Netanyahu e l’Iran, una vecchia storia
Il discorso al Congresso americano ha fatto ricordare tutte le volte che, fin dagli anni Novanta, il primo ministro israeliano ha parlato di un'imminente minaccia nucleare
Durante il suo discorso al Congresso degli Stati Uniti, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato soprattutto della questione del nucleare iraniano. Netanyahu ha detto cose molto dure sull’accordo che l’amministrazione di Barack Obama sta tentando di trovare con il governo iraniano guidato dal presidente dell’Iran Hassan Rouhani, considerato un moderato: Netanyahu ha detto per esempio che «”nessun accordo” è meglio di un brutto accordo, e questo è un brutto accordo». Molti hanno fatto notare che non è la prima volta che Netanyahu si rivolge al Congresso americano mettendo in guardia sull’urgenza di fermare l’Iran nel processo di sviluppo di un’arma nucleare (processo che l’Iran ha sempre negato). Netanyahu ha parlato così spesso di Iran negli ultimi anni che in diversi hanno parlato di una vera e propria “ossessione”.
Nel 1992 Netanyahu, allora deputato della Knesset, il Parlamento monocamerale israeliano, disse durante una seduta che all’Iran mancavano «tra i tre e i cinque anni» per avere la bomba nucleare e che la minaccia doveva essere «sradicata da un fronte internazionale guidato dagli Stati Uniti». Nel 1995, nel suo libro Fighting Terrorism, Netanyahu tornò a parlare della minaccia nucleare iraniana dicendo che l’Iran avrebbe ottenuto l’arma atomica in un tempo «tra i tre e i cinque anni». Netanyahu non spiegò però il motivo per cui stabiliva la stessa scadenza di tre anni prima, nonostante nel frattempo fossero passati – appunto – tre anni.
Negli anni successivi le preoccupazioni di Netanyahu cominciarono a concentrarsi non solo sull’Iran, ma anche sull’Iraq e sulle intenzioni nucleari dell’allora presidente iracheno Saddam Hussein. Il 10 luglio 1996 Netanyahu, diventato primo ministro di Israele, tenne il suo primo discorso al Congresso statunitense. Citando i regimi anti-democratici del Medio Oriente, basati sulla tirannia e l’intimidazione, Netanyahu disse:
«Il più pericoloso tra questi regimi è quello iraniano, che ha unito un dispotismo crudele a una militanza fanatica. Se il regime iraniano, o il suo vicino iracheno, arriveranno ad acquisire l’arma nucleare, ci saranno conseguenze catastrofiche, non solo per il mio paese, e non solo per il Medio Oriente, ma per tutta l’umanità. […] E l’Iran è molto vicino a raggiungere questo obiettivo»
Nel 2002 Netanyahu si rivolse di nuovo al Congresso statunitense – stavolta a una commissione e non alla seduta plenaria – e ribadì lo stesso concetto espresso sei anni prima riguardo i legami tra eventi in Iraq ed eventi in Iran.
«Se voi destituite Saddam, il regime di Saddam, vi garantisco che ci saranno conseguenze estremamente positive in tutta la regione. E penso che la gente che sta alla porta accanto, in Iran, i giovani e molti altri, diranno che il tempo di questi regimi, di questi despoti, è passato»
Come ha scritto Vox, non solo Netanyahu interpretò in maniera completamente sbagliata la questione del nucleare iracheno – come venne fuori poi, Saddam Hussein non stava lavorando su alcun programma militare nucleare – ma predisse, sbagliando, che il cambio un regime iracheno avrebbe stimolato lo sviluppo di un movimento democratico in Iran. Le cose andarono in realtà molto diversamente e l’instabilità dell’Iraq viene considerata oggi una delle principali cause della grossa crisi che sta coinvolgendo molti paesi del Medio Oriente.
Nel 2009 un cable del dipartimento di Stato americano diffuso da Wikileaks raccontava che Netanyahu – allora candidato a diventare di nuovo primo ministro di Israele – aveva detto a una delegazione del Congresso americano che l’Iran “era probabilmente a uno o due anni” dall’avere la bomba atomica. In altro cable risalente allo stesso anno si raccontava che Netanyahu, eletto nel frattempo primo ministro, aveva detto a un’altra delegazione di politici americani in visita a Gerusalemme che “l’Iran ha le capacità per costruire una bomba”; oppure “potrebbe decidere di aspettare e costruire diverse bombe in un anno o due”.
Netanyahu fece altre dichiarazioni molte allarmate negli anni successivi: nel 2010 disse in un’intervista al giornalista dell’Atlantic Jeffrey Goldberg: «Voi non volete che un culto apocalittico messianico controlli delle bombe atomiche: perché guardate che questo è ciò che sta accadendo in Iran». Nel 2012 la stampa israeliana scrisse che Netanyahu aveva detto che all’Iran mancavano “pochi mesi” dall’avere la bomba nucleare. Nello stesso anno Netanyahu tenne un famoso discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quello in cui mostrò un cartello su cui era disegnata una bomba, divisa schematicamente in alcuni stadi. Con un pennarello rosso Netanyahu segnò una linea nell’area dello stadio finale di progettazione della bomba, spiegando che Israele non avrebbe consentito all’Iran di andare oltre un certo punto nello sviluppo dei suoi armamenti atomici: «C’è solo un modo per impedire pacificamente all’Iran di avere armi atomiche ed è quello di piazzare una linea rossa chiara sul programma nucleare iraniano».
Il 29 ottobre del 2014 Netanyahu ha tenuto un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel quale ha paragonato l’Iran all’ISIS:
«Permettereste all’ISIS di arricchire l’uranio? Permettereste all’ISIS di costruire un reattore nucleare ad acqua pesante? Permettereste all’ISIS di sviluppare dei missili balistici intercontinentali? Certamente no. Quindi voi non dovete permettere che lo Stato islamico dell’Iran produca la bomba atomica».
Nell’ottobre del 2014, dopo il discorso di Netanyahu all’Assemblea generale dell’ONU, il giornalista Dimi Reider ha scritto su Reuters che nemmeno la stampa israeliana segue più l’ossessione di Netanyahu per l’Iran e il suo nucleare. La sua fissazione, ha scritto Reider, ha aumentato anche le divisioni tra i vertici politici israeliani e quelli militari. Il punto di massima tensione è stato raggiunto nel 2010, quando Netanyahu e l’allora ministro della Difesa Ehud Barak ordinarono all’esercito e al Mossad di prepararsi a un attacco contro l’Iran, ma i capi militari rifiutarono. Nell’estate dello scorso anno, durante la guerra nella Striscia di Gaza, l’analista Shlomi Eldar ha accusato Netanyahu di non essersi accorto dei tunnel sotterranei che collegavano la Striscia al territorio israeliano – la cui distruzione, disse il governo israeliano, era l’obiettivo dell’intervento di terra dell’esercito – per essere completamente “ossessionato” dall’Iran.