Bersani e Speranza vogliono riformare la legge che riguarda la pubblicazione delle intercettazioni
Esprimendo una posizione contraria a quella difesa per anni da giornalisti e politici di sinistra
Francesco Verderami racconta oggi sul Corriere della Sera che Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, entrambi deputati del Partito Democratico, hanno detto di essere favorevoli a una riforma che limiti la pubblicazione sui giornali delle intercettazioni telefoniche. La posizione di Bersani e Speranza è molto diversa da quella che per lungo tempo è stata difesa da giornalisti e politici di sinistra e che è in linea con l’attuale legge in vigore.
Verderami riporta una citazione di Bersani, uno dei politici più noti della corrente “di sinistra” del PD, in cui Bersani dice che «serve presto una riforma» sull’uso delle intercettazioni, perché «con questo sistema si impallina chiunque. Il problema non è solo il caso di Lupi: in fondo i politici possono difendersi, in Parlamento come sui media. Ma la gente normale che ogni giorno finisce in pasto all’opinione pubblica nelle gazzette locali? Chi ne difende il buon nome?». Roberto Speranza, capogruppo del PD alla Camera e considerato vicino alla corrente di Bersani, ha detto al Corriere:
«Non c’è una visione giustizialista, basti pensare alle norme appena varate sulla responsabilità civile dei magistrati. Però è evidente e oggettivo l’abuso mediatico delle intercettazioni, a cui bisogna porre rimedio accelerando la riforma. Non si può più assistere impotenti a questo gioco al massacro»
Negli ultimi giorni si è parlato di nuovo della pubblicazione delle intercettazioni da parte dei giornali con riferimento alla vicenda del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che ieri ha annunciato di essersi dimesso dopo la pubblicazione di molte intercettazioni che sembrano alludere a una sua complicità con imprenditori e dirigenti del suo ministero arrestati lunedì scorso con accuse di corruzione.
Negli scorsi anni il tema delle intercettazioni era stato affrontato in maniera diversa da estese componenti della sinistra italiana. Nel 2010 fu avviata una petizione che superò le 250mila firme molto critica contro il disegno di legge sulle intercettazioni – che ne restringeva notevolmente la pubblicazione sui giornali – presentato dall’allora governo Berlusconi e definito polemicamente dai giornali legge “bavaglio”. Nello stesso periodo ci furono numerose manifestazioni di giornalisti e politici di sinistra contrari all’approvazione della legge. Il 9 luglio 2010 fu anche indetta una giornata di sciopero dai giornalisti italiani per protestare contro il disegno di legge sulle intercettazioni.
(Luca Sofri – Il bavaglio sugli occhi)
Nell’articolo del Corriere della Sera, Verderami fa anche un punto sui recenti tentativi di approvare una legge nel merito, e delle intenzioni a riguardo del governo Renzi.
Si vedrà se sono solo lacrime di coccodrillo, se il problema verrà presto accantonato in attesa del prossimo caso. È certo che il Parlamento, in passato, è stata la fiera delle occasioni perse: dai tempi dell’ultimo governo Prodi, quando la riforma del guardasigilli Mastella non vide la luce dopo essere stata approvata a larga maggioranza alla Camera, fino ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, che stracciò il compromesso stipulato nel centrodestra dal ministro della Giustizia Alfano. Nessuno insomma può scagliare pietre, tutti sono responsabili di inadempienze.
Resta da vedere se l’andazzo proseguirà con il governo Renzi. Il responsabile giustizia del Pd, Ermini — fedelissimo del premier — sostiene che il provvedimento in cui è inserito il nodo della «riservatezza» nell’ambito delle intercettazioni «sarà all’esame dell’Aula di Montecitorio tra la fine di maggio e i primi di giugno». Senza contare che il disegno di legge dovrebbe poi passare al Senato, la previsione è considerata «molto ottimistica» anche nel governo, a fronte di un problema che il dirigente democrat riconosce essere «di non facile soluzione».
foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images