Cesare Battisti è stato arrestato e rilasciato
La polizia brasiliana l'ha trattenuto per circa 7 ore in seguito alla sentenza per la sua espulsione dal paese, poi è stato liberato grazie a un ricorso dei suoi avvocati
Nel pomeriggio di giovedì (in Italia era notte), l’ex terrorista Cesare Battisti è stato arrestato dalla polizia federale brasiliana vicino a San Paolo, in seguito all’annullamento del suo permesso di soggiorno per rimanere in Brasile. L’arresto per alcune ore ha fatto pensare all’avvio di una possibile procedura di espulsione per Battisti, in Francia o Messico dove aveva risieduto in precedenza, ma dopo circa 7 ore è stato rilasciato grazie a un ricorso presentato dai suoi avvocati. Alle autorità brasiliane è stato contestato il fatto che “un giudice di primo grado non può decidere sull’espulsione” di Battisti, in riferimento alla decisione in merito assunta da un tribunale federale a inizio marzo.
Battisti era stato arrestato nel pomeriggio nella sua abitazione di Embu das Artes, nello stato di San Paolo. A inizio marzo un tribunale federale di Brasilia aveva annullato l’atto di concessione permanente di residenza dato a Cesare Battisti nel giugno del 2012, chiedendone quindi l’espulsione (ma non l’estradizione). Da cittadino italiano, Battisti gode in Brasile dello status di rifugiato politico: è stato accusato di atti di terrorismo commessi tra il 1978 e il 1979 quando faceva parte del gruppo “Proletari armati per il comunismo” ed è stato condannato all’ergastolo in contumacia dalla magistratura italiana nel 1988. In seguito alla decisione del tribunale federale, i legali di Battisti avevano annunciato che avrebbero fatto ricorso.
La giudice che si è occupata del caso aveva espresso una distinzione tra estradizione ed espulsione, ricordando che la sua decisione non sarebbe stata in conflitto con quella della Corte Suprema, né con quella dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che come ultimo atto del suo mandato aveva rifiutato la richiesta di estradizione di Battisti ricevuta dall’Italia. Il tribunale aveva quindi indicato la possibilità per l’ex terrorista di raggiungere la Francia o il Messico, dove aveva vissuto prima di trasferirsi in Brasile stabilmente nel 2004.
La vicenda giudiziaria di Cesare Battisti è lunga e controversa: comincia nel 1977, in un anno particolare della storia d’Italia, e nel tempo ha coinvolto la Francia, il Messico e infine il Brasile. Cesare Battisti è nato nel 1954 in provincia di Latina. Nel 1972 è stato arrestato per una rapina, due anni dopo è stato arrestato di nuovo per rapina con sequestro di persona. È stato incarcerato nel 1977, sempre per rapina, ed è lì che ha conosciuto Arrigo Cavallina, fondatore di un gruppo terrorista di estrema sinistra chiamato “Proletari armati per il comunismo” (PAC). Uscito dal carcere si era trasferito a Milano e aveva partecipato attivamente alle azioni dei PAC: rapine a banche e a supermercati (“espropri proletari”, dicev il gruppo), sabotaggi alle fabbriche, aggressioni (vari medici e agenti carcerari vennero gambizzati nel 1978) e omicidi. Per quattro di questi omicidi i processi hanno riconosciuto la partecipazione, diretta o indiretta, di Cesare Battisti.
I processi relativi a quegli omicidi si sono celebrati però senza la presenza di Battisti che, arrestato nel 1979, è evaso nel 1981 e ha lasciato l’Italia per non tornarci più. Battisti ha soggiornato prima in Francia, poi in Messico e poi di nuovo in Francia, protetto dalla cosiddetta “dottrina Mitterrand”: una politica con cui la Francia dava ospitalità e sicurezza a ex terroristi italiani purché questi abbandonassero la lotta armata e la violenza. Abolita la “dottrina Mitterrand” e annunciata nel 2004 la sua estradizione in Italia, Battisti era scappato in Brasile dopo aver presentato ricorsi al Consiglio di stato francese, alla Corte di Cassazione italiana e alla Corte europea dei diritti dell’uomo: tutti respinti. In Brasile è stato arrestato nel marzo del 2007 ma nel 2009 gli è stato accordato lo status di rifugiato politico: il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro, aveva stabilito che in Italia l’incolumità di Cesare Battisti sarebbe stata in pericolo per via delle sue idee politiche. Questo nonostante il parere favorevole all’estradizione del CONARE, il Comitato nazionale per i rifugiati, che si era opposto al riconoscimento dello status di prigioniero politico.
Il 27 febbraio del 2009 la Camera dei deputati ha votato all’unanimità una mozione che chiedeva un intervento del governo per ottenere dal Brasile la revoca dello status di rifugiato politico. Sia l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avevano scritto al presidente brasiliano Lula esprimendo stupore e rammarico per la decisione del suo governo. Il 18 novembre del 2009 il Supremo Tribunal Federal, la più alta istituzione giurisdizionale del Brasile, ha considerato illegittimo lo status di rifugiato politico concesso a Cesare Battisti dal governo brasiliano. La sentenza, per quanto favorevole ad assecondare la richiesta di estradizione presentata dall’Italia, lasciava però alla presidenza della Repubblica la decisione finale. Le motivazioni della sentenza sono state pubblicate il 16 aprile del 2010. Lula si era preso tutto il tempo necessario per decidere, chiedendo diversi pareri legali e chiarendo che non avrebbe lasciato la decisione alla presidente Dilma Rousseff, che si sarebbe insediata solo il primo gennaio e aveva detto di essere favorevole all’estradizione di Battisti.
Il 30 dicembre del 2010 l’avvocatura generale del governo brasiliano ha dato parere contrario e il presidente brasiliano Lula, nell’ultimo atto ufficiale della sua presidenza, ha negato l’estradizione. Dopo il suo insediamento, la nuova presidente brasiliana Dilma Rousseff ha chiesto il nuovo esame da parte del Supremo Tribunal Federal. Nel giugno del 2011, a maggioranza il tribunale ha però votato contro l’estradizione. Cesare Battisti, che nel frattempo aveva intrapreso la carriera di scrittore, era tornato quindi libero, dopo quattro anni e 52 giorni di detenzione. Attualmente vive a trenta chilometri da San Paolo.