Che cos’erano i nuovi tatuaggi di Ibrahimović
Uno dei più forti calciatori al mondo domenica si è mostrato coperto di tatuaggi durante una partita: poi ha spiegato che era una campagna per il World Food Program
Durante la partita di calcio del campionato francese tra Paris Saint-Germain e Caen, a un certo punto ha segnato un gol il forte attaccante svedese Zlatan Ibrahimović, 33 anni, noto anche per aver giocato col Barcellona e in Italia con Juventus, Milan e Inter. Dopo aver segnato, Ibrahimović si è tolto la maglietta mostrando di essere ricoperto di cinquanta nuovi tatuaggi: e facendo quindi parlare parecchio di sé, visto che solo due mesi fa non li aveva. Durante la partita ai calciatori è vietato togliersi la maglietta: Ibrahimović quindi è stato ammonito. Dopo la partita, però, Ibrahimović ha spiegato che quei nuovi tatuaggi non erano dei veri tatuaggi e avevano una buona ragione.
Ibrahimović ha spiegato di aver partecipato a una nuova campagna del World Food Program, l’agenzia dell’ONU che si occupa di assistenza alimentare: per sensibilizzare i tifosi contro la fame nel mondo, si è fatto disegnare sul proprio corpo cinquanta nuovi tatuaggi temporanei con altrettanti nomi di persone in difficoltà. Ibrahimović negli anni si è costruito un’immagine di giocatore fortissimo e un po’ matto, una specie di bullo buono, e non è la prima volta che partecipa a iniziative filantropiche e umanitarie: nel 2007, per esempio, aveva fatto costruire un centro sportivo nella sua città natale, Malmö.
Nel video di presentazione della campagna, Ibrahimović racconta:
Ovunque io vada, la gente mi riconosce, mi chiama, fa il tifo per me. Ma ci sono dei nomi per cui nessuno fa il tifo. Se potessi, vorrei scriverli tutti sul mio corpo: ci sono 805 milioni di persone che oggi soffrono la fame nel mondo. A partire da oggi, vorrei che il sostegno andasse a queste persone, che ne hanno davvero bisogno. Così, ogni volta che sentirete chiamare il mio nome, penserete a loro.
Durante una conferenza stampa tenuta domenica, Ibrahimović ha parlato dell’iniziativa citando anche la sua infanzia complicata:
«Quand’ero piccolo e tornavo a casa, non è che non avessi da mangiare: ma non avevo un frigorifero pieno. Voglio aiutare il Programma mondiale alimentare per rendere visibili queste persone. Tenete a mente che si parla di cinquanta nomi, ma là fuori ci sono 805 milioni di persone che soffrono la fame, e per me è tremendo. Possiamo risolverlo, questo problema. Prenderei anche un cartellino rosso per aiutare il Programma mondiale alimentare: ci sono problemi più importanti di un mio cartellino rosso o giallo».