ribelli Houthi stiano avanzando rapidamente e siano in grado di conquistarle.
La situazione è diventata ancora più complicata la scorsa settimana, con gli attentati compiuti da un gruppo affiliato allo Stato Islamico (o ISIS) a Sana’a: alcuni attentatori suicidi si sono fatti esplodere in due moschee sciite, uccidendo circa 140 persone. L’ISIS in Yemen si oppone a tutti: al Qaida, il presidente Hadi e i ribelli Houthi (al Jazeera ha una mappa molto chiara che mostra chi controlla cosa e che si può vedere qui).
I ribelli Houthi avevano cominciato a conquistare nuovi territori lo scorso fine settimana, quando avevano preso il controllo di Taiz, la terza città più grande del paese. Secondo alcuni funzionari dell’esercito yemenita, scrive il Wall Street Journal, l’avanzata degli Houthi è stata resa possibile dall’appoggio che è stato garantito loro da Ali Abdullah Saleh, il predecessore di Hadi. Saleh è stato presidente dello Yemen per oltre vent’anni e anche dopo il suo allontanamento dal potere, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, è stato considerato da molti l’uomo più potente del paese.
Alcuni funzionari dell’amministrazione statunitense hanno detto che nel frattempo l’Arabia Saudita ha cominciato a spostare armi pesanti sul confine con lo Yemen. I sauditi, scrive il Guardian, potrebbero decidere di intervenire in Yemen per frenare l’avanzata dei ribelli Houthi e impedire loro di prendere il potere nel paese. L’Arabia Saudita, paese sunnita, vede gli Houthi come una seria e grave minaccia, perché sostiene che il gruppo sia sostenuto e finanziato dall’Iran, il suo grande avversario nella regione del Golfo Persico. Il governo americano ha definito la mobilitazione saudita sul confine con lo Yemen come “significativa”. In caso di intervento saudita in Yemen, la situazione potrebbe aggravarsi ancora di più: il rischio, scrive il Guardian, è che la lotta per il potere si trasformi in una cosiddetta “guerra per procura”, nella quale Iran e Arabia Saudita utilizzino ciascuno i gruppi alleati per aumentare l’influenza nello Yemen.
nella foto: alcuni miliziani che sostengono il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi ad Aden, in Yemen. (AP Photo/Yassir Hassan, FIle)