La crisi dell’auto in Russia
Nei primi mesi del 2015 le vendite di automobili sono diminuite di quasi un terzo: General Motors ha deciso di uscire dal mercato, altri hanno fermato la produzione e deciso licenziamenti
di Andrea Fiorello – @andreafiorello
La crisi economica in Russia – dovuta alle sanzioni occidentali, alla forte svalutazione del rublo e ai prezzi bassi del petrolio – sta avendo pesanti conseguenze anche sul mercato automobilistico interno, le cui vendite nei primi due mesi del 2015 sono diminuite del 32 per cento su base annua.
Dall’inizio del 2014 il rublo, la moneta russa, ha perso molto valore nei confronti di tutte le principali monete mondiali (-40 per cento rispetto al dollaro statunitense) e nei primi mesi del 2015 ha continuato a svalutarsi; questa circostanza incide negativamente su costi e profitti delle case automobilistiche, che negli ultimi mesi sono state costrette ad aumentare continuamente i prezzi dei propri modelli o a sospendere la produzione e le vendite in Russia per limitare le perdite. Secondo gli analisti di PricewaterhouseCoopers (PwC), tra settembre 2014 e gennaio 2015 i prezzi delle auto nuove sul mercato russo sono aumentati tra il 7 e il 56 per cento: a febbraio AvtoVAZ – il principale produttore di auto russo che costruisce i modelli a marchio Lada, la cui maggioranza è controllata dal gruppo Renault-Nissan – ha aumentato i suoi prezzi di una media del 4,8 per cento, dopo averli già alzati del 9 per cento a gennaio.
Nel 2014 in Russia sono state vendute 2,34 milioni di automobili, un dato inferiore del 10 per cento rispetto al 2013 ma che comunque ha reso quello russo il settimo mercato mondiale. PwC prevede per quest’anno una diminuzione tra il 25 e il 35 per cento, che porterà il totale delle vendite tra 1,52 e 1,75 milioni di unità; secondo gli analisti a perdere di meno saranno le auto prodotte in Russia (-10 per cento), seguite da quelle che vengono solo assemblate in Russia (-33 per cento) e infine da quelle importate dall’estero (-55 per cento). Per contrastare la caduta delle vendite, il governo russo ha annunciato che metterà a disposizione oltre 25 miliardi di rubli (circa 390 milioni di euro) in aiuti di stato per sconti su auto nuove e riduzioni dei tassi d’interesse di finanziamenti e leasing.
Fino al 2012 il mercato automobilistico russo è cresciuto ogni anno a doppia cifra e le case automobilistiche hanno investito miliardi di euro in nuovi stabilimenti; dopo aver raggiunto 2,93 milioni di unità nel 2012, però, le vendite in Russia hanno cominciato a calare e oggi le stesse case che hanno approfittato della forte crescita stanno cercando di limitare i danni.
A prendere la decisione più radicale è stata l’americana General Motors, che dalla metà del 2015 fermerà la produzione nel suo stabilimento di San Pietroburgo – dove impiega circa 1.600 dipendenti – e alla fine dell’anno smetterà di vendere in Russia i suoi modelli a marchio Opel. Nella fabbrica di San Pietroburgo General Motors non costruisce le sue auto “da zero”, ma assembla i modelli Opel Astra, Chevrolet Cruze, e quelli Cadillac ATS, CTS, Escalade e SRX a partire da kit che vengono preparati all’estero e poi importati in Russia, con pesanti perdite dovute al cambio sfavorevole.
Nei primi due mesi del 2015 le vendite di Opel sul mercato russo sono diminuite del 75 per cento a 32.936 unità, mentre quelle di Chevrolet del 71 per cento a 21.868: per questo General Motors ha deciso che nei prossimi anni limiterà la sua presenza in Russia a modelli importati direttamente dagli Stati Uniti d’America, come le sportive Corvette e Camaro, il SUV Chevrolet Tahoe o i modelli premium della Cadillac, che grazie ai prezzi alti garantiscono margini di guadagno più elevati. L’uscita dal mercato russo costerà a General Motors circa 550 milioni di euro e, secondo le prime stime, vedrà la sua presenza passare da circa 200mila a 2mila auto l’anno, ma il presidente Dan Ammann ha giustificato questa scelta dicendo che serve a evitare “investimenti rilevanti in un mercato che ha prospettive a lungo termine molto difficili”.
Anche gli altri produttori automobilistici presenti in Russia hanno preso provvedimenti per cercare di contenere le perdite: nelle scorse settimane le francesi PSA Peugeot Citroën e Renault hanno fermato la produzione negli stabilimenti, mentre la coreana SSangYong (di proprietà del gruppo indiano Mahindra & Mahindra) ha sospeso le importazioni dopo un -61 per cento di vendite nei primi due mesi del 2015. Nissan fermerà la produzione del suo stabilimento di San Pietroburgo fino al 31 marzo dopo un -45 per cento a febbraio, mentre Volkswagen – il secondo gruppo più grande in Russia – pur confermando i piani d’investimento annunciati in passato, ha comunicato che ridurrà i turni nella sua fabbrica di Kaluga e licenzierà almeno 150 dipendenti dopo aver perso il 35 per cento di vendite il mese scorso.
Nel 2015 le sudcoreane Hyundai e Kia – terzo e quarto marchio in Russia – hanno perso rispettivamente il 4,8 e il 5,6 per cento, molto meno rispetto ai concorrenti, perché i loro modelli sono prodotti localmente e quindi i prezzi sono stati meno colpiti dalla svalutazione del rublo. Il vantaggio delle aziende che costruiscono in Russia è netto: secondo gli analisti, le case straniere arrivano a perdere anche 1.800 euro su ogni auto e il 70 per cento dei modelli su questo mercato oggi è venduto in perdita.
Nonostante la crisi, Volkswagen, Renault e Ford si sono dette intenzionate a restare e a localizzare sempre di più le fabbriche, in vista della ripresa che si prevede comincerà il prossimo anno; in particolare Ford ha firmato nel 2011 un accordo di joint venture con il gruppo locale Sollers che le permetterà di spostare la produzione in Russia ed essere quindi meno dipendente dall’andamento della moneta. Nel corso del 2015 Ford Sollers lancerà quattro nuovi modelli sul mercato russo e aprirà uno stabilimento di produzione di motori nella Repubblica del Tatarstan.
Gli analisti di Evercore ISI sono meno ottimisti e dicono che, anche se il mercato russo dovesse riprendersi e tornare vicino a tre milioni di auto l’anno, difficilmente sarà redditizio per le case automobilistiche: in Russia, infatti, la produzione potenziale complessiva è di 3,5 milioni di auto l’anno, quindi anche un mercato interno in espansione non garantirebbe il completo sfruttamento delle fabbriche.
I dieci marchi più venduti in Russia nel mese di febbraio 2015
1. Lada – 23.629 unità (-24,6 per cento)
2. Hyundai – 13.233 (+4 per cento)
3. Kia – 12.563 (-2,4 per cento)
4. Nissan – 9.447 (-34,2 per cento)
5. Renault – 9.100 (-39,5 per cento)
6. Toyota – 7.143 (-29,3 per cento)
7. Volkswagen – 6.476 (-41,9 per cento)
8. Skoda – 5.618 (-3,5 per cento)
9. Mercedes-Benz – 4.595 (+15,5 per cento)
10. BMW – 3.550 (+20,9 per cento)
I dieci modelli più venduti in Russia nel mese di febbraio 2015
1. Lada Granta – 10.583 unità (-6,2 per cento)
2. Hyundai Solaris – 8.001 (-7,6 per cento)
3. Kia Rio – 6.059 (-20,8 per cento)
4. Lada 4×4 – 3.779 (+20 per cento)
5. Lada Largus – 3.443 (-28,2 per cento)
6. Renault Logan – 3.424 (-9,6 per cento)
7. Renault Duster – 2.951 (-60,9 per cento)
8. Lada Priora – 2.740 (-33 per cento)
9. Toyota Camry – 2.718 (-5,3 per cento)
10. Hyundai ix35 – 2.681 (-1,9 per cento)