Cosa fu il Giubileo del 2000
Storia e foto dell'ultimo Giubileo, ora che ne arriva un altro: i viaggi di Giovanni Paolo II, i "Papaboy" e l'immenso raduno di Tor Vergata
Venerdì 13 marzo Papa Francesco ha indetto fra la sorpresa di molti un Giubileo straordinario – cioè un anno “sacro” per i cattolici – da tenere fra il dicembre del 2015 e il novembre del 2016. Un Giubileo ordinario era già informalmente previsto per il 2025, cioè a 25 anni di distanza dall’ultimo Giubileo tenuto dalla Chiesa cattolica, nel 2000. Allora era stato Papa Giovanni Paolo II a presiedere le molte celebrazioni previste dall’evento.
Il Giubileo del 2000 è ricordato come uno dei più riusciti degli ultimi decenni. Per tutto l’anno Giovanni Paolo II compì diversi pellegrinaggi e gesti simbolici non previsti dalle pratiche usuali dei festeggiamenti. Uno degli eventi principali del Giubileo fu lo svolgimento della Giornata Mondiale della Gioventù a Roma, fra il 15 e il 20 agosto: parteciparono più di due milioni di giovani cattolici, che negli ultimi due giorni si riunirono nella zona di Tor Vergata per una lunga veglia di preghiera. In quell’occasione, i giornali italiani si riferirono ai giovani con il nome di “Papaboy”, espressione in uso ancora oggi.
Prima della Giornata Mondiale della Gioventù, il Papa aveva compiuto molti altri gesti significativi. Il 18 gennaio aveva tenuto una messa in San Paolo fuori le mura con una celebrazione ecumenica – che cioè tiene conto di più riti del cristianesimo – con ventidue chiese cristiane di tutto il mondo: nella predica, Giovanni Paolo II aveva auspicato «un futuro non lontano in cui i cristiani possano tornare a camminare insieme come unico popolo». Fra febbraio e marzo, Giovanni Paolo II fece inoltre un pellegrinaggio in Terra Santa, incoraggiando il dialogo interreligioso fra chiesa cattolica, Islam ed ebraismo. Il 15 giugno il Papa pranzò in un palazzo del Vaticano con duecento poveri, regalando loro una busta con dei soldi, come gesto simbolico. Tre mesi prima aveva pronunciato una delle invocazioni più famose di tutto il Giubileo. Al termine delle celebrazioni della Giornata del perdono, aveva detto:
Mai più contraddizioni alla carità nel servizio della verità, mai più gesti contro la comunione della Chiesa, mai più offese verso qualsiasi popolo, mai più ricorsi alla violenza, mai più discriminazioni, esclusioni, oppressioni, disprezzo dei poveri e degli ultimi.
Per molti il culmine del Giubileo fu però la Giornata Mondiale della Gioventù, che si era aperta il 15 agosto del 2000 con una enorme celebrazione in piazza di San Giovanni a Roma. Il direttore del Post Luca Sofri l’aveva raccontata così sul suo blog:
A San Giovanni due deejay hanno scaldato la folla prima dell’arrivo del Papa incitando cori, applausi e slogan, come se fosse il Festivalbar. Si sono ritirati dieci minuti prima dell’arrivo di Giovanni Paolo per non correre il rischio di presentarlo: “Un bell’applauso al Papa!”. Un altro presentatore ha presieduto a San Pietro la cerimonia inaugurale, che ha ripreso con moderazione alcuni tratti del kitsch olimpico, con ballerini e sbandieratori, colori dei continenti e accensione di torce. In programma è stata inclusa una “sfilata di moda giubilare”. Il logo dei tortellini Rana era affiancato sui muri vaticani a quello del giubileo.
Il secondo pensiero è che quando la Santa Sede decide di fare il festival di Sanremo, lo fa molto meglio. In fin dei conti (ma non abbiamo visto la sfilata di moda giubilare) il kitsch è stato solo sfiorato, i ragazzi erano contentissimi e la figura del papa e le sue battute toglievano solennità e pesantezza a tutto quanto. Per essere un Giubileo dei giovani è venuta fuori una bella festa: non è Woodstock, ma là si sono anche massacrati e hanno distrutto qualsiasi cosa.
La Giornata Mondiale della Gioventù si chiuse con una veglia seguita da una messa celebrate a Tor Vergata, nella periferia di Roma. Parteciparono due milioni di persone: tuttora rimane una delle più vistose manifestazioni di piazza tenute in Italia negli ultimi vent’anni.
In un altro post sul suo blog Luca Sofri aveva raccontato la grande veglia a Tor Vergata:
Fuori dal piazzalone asfaltato riservato a quattordicimila selezionati, là dove c’era l’erba, ora c’era un accampamento coloratissimo di corpi distesi, teepee, bandiere, striscioni, architetture di fortuna, pantani intorno alle fontanelle e gente che andava su e giù. Raggiungevi un crinale e dall’altra parte il panorama era lo stesso, e così via, fino ai più fortunati, in tutti i sensi, attendati in un piccolo Orto degli ulivi. Con la veglia si sono accese migliaia di candele, alcuni si sono inginocchiati, certi si sono addormentati. Il divertimento maggiore era evidentemente interrompere le parole del papa con slogan e cori (faceva impressione sentire i cileni che scandivano “Juan Pablo-Segundo-te quiere todo el mundo”, e anche gli americani cantare “Oé John Paul Two oé” sulle note di una canzone dei Village People, tra i primi gay priders della storia della musica). E la mattina dopo, una messa di sbadigli e occhi stropicciati memorabile, sul campus di Tor Vergata che “resterà in uso alla città” (il comune di Roma ci ha speso 91.541.738.000 lire).