La questione Mediaset e Rai Way, spiegata
La storia di cui parlano tutti i giornali di oggi, messa in ordine: c'entra la società pubblica che controlla le torri di trasmissione televisiva, che ha ricevuto un'offerta molto vantaggiosa
Le notizie sulle prime pagine dei principali giornali di oggi riguardano soprattutto l’annuncio di un’offerta pubblica di acquisto e scambio da parte di Mediaset per Rai Way, la società pubblica che controlla le torri di trasmissione televisiva, e il conseguente intervento del governo per fermarla. L’offerta pubblica di acquisto e scambio è una delle modalità con cui si modifica il controllo di una società quotata in Borsa. Rai Way si è quotata per il 35 per cento lo scorso novembre, per recuperare risorse dopo il taglio di 150 milioni alla RAI deciso dal governo. La società che ha fatto l’offerta (in questo caso Ei Towers) propone ai soci della società che vuole “comprare” (Rai Way) un controvalore che è parte in contanti e parte in azioni. Se Ray Way accettasse, incasserebbe il denaro e diventerebbe azionista della società acquirente o della nuova società nata dalla fusione delle due.
L’offerta
Ei Towers è un’azienda controllata al 40 per cento da Silvio Berlusconi attraverso Elettronica Industriale S.p.A., interamente detenuta da Mediaset S.p.A. Gestisce circa 3.200 infrastrutture per radio, TV e telecomunicazioni: di queste 2.300 sono in proprietà o disponibilità e sono costituite per la maggior parte da locali tecnologici, pali e tralicci, distribuite sul territorio italiano. Durante il consiglio di amministrazione dello scorso 24 febbraio, Ei Towers ha annunciato un’offerta pubblica di acquisto e scambio su Rai Way, società omologa che possiede la rete di diffusione del segnale della Rai (non si parla insomma dei programmi o dei contenuti Rai, ma dell’infrastruttura da cui viene trasmesso il segnale televisivo). L’offerta è subordinata all’acquisto di una partecipazione che rappresenti almeno il 66,67 per cento del capitale sociale di Rai Way che è una società controllata al 65,03 per cento dalla Rai.
L’offerta, lanciata a 4,50 euro per azione, valuta la società di trasmissione della Rai circa 1,22 miliardi di euro. Diversi analisti hanno giudicato l’offerta molto buona, superiore a quelle di altre operazioni nello stesso settore e negli ultimi tempi. L’operazione prevede il pagamento per ogni azione di una componente in contanti, pari a 3,13 euro, e di una componente azionaria, costituita da 0,03 azioni ordinarie della Ei Towers di nuova emissione. Il corrispettivo incorpora un premio del 22 per cento rispetto al prezzo di riferimento delle azioni ordinarie Rai Way del 23 febbraio e un premio del 52,7 per cento rispetto al prezzo di debutto in Borsa della società, avvenuto il 19 novembre scorso a un prezzo di 2,95 euro ad azione. Nel comunicato del consiglio di amministrazione si trovano anche le motivazioni di tale offerta:
L’Offerta è finalizzata alla creazione di un grande operatore unico nazionale nel settore delle infrastrutture destinate all’ospitalità degli apparati televisivi e radiofonici, in grado di svolgere un ruolo rilevante anche nel settore delle telecomunicazioni.
Si legge anche che la creazione di un operatore unico «consentirà di porre rimedio all’attuale situazione di inefficiente moltiplicazione infrastrutturale dovuta alla presenza di due grandi operatori sul territorio nazionale, ponendo così l’Italia a livello dei principali Paesi Europei industrializzati (Francia, Regno Unito, Spagna) nei quali le infrastrutture vengono gestite a livello nazionale da un unico operatore», che Ei Towers «continuerà a garantire l’accesso alle infrastrutture a tutti gli operatori radiotelevisivi, in modo indipendente, secondo termini trasparenti e non discriminatori», che la semplificazione comporterà anche una maggiore efficienza e che ne deriverebbero benefici finanziari e vantaggi per i clienti. L’offerta pubblica di acquisto dovrebbe essere formulata entro l’estate. Dopo la pubblicazione della notizia le azioni di Rai Way hanno guadagnato oltre il 17 per cento e il titolo Ei Towers oltre il 7 per cento.
Il governo
Dopo l’annuncio il governo ha fatto sapere di “apprezzare” l’offerta ma anche che Rai Way resterà comunque al 51 per cento di proprietà pubblica, cioè della Rai. In una nota ufficiale ha scritto:
«Anche considerata l’importanza strategica delle infrastrutture di rete, un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 2 settembre 2014 ha stabilito di mantenere in capo a Rai una quota nel capitale non inferiore al 51%. L’offerta pubblica per Rai Way conferma l’apprezzamento da parte del mercato della scelta compiuta a suo tempo dal governo di valorizzare la società delle torri Rai facendola uscire dall’immobilismo nel quale era confinata. La quotazione in Borsa si è rivelata un successo».
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto:
Dovete considerare le operazioni di mercato per quelle che sono, non politiche ma di mercato. Per questo serve la libertà di chi è sul mercato e il rispetto delle regole. Il governo ha messo delle regole e non intende modificarle.
L’offerta di Ei Towers per Rai Way non potrà dunque andare interamente a buon fine così com’è stata formulata, e cioè con la richiesta di acquisto del 66 per cento, ma c’è chi lo mette in dubbio. Francesco Verderami sul Corriere della Sera scrive per esempio: «Lo Stato può scendere sotto il 51% nel controllo delle torri Rai? È un interrogativo senza certa risposta, siccome la rigidità del decreto governativo si ammorbidisce tra le pieghe del prospetto informativo, e dunque — italianamente — sarebbe possibile l’una e l’altra cosa». Ei Towers ha comunque spiegato che «l’offerente potrà rinunciare a una o più delle condizioni di efficacia dell’offerta ovvero modificarle, in tutto o in parte». Ci sono comunque tre condizioni fondamentali per concludere l’accordo: la Rai deve accettare (la questione verrà discussa in un consiglio di amministrazione in questi giorni); l’Antitrust deve dare il via libera e il Ministero dello Sviluppo Economico deve autorizzare la Rai a continuare ad operare con la nuova società.
Reazioni
La notizia ha suscitato diverse reazioni negative soprattutto perché arriva a pochi giorni da un’altra offerta, quella di Mondadori per acquistare RCS Libri, un gruppo che comprende Rizzoli, Fabbri, Sonzogno e molti altri nomi conosciuti di editori.
(Cosa succede se Mondadori compra Rizzoli)
I deputati del Movimento 5 Stelle hanno chiesto l’intervento dell’Antitrust e denunciato l’operazione come parte del cosiddetto “Patto del Nazareno”. Pier Luigi Bersani ha scritto su Twitter che ora si aspetta che «il Milan si compri l’Inter», il sindacato dei giornalisti Rai ha parlato del rischio che correrebbe la libertà di informazione, la Federazione Nazionale della Stampa della necessità «di regolare una volta per tutte la delicata materia dei conflitti di interesse e di mettere a punto nuove norme antitrust». Giovanni Toti, di Forza Italia, ha invece dichiarato: «Vedo con favore qualsiasi iniziativa di aggregazione nei settori delle tlc, della tv e dell’editoria. La concorrenza è a livello globale, dobbiamo confrontarci con colossi anglo-americani e asiatici e le imprese italiane soffrono di nanismo capitalistico».