C’è un enorme oceano su Ganimede
Sotto la crosta di ghiaccio della più grande luna di Giove c'è una quantità d'acqua salata superiore a quella sulla superficie terrestre (e magari ci nuota qualcosa dentro)
Utilizzando i dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble, un gruppo di ricercatori dell’Università di Colonia (Germania) è arrivato alla conclusione che su Ganimede, una delle lune di Giove, ci sia una enorme quantità di acqua salata, nascosta sotto una crosta di ghiaccio, molto probabilmente superiore a tutta l’acqua presente sulla superficie terrestre. La scoperta è importante perché la presenza d’acqua allo stato liquido è ritenuta fondamentale per trovare la vita – almeno per come la conosciamo – su corpi celesti diversi dal nostro. Secondo i ricercatori, guidati da Joachim Saur, l’oceano di Ganimede ha una profondità di circa 100 chilometri, dieci volte la massima profondità dei nostri, e si trova sotto uno strato molto spesso di ghiaccio profondo quasi 150 chilometri.
Ganimede
Ganimede è la luna più grande delle 67 attualmente conosciute che orbitano intorno al pianeta Giove ed è il satellite naturale più grande di tutto il sistema solare. I ricercatori sono molto interessati a Ganimede perché a oggi è l’unica luna del sistema solare conosciuta ad avere un proprio campo magnetico, dovuto forse alla presenza di ferro fuso nel suo nucleo. Il suo campo è comunque influenzato dall’ingombrante presenza di Giove, il pianeta più grande del sistema solare. Ganimede fu scoperta da Galileo Galilei nel 1610 e proprio una sonda chiamata Galileo, nel 1995, raggiunse Giove per studiare le sue caratteristiche e quelle di alcune sue lune, compresa Ganimede. Fu all’epoca che furono raccolti dati più precisi a sostegno dell’ipotesi di un oceano sotto la sua spessa crosta.
La nuova ricerca
Il campo magnetico di Ganimede fa sì che nella sua atmosfera si verifichino le aurore, il fenomeno che avviene anche sulla Terra e che è dovuto alla presenza di gas che eccitati dai raggi solari si illuminano. Le aurore sulla luna di Giove si concentrano nelle aree dei due poli, ma sono disturbate dalla presenza del campo magnetico di Giove. Quando questo cambia, fa oscillare le aurore di Ganimede avanti e indietro. Osservando i dati raccolti da Hubble su queste oscillazioni, i ricercatori si sono accorti che non avvengono in modi coerenti con quelli che ci si aspetta da un corpo celeste interamente solido. Il tipo di oscillazioni delle aurore di Ganimede è invece compatibile con un corpo celeste che possiede una grande riserva di acqua allo stato liquido, che non è visibile con osservazioni dirette perché nascosta da un enorme guscio ghiacciato.
Saur ha spiegato: “Mi sono sempre chiesto come si potesse usare un telescopio in modi non convenzionali. Se ci fosse un modo per usare un telescopio per vedere all’interno di un corpo celeste. Poi ho pensato: le aurore! Le aurore sono controllate dal campo magnetico, se le osservi nel modo giusto, puoi imparare qualcosa su quel campo magnetico. E se conosci il campo magnetico, allora può anche scoprire qualcosa sull’interno di quel corpo celeste”.
Missioni
Ganimede è tra i satelliti naturali del sistema solare su cui si stanno concentrando di più le attenzioni degli astronomi negli ultimi anni. L’Agenzia Spaziale Europea, per esempio, ha in programma per il 2022 la missione Jupiter Icy Moons Explorer (JUICE), con l’obiettivo di inviare una sonda per studiare le caratteristiche di Ganimede e di altre due lune di Giove, Europa e Callisto. Anche la NASA sta preparando una missione che, fondi permettendo, permetterà l’invio di una sonda verso Europa intorno al 2020.
Hubble
Quest’anno il telescopio spaziale Hubble festeggia il suo 25esimo anno in orbita. In un quarto di secolo ha permesso a centinaia di astronomi e ricercatori in tutto il mondo di conoscere meglio lo Spazio. Si chiama così in onore dell’astronomo statunitense Edwin Powell Hubble (che tra le altre cose teorizzò in modo sistematico l’esistenza delle galassie) e, a oggi, continua a essere uno dei più importanti e versatili sistemi per osservare stelle, pianeti, lune e altri corpi celesti senza le distorsioni causate dall’atmosfera terrestre, come invece avviene per i telescopi sul nostro pianeta. Tra il 1993 e il 2002 la NASA ha organizzato quattro missioni spaziali per riparare le strumentazioni del telescopio e per installarne di nuove. Le operazioni sono state svolte grazie ad alcune spettacolari passeggiate spaziali degli astronauti, agganciando Hubble con i sistemi degli Shuttle.
Oltre a fornire immagini di estrema importanza per approfondire le nostre conoscenze sullo Spazio, Hubble è stato e continua a essere una formidabile fonte di immagini suggestive provenienti da un sacco di posti nell’Universo.