I rapimenti di massa dell’ISIS
Più di 200 cristiani sono stati rapiti nel nord-est della Siria, altre 100 persone sono sparite da un paese vicino a Tikrit, in Iraq: l'obiettivo potrebbe essere ottenere soldi coi riscatti
Negli ultimi giorni lo Stato Islamico (o ISIS) ha rapito oltre 200 cristiani nel nord-est della Siria e decine di altre persone vicino a Tikrit, città irachena a circa 140 chilometri a nord-ovest di Baghdad, la capitale dell’Iraq. I due rapimenti di massa sono stati riportati da fonti diverse, sulla base per lo più di testimonianze dirette degli abitanti delle zone colpite dagli attacchi dell’ISIS: molte delle informazioni diffuse sono ancora piuttosto confuse, soprattutto per la sostanziale mancanza di giornalisti nelle aree sotto il controllo dei miliziani dell’ISIS. Non è chiaro quale sia l’obiettivo del gruppo: alcuni pensano che i rapimenti siano uno strumento per ottenere nuove entrate in denaro tramite il pagamento dei riscatti, vista l’apparente riduzione della produzione di petrolio nel territorio del Califfato islamico.
I rapimenti nel governatorato di Hasakah, in Siria
Il governatorato di Hasakah si trova sulla punta nord-est della Siria, al confine con l’Iraq, ed è abitato da diversi gruppi etnici: i principali sono arabi, assiri e curdi. Nei giorni scorsi i miliziani dell’ISIS hanno attaccato diverse città della zona, soprattutto quelle a maggioranza assira: gli assiri sono un gruppo etnico presente in diversi paesi del Medio Oriente – tra cui Siria e Iraq – e sono cristiani. L’Osservatorio siriano per i diritti umani – organizzazione non governativa pro-ribelli con base a Londra – ha detto che i miliziani dell’ISIS hanno compiuto diversi rapimenti in 11 comunità attorno alla città di Tal Tamr, una zona presa d’assalto di recente dal gruppo e difesa da milizie cristiane e curde. Il numero delle persone rapite non è chiaro. Fino a ieri l’Osservatorio parlava di 90 civili rapiti, mentre un attivista della provincia di Hasakah ha parlato di 55 famiglie scomparse, tra cui anche donne e bambini. Giovedì Associated Press ha scritto che il numero delle persone rapite è salito a 220. Gli attacchi dell’ISIS hanno anche costretto oltre mille famiglie di assiri a lasciare le loro case.
Kino Gabriel, un portavoce del Consiglio militare siriaco – una milizia cristiana che combatte a fianco dell’Unità di protezione popolare (conosciuta anche con la sigla YPG, unico gruppo armato curdo siriano) – ha detto a BBC che probabilmente gli ostaggi sono stati portati sulle montagne di Abdul Aziz, a circa 30 chilometri a sud di Tal Tamr. Osama Edward, dell’organizzazione svedese Assyrian Human Rights Network, ha detto a AFP che gli ostaggi sono stati portati a Shaddadi, città nel sud del governatorato di Hasakah. Altre fonti sostengono invece che le persone rapite siano state portate a Raqqa, la proclamata capitale del Califfato islamico. Oggi l’ISIS ha anche diffuso tramite i suoi canali un video che mostra la distruzione di molti reperti archeologici in un museo di Mosul: tra i reperti distrutti, ce ne sono parecchi risalenti all’impero degli assiri.
I rapimenti a Tikrit, in Iraq
Da ieri circola la notizia di un rapimento di massa anche vicino a Tikrit, capoluogo della provincia irachena di Salaheddine, nota per essere il luogo dove è nato l’ex presidente iracheno Saddam Hussein. Al Jazeera ha scritto che 118 uomini e 9 bambini sono stati rapiti tre giorni fa da miliziani dell’ISIS a Rubaidha, un paese a est di Tikrit (altre fonti parlano di una quarantina di rapiti): 21 uomini sono stati poi liberati. Anwar al Obeidi, un leader locale, ha detto ad al Jazeera che la maggior parte degli ostaggi ha familiari che hanno combattuto contro l’ISIS: da giugno dello scorso anno, ha aggiunto, sono stati uccisi circa 600 membri della tribù locale al Obeid, sunnita ma ideologicamente opposta all’ISIS.
Benjamin Decker, analista d’intelligence per la società Levantine Group, ha detto a Mashable riguardo i rapimenti: «Dato che l’ISIS sta soffrendo per la riduzione dei profitti della vendita di petrolio a causa degli attacchi aerei della coalizione, questi rapimenti sono un tentativo di diversificare le entrate del gruppo, chiedendo dei riscatti ai leader delle tribù. Inoltre, il tempismo dei rapimenti è significativo del fatto che l’esercito iracheno sta pianificando un’offensiva su larga scala per riprendere la città di Tikrit».
Gli ostaggi peshmerga
Lo Stato Islamico ha anche in ostaggio 21 combattenti peshmerga, i combattenti curdi che fanno riferimento al governo del Kurdistan iracheno. Un video diffuso sabato scorso li mostrava nella provincia di Kirkuk, in Iraq, con addosso delle tute arancioni. Nel video i peshmerga sono fatti entrare ciascuno in una gabbia, simile a quella usata nel video che ha mostrato l’uccisione del pilota giordano Muath al Kasasbeh, e sono fatti sfilare a bordo di pick-up per le strade della città. Alla fine del video, i miliziani dell’ISIS minacciano di uccidere gli ostaggi tramite decapitazione. Il video è considerato autentico da SITE, il centro studi che si occupa del materiale diffuso online dai gruppi jihadisti. Dei 21 ostaggi pesgmerga non si sa ancora nulla.
nella foto: un miliziano con in mano un fucile durante i combattimenti a Tal Tamr, nella provincia di Hassakeh, in Siria, il 24 febbraio 2015. (AP Photo via militant social media account)