“Fate del mio libro ciò che vi pare”
La scrittrice Elena Ferrante (cioè chi si firma così) accetta a modo suo la candidatura al premio Strega proposta da Roberto Saviano
Tre giorni fa lo scrittore Roberto Saviano ha proposto in un articolo su Repubblica di candidare l’ultimo libro della scrittrice Elena Ferrante al premio Strega, il più importante premio letterario italiano. Nella proposta di Saviano convergevano tre temi particolari legati all’editoria italiana: le da sempre discusse pratiche di scelta dei vincitori del premio Strega, legate soprattutto al potere delle grandi case editrici che ambiscono alla promozione legata a quel premio; il particolarissimo caso di Elena Ferrante, scrittrice di pseudonimo e di misteriosa identità di cui si parla da tempo, e pubblicata con grande seguito in una piccola casa editrice (e/o), la quale si tiene con rigore fuori dalle dinamiche di comunicazione e pubblicità editoriali (pur avendone creata una propria con questa scelta); la attualissima grossa crisi di vendite delle case editrici italiane, che genera grosse agitazioni in questi anni anche intorno a tradizionali fattori di pubblicità come il premio Strega facendogli perdere ruolo e rilievo.
La proposta di Saviano era quindi – nelle sue parole – “per sparigliare”, rispetto alle annuali candidature di libri “forti” in termini di competitività (il premio è attribuito col voto di quattrocento giurati invitati, detti “amici della Domenica”) da parte delle grandi case editrici. E Saviano chiedeva – come da regolamento – il consenso della stessa Ferrante. La proposta ha avuto subito diverse adesioni, e da parte dell’altro grande quotidiano italiano – il Corriere della Sera – ne ha scritto favorevolmente Pigi Battista.
Martedì mattina l’autore o autrice che si firma Elena Ferrante ha quindi risposto a Saviano, su Repubblica, ringraziando e accettando, a modo suo.
Caro Roberto Saviano, permettimi di andare subito al nocciolo della questione. Proporre la candidatura dell’Amica geniale al premio Strega è un tuo diritto di lettore e di Amico della domenica. Esercitalo pure, quindi, il libro è stato pubblicato apposta perché chiunque ne faccia l’uso e l’abuso che vuole. Più di venti anni fa un altro mio testo, L’amore molesto fu candidato a quello stesso premio e ci andò senza problemi. Ricordo che vinse Ninfa plebea e ne fui contenta. Non ricordo invece quali libri ebbero più voti, quali andarono a formare la cinquina.
Di certo pochissimi Amici della domenica, che allora mi immaginavo tutti lettori attenti, trovarono L’amore molesto di loro gradimento. Mi rammaricai? Avrei fatto meglio a tenermi stretto il libro? No. Anche se avessi saputo che già allora – e perché no, ben prima di allora, forse da sempre – una porzione cospicua degli Amici della domenica era amica soprattutto delle grandi case editrici.
(continua a leggere sulla rassegna stampa Treccani)