“1992” è il nostro mondo, intorno a Tangentopoli
Mattia Feltri ha visto la serie tv di Sky su "Tangentopoli", e gli è piaciuta perché racconta cose che non ci piacciono
“1992” è il titolo di una serie televisiva in dieci puntate dedicata alla nascita delle inchieste giudiziarie sulla corruzione in Italia, diventate note come “Tangentopoli” o “Mani pulite”. Il periodo è raccontato attraverso le storie di diversi personaggi e la serie è una produzione italiana della società Wildside, da un’idea di Stefano Accorsi, che è anche l’attore principale. La serie è trasmessa su Sky Atlantic da martedì 24 marzo 2015: sulla Stampa ne scrive con apprezzamento Mattia Feltri, dopo averla vista in anteprima.
John Wayne non c’è. Nessun giustiziere solitario, nessun supereroe spuntato dal retrobottega della nostra coscienza a riscattare gli umili e offesi.
Non aspettatevi inquadrature di metaforici calci di fucile segnati di tacche a ogni potente abbattuto, intanto che la vecchietta o il ragazzino o il padre di famiglia risollevano la testa dalla polvere. Non è la biografia agiografica o problematica di un Tonino Di Pietro né quella collettiva di un pool che vediamo oggi, venti anni dopo, nelle foto di gruppo mentre avanza con lo sguardo che punta lontano, involontario e caricaturale nuovo Quarto stato di Pellizza da Volpedo, la serie di cui la prima puntata va in onda stasera (21,10) su SkyAtlantic, non è – nella sintesi che migliore non ci riesce – la storia di Mani pulite ma la storia di Tangentopoli, e cioè non è la storia del drappello di pm bensì la storia di come eravamo, noi abitanti della città delle mazzette.
Una bella sorpresa: due decenni e tre anni dopo quel 17 febbraio – giorno dell’arresto di Mario Chiesa e inizio della fine della Prima repubblica – qualcuno è stato capace di ricacciare il secchio in quei complicati mesi senza attingere a retorica settaria.
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