La Camera ha approvato due mozioni molto prudenti sulla Palestina
In un'operazione comunque simbolica e non vincolante, la Camera ha votato le mozioni del PD e di NCD volte a «promuovere» un riconoscimento dello Stato
Aggiornamento delle ore 13.30: la mozione del Partito Democratico sulla «promozione» del riconoscimento dello stato di Palestina è stata approvata con 300 voti favorevoli e 45 contrari: prevede di «continuare a sostenere in ogni sede l’obiettivo della costituzione di uno stato palestinese che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo stato di Israele, sulla base del reciproco riconoscimento». Anche la mozione di area popolare presentata, tra l’altro, da NCD (e su cui il governo aveva dato parere favorevole) è stata approvata con 237 sì e 84 no. Questa non prevede però un esplicito riconoscimento dello stato di Palestina, ma lo subordina di fatto a un accordo politico tra Al-Fatah e Hamas: la mozione impegna il governo «a sostenere sia in sede bilaterale che multilaterale, di concerto con i partner europei, la tempestiva ripresa del negoziato diretto fra israeliani e palestinesi, come via maestra per la realizzazione degli Accordi di Oslo» e a «promuovere il raggiungimento di un’intesa politica tra Al-Fatah e Hamas che, attraverso il riconoscimento dello Stato d’Israele e l’abbandono della violenza, determini le condizioni per il riconoscimento di uno Stato palestinese».
Sono state quindi votate due mozioni diverse tra loro. Il risultato è stato criticato dalle minoranze interne al Pd: Stefano Fassina ha detto che si tratta di una cosa “ridicola” perché i due testi dicono cose diverse tra loro; Pippo Civati ha votato la mozione del Pd ma non quella presentata dalle altre forze politiche. L’ambasciata israeliana a Roma ha fatto sapere subito dopo il voto di essere soddisfatta della scelta del Parlamento italiano «di non riconoscere lo Stato palestinese e di aver preferito sostenere il negoziato diretto fra Israele e i palestinesi, sulla base del principio dei due Stati, come giusta via per conseguire la pace». La mozione del M5S su cui il governo aveva espresso parere contrario e che parlava in modo chiaro di “riconoscimento” è stata respinta con 56 voti favorevoli e 317 contrari.
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La Camera voterà oggi alcune mozioni sulla Palestina. La maggioranza di governo si presenta divisa: Sinistra Ecologia Libertà, Partito Socialista Italiano, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle hanno presentato mozioni favorevoli al riconoscimento unilaterale dello Stato di Palestina (quella del M5S contiene anche una parte molto critica verso Israele). La socialista Pia Locatelli ha annunciato in mattinata che ritirerà la sua mozione «a fronte di una mozione larga di consensi» presentata dal gruppo del PD che impegna il governo a «promuovere» il riconoscimento della Palestina «di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare».
La mozione dei gruppi parlamentari di Area Popolare (NCD più UdC) e Scelta Civica ritiene invece requisito imprescindibile un accordo con Israele e non prevede espressamente il riconoscimento: chiede al governo un impegno «a sostenere sia in sede bilaterale sia multilaterale, di concerto con i partner europei, la tempestiva ripresa del negoziato diretto fra israeliani e palestinesi» e a promuovere «il raggiungimento di un’intesa politica tra Al-Fatah e Hamas che, attraverso il riconoscimento dello stato d’Israele e l’abbandono della violenza determini le condizioni per il riconoscimento di uno stato palestinese». La mozione della Lega chiede invece al governo di «non assecondare né agevolare i tentativi unilaterali dell’Autorità nazionale palestinese tesi ad ottenere il riconoscimento internazionale». L’ultima e sesta mozione è stata presentata da Renato Brunetta e Daniele Capezzone e impegna il governo «ad evitare di compiere atti e gesti simbolici che possano rappresentare forme di riconoscimento, o portare ad un’accelerazione di qualsiasi processo di riconoscimento, di uno Stato palestinese al di fuori del negoziato diretto e di un accordo di pace complessivo tra le parti».
Il voto a favore del riconoscimento avrà comunque un valore solo simbolico: l’ultima parola infatti spetta al governo, che è l’unico organo in grado di avviare delle relazioni diplomatiche con un nuovo stato.
La Palestina è riconosciuta da gran parte degli stati dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale. Quasi due terzi degli stati membri delle Nazioni Unite riconoscono la Palestina (la Svezia l’ha riconosciuta lo scorso ottobre ed è diventato il primo grande paese dell’Unione Europea a farlo). Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione in cui dice di sostenere in linea di principio uno stato palestinese entro i confini del 1967. Anche i parlamenti di Francia, Spagna, Portogallo e Irlanda hanno votato risoluzioni o mozioni simili, a cui però non sono seguiti i riconoscimenti ufficiali da parte dei rispettivi governi. Spesso gli stati decidono di avviare il processo di riconoscimento della Palestina per sostenere la cosiddetta “soluzione a due stati” che prevede la creazione di due stati autonomi uno per gli israeliani e l’altro per i palestinesi. Il governo israeliano e i suoi alleati, come ad esempio gli Stati Uniti, sostengono invece che riconoscere unilateralmente lo stato palestinese sia un ostacolo per i negoziati.