Il discorso di Obama sul terrorismo
Ha detto che gli Stati Uniti "non sono in guerra contro l’Islam, ma contro le persone che hanno depravato l’Islam”, e che i leader musulmani dovrebbero fare di più
A Washington DC, negli Stati Uniti, è in corso un summit internazionale per discutere di fanatismo, estremismo religioso e terrorismo. All’evento partecipano rappresentanti e delegati di circa 60 paesi del mondo, compresi Francia e Danimarca dove tra gennaio e febbraio sono state uccise diverse persone da gruppi di terroristi. Il presidente statunitense Barack Obama ha aperto i lavori dell’incontro ricordando che gli Stati Uniti “non sono in guerra contro l’Islam, ma contro le persone che hanno depravato l’Islam”, una posizione che aveva già espresso in passato e che mira a coinvolgere le numerose comunità dell’Islam contrarie al terrorismo, ma di fatto costrette a subirlo nel loro paese.
Dal 2014 gli Stati Uniti guidano una coalizione internazionale che ha condotto numerosi bombardamenti tra Siria e Iraq per contenere l’espansione dello Stato Islamico (ISIS, o IS). Da anni, l’esercito statunitense è inoltre coinvolto in altre operazioni per identificare i membri delle cellule terroristiche di al Qaida. E proprio parlando di al Qaida e di ISIS, Obama ha detto che i gruppi che ne fanno parte non possono essere associati al concetto di Islam in generale, rispondendo quindi indirettamente alle numerose critiche ricevute dai Repubblicani e da diversi osservatori politici per non avere mai parlato espressamente di “radicali islamisti”.
Nel suo discorso, Obama ha detto più volte che la sola forza degli eserciti non è sufficiente per vincere l’estremismo, ricordando che anche le comunità nei paesi interessati devono partecipare al contrasto del terrorismo: “Questi terroristi sono una minaccia in primo luogo per loro”. Ha poi aggiunto che in giro per il mondo ci sono molti musulmani che hanno idee molto distanti da quelle dell’ISIS, ma che comunque sono convinti che l’Islam sia stato in qualche modo contaminato dalle società e dagli stili di vita occidentali: “E questo può rendere alcuni individui più vicini alla radicalizzazione: i leader musulmani devono fare di più per confutare le teorie secondo cui le nostre nazioni siano interessate a sopprimere l’Islam”.
Il Los Angeles Times ha pubblicato un editoriale firmato da Obama nel quale spiega che al Qaida e ISIS “sfruttano la rabbia crescente tra la popolazione quando questa sente che ingiustizia e corruzione non lasciano possibilità di migliorare la propria vita”. Secondo Barack Obama il mondo deve quindi sforzarsi per offrire “qualcosa di meglio” soprattutto alle giovani generazioni e che “i governi che negano i diritti umani fanno il gioco degli estremisti”.
Il summit era stato organizzato a pochi giorni di distanza dall’assalto alla sede del giornale Charlie Hebdo a Parigi, in Francia, di gennaio. L’obiettivo principale della serie di incontri è confrontarsi su sistemi e strategie da adottare per prevenire le attività terroristiche. Oltre ai rappresentanti di una sessantina di paesi, all’iniziativa partecipano membri della società civile, imprenditori ed esperti dei media. Per molti analisti il summit non porterà a nulla di concreto, ma è comunque un’occasione per confrontarsi e mantenere l’attenzione sul tema delle politiche da seguire per contrastare, non solo militarmente, il terrorismo internazionale.