Perché la decisione sulla “net neutrality” è importante
Dopo grande dibattito in America sono state decise nuove regole per l'equa trasmissione dei dati online: perché con tutte le connessioni si possa accedere a tutta Internet, insomma
di Emanuele Menietti – @emenietti
Giovedì la Federal Communications Commission (FCC), l’agenzia governativa indipendente che regola il sistema delle comunicazioni negli Stati Uniti, ha approvato una nuova serie di regole per tutelare la net neutrality (“neutralità della rete”), cioè il principio secondo cui tutto il traffico su Internet deve essere trattato allo stesso modo, senza penalizzazioni o corsie preferenziali. Il voto di ieri era molto atteso perché negli ultimi mesi alcuni membri della FCC avevano ipotizzato che al concetto generale di net neutrality potessero essere applicate diverse eccezioni, che di fatto avrebbero reso molto meno equa la gestione dei dati che circolano online: per essere più concreti, avrebbero potuto stabilire che alcuni siti o servizi potessero avere connessioni più veloci di altre, o che alcuni provider potessero offrire la connessione internet a “pacchetti” (news, sport, intrattenimento, etc) invece che una connessione internet generica valida per tutti i siti e i servizi. Alla fine le nuove tutele per il trattamento paritario dei dati hanno ottenuto 3 voti a favore contro 2, con il sollievo di milioni di persone e di molte aziende di Internet che hanno portato avanti una campagna a favore della net neutrality, appoggiata anche dal presidente statunitense Barack Obama.
In breve
• La net neutrality è il principio che regola Internet per come funziona adesso: tutti i siti e servizi sono raggiungibili allo stesso modo e chi fornisce le connessioni (provider) non fa favoritismi. Se le istituzioni la riconoscono formalmente con delle regole, diventa più difficile che il principio non sia mantenuto in futuro.
• Negli Stati Uniti un provider ha piantato una grana sulla net neutrality, contestando alla FCC di imporre la sua autorità su aziende private che dovrebbero decidere cosa fare del loro servizio, e ha vinto una causa in tribunale nel 2014, portando la FCC a rivedere le sue regole.
• Dopo un lungo dibattito, la FCC ha risolto la questione includendo i provider di Internet nei soggetti tenuti a rispettare la legge sulle comunicazioni, il Communications Act, e di conseguenza ha limitato la loro autorità.
• Le nuove regole stabiliscono che i provider e gli operatori mobili debbano trattare tutti i dati allo stesso modo, e che per contenziosi su eventuali eccezioni ci si debba rivolgere alla FCC.
• La decisione è importante perché di fatto negli Stati Uniti rende Internet equiparabile a un servizio di pubblica utilità, come la fornitura di corrente elettrica.
• In Europa il Parlamento europeo ha votato esplicitamente a favore del mantenimento della net neutrality già nel 2014, ma manca ancora un voto finale da parte del Consiglio dei ministri europei.
Cos’è la net neutrality
Il concetto, nell’accezione attuale applicata a Internet, risale al 2002 ed è attribuito a Tim Wu, che ora insegna legge presso la Columbia Law School di New York, che l’anno seguente pubblicò una ricerca in cui ipotizzava di adottare regole chiare per evitare discriminazioni nella trasmissione di contenuti su Internet. Per navigare online, ognuno di noi deve passare attraverso un provider, una azienda che gestisce fisicamente il collegamento della propria casa ai suoi centri dati, che poi smistano le trasmissioni in modo da potere accedere a qualsiasi sito del mondo. Fino a ora i provider hanno sempre consegnato cose da A a B senza tenere in considerazione il loro contenuto, trattando quindi tutti i dati allo stesso modo e senza fare favoritismi (questo in generale, poi per motivi tecnici o per come sono fatte le reti, soprattutto quelle mobili, alcuni tipi di favoritismi spesso involontari ci sono).
La net neutrality dice quindi che un provider non può bloccare o rallentare l’accesso a particolari siti o servizi online. Allo stesso modo, i provider non possono nemmeno creare corsie preferenziali per fare in modo che un contenuto sia caricato più velocemente di un altro, mettendosi d’accordo per esempio con un servizio di video in streaming per dargli più banda (più velocità nello scaricare i dati) in cambio di denaro. Qui avevamo spiegato più estesamente il concetto di net neutrality.
Il caso degli Stati Uniti
Nei primi mesi del 2014 il dibattito sulla net neutrality è ripreso negli Stati Uniti in seguito a una sentenza della Corte d’appello di Washington DC, che ha sostanzialmente smontato l’Open Internet Order, una direttiva del 2010 della FCC che impediva ai provider di bloccare contenuti e fare discriminazioni “irragionevoli” online, mentre dava qualche possibilità di azione in più ai gestori mobili per motivi tecnici di disponibilità di banda e necessità di non intasare le loro reti (che hanno una capacità inferiore rispetto a quelle fisse). Verizon, uno dei più grandi provider negli Stati Uniti, si era opposto in tribunale alle nuove regole, dicendo che superavano i limiti imposti dal Congresso alla FCC per occuparsi di questo tipo di cose. La Corte d’appello diede ragione a Verizon e la FCC fu di fatto obbligata a elaborare nuove regole per la net neutrality, votate infine ieri dopo un dibattito pubblico durato mesi.
Il capo della FCC, Tom Wheeler, inizialmente aveva proposto di mantenere buona parte delle regole per evitare discriminazioni nella trasmissione dei dati, aggiungendo però diverse eccezioni per permettere la creazione di corsie preferenziali a pagamento, in modo che i siti e servizi interessati potessero ottenere dai provider trattamenti di favore per essere raggiungibili più velocemente di altri. In pratica, YouTube avrebbe potuto pagare i provider per assicurarsi la banda necessaria per i suoi video in streaming, in modo da farli arrivare prima e meglio agli utenti rispetto alla concorrenza.
Secondo molti osservatori, se fosse passata la proposta di Wheeler, negli Stati Uniti sarebbe di fatto finita la net neutrality. Decine di aziende degli Stati Uniti che lavorano online come Netflix, Tumblr, Reddit, Vimeo e molte altre nel 2014 hanno portato avanti una campagna per convincere la FCC a cambiare orientamento, altre aziende come Google e Facebook hanno mantenuto una posizione più sfumata sul tema, collaborando comunque al processo di creazione delle nuove regole. Il comico John Oliver nella sua trasmissione “Last Week Tonight” su HBO ha dato un contributo enorme a rendere comprensibili i temi, talvolta astrusi, della net neutrality spiegandone i concetti base e invitando i suoi milioni di spettatori a inviare email alla FCC per chiedere l’equo trattamento dei dati online. Nelle settimane seguenti alla messa in onda della trasmissione e alla sua pubblicazione su YouTube, la FCC ha ricevuto milioni di commenti e messaggi nella sezione del suo sito dedicata al dibattito pubblico sulla vicenda.
Che cosa ha deciso la FCC
Dopo mesi di confronto, Wheeler alla fine ha cambiato idea allineandosi con gli altri due Democratici della FCC, lasciando soli i due membri Repubblicani contrari a regole più rigide per la net neutrality. In un tweet pubblicato ai primi di febbraio, Wheeler ha detto che era ormai tempo di “adottare nuove regole per tutelare le libertà su Internet che sono ormai diventate una parte integrante delle nostre vite”.
It’s time to put in place rules to preserve the #OpenInternet that has become an indispensable part of our daily lives. #TitleII
— Tom Wheeler (@TomWheelerFCC) 4 Febbraio 2015
Con 3 voti a favore e 2 contrari, la FCC ha stabilito che i provider rientrano nella categoria di soggetti previsti dal Titolo II del Communications Act, la legge del 1934 che regola le comunicazioni negli Stati Uniti. I provider devono quindi essere considerati come “common carrier”, locuzione che letteralmente significa “operatore comune” e che in questo caso è intesa come soggetto che svolge un lavoro di pubblica utilità trasportando qualcosa (i dati). Facendo confluire i provider sotto una categoria di sua responsabilità, la FCC ha in pratica superato la sentenza del 2014, ottenendo piena legittimità nell’imporre regole per evitare che la trasmissione dei dati sia discriminata.
La riclassificazione dei provider riguarda sia quelli tradizionali su rete fissa sia gli operatori mobili e dà alla FCC la possibilità di avere maggiore controllo sulle loro attività, e soprattutto di potere vigilare e risolvere contenziosi sul tema della net neutrality. Le nuove regole consentono comunque ai provider di differenziare il traffico in particolari circostanze, ma solo per motivi tecnici e non per farci affari sopra o penalizzare qualcuno. Sono comunque previste eccezioni di vario tipo, per esempio per gli operatori mobili che decidono di dare servizi che non rientrano nei conteggi dei piani dati dei loro clienti, come per esempio le offerte per scaricare musica gratuitamente. Il concetto base è che la FCC avrà comunque l’autorità di indagare e intervenire sulle controversie in tema, vigilando sul mantenimento di un’equa concorrenza.
Futuro
Le nuove regole approvate dalla FCC sono un noteovle passo avanti per quanto riguarda la net neutrality negli Stati Uniti, ma non è ancora finita. È molto probabile che a un certo punto un provider decida di contestare in tribunale la decisione della FCC, avviando una causa che potrebbe proseguire per anni. Secondo diversi osservatori la FCC dovrebbe comunque avere buone possibilità di spuntarla, mentre avrebbe meno speranze se il Congresso decidesse di cambiare le regole con una nuova legge, cosa che al momento appare comunque improbabile.