Come sono messi i Repubblicani
Si vota nel 2016 ma i candidati alla presidenza degli Stati Uniti – annunciati e potenziali – si stanno già muovendo: ci sono un favorito (quello lì) e un outsider, per il momento
di Chris Cillizza – Washington Post
Un importante consulente dei Repubblicani statunitensi – che non lavora per nessuno dei potenziali candidati alla presidenza nel 2016 e che ha avuto ragione più volte di quante io possa contare – mi ha detto una cosa che mi ha scioccato, a un pranzo qualche giorno fa. Mi ha detto che Ted Cruz, senatore del Texas, ha più o meno le stesse possibilità di diventare il candidato dei Repubblicani di Jeb Bush, ex governatore della Florida, fratello dell’ex presidente George W. Bush e figlio dell’ex presidente George H. W. Bush. Da restare a bocca aperta, no? Dopo tutto il buon senso ci direbbe che Bush, fratello e figlio di ex presidenti, è il candidato da battere; mentre Ted Cruz, il più conservatore dei conservatori, può avere un ruolo importante alle primarie ma non il ruolo di quello che vince.
E quindi, gli ho chiesto, com’è possibile? Lui me l’ha spiegata così.
Immagina il campo dei Repubblicani alle primarie come se avesse una serie di corsie, una per ogni corrente di pensiero del partito. Alle primarie dei Repubblicani ci sono quattro corsie: l’establishment, i candidati col profilo più istituzionale, di “apparato”; i tea party, i populisti di destra che hanno un’organizzazione parallela e quasi rivale a quella del partito; la destra sociale, cioè i conservatori di ispirazione religiosa; i libertari, cioè quelli che vorrebbero il minor ruolo possibile del governo federale. Le quattro correnti non hanno la stessa grandezza: quella dell’establishment è la più grande, seguita da quella dei tea party, poi dalla destra sociale e infine da quella dei libertari.
Ovviamente la lotta per arrivare primo nella corsia dell’establishment è affollata, con Jeb Bush e potenzialmente anche il governatore del Wisconsin, Scott Walker, tra i favoriti. Anche nella corsia della destra sociale c’è una certa battaglia, soprattutto tra Mike Huckabee (ex governatore del Wisconsin, popolare opinionista tv e già candidato alle primarie Repubblicane del 2008), Ben Carson (un chirurgo molto famoso, e nero) e Rick Santorum (ex senatore della Pennsylvania, già candidato nel 2012). La corsia dei libertari è tutta di Rand Paul, senatore del Kentucky e figlio di Ron Paul, ma come dicevamo è la più piccola.
Resta la corsia dei tea party, che è relativamente grande ed è tutta di Ted Cruz. Rand Paul potrebbe insidiare la supremazia di Cruz in quel campo, a un certo punto, ma a giudicare dalle sue mosse recenti in realtà Paul vuole cercare di mettere un piede in tutte le corsie: anche quelle della destra sociale e dell’establishment. Quindi Cruz è indubbiamente il personaggio dominante nella corsia dei tea party.
Questo significa – soprattutto nella prima fase delle primarie, in posti come l’Iowa, il New Hampshire e il South Carolina, molto sensibili a candidati conservatori e populisti – che Cruz potrebbe ottenere abbastanza vittorie o comunque buoni piazzamenti da restare in campo anche quando i candidati della destra sociale e dei libertari saranno fuori dalla corsa. La capacità di Cruz di raccogliere fondi rimane un punto di domanda, ma è meno importante per lui di quanto sia per i suoi avversari: specialmente quelli dell’establishment. I suoi sostenitori lo finanzieranno comunque, a prescindere dalle cose che dirà e farà durante le primarie per restare competitivo.
Dice questo consulente: Cruz deve riuscire a restare ben piazzato abbastanza da diventare il candidato di riferimento non solo nella corsia dei tea party ma anche in quella della destra sociale. Cruz è molto conservatore sui temi sociali – i diritti civili, per esempio – e parla spesso di fede e religione nei suoi discorsi, quindi può farcela. Chi può complicargli le cose è Huckabee, che è nell’ordine a) un probabile candidato con una certa esperienza b) un pastore battista c) in grado di tenere in piedi a lungo la sua candidatura grazie ai buoni risultati che dovrebbe ottenere alle primarie negli stati del Sud.
Prendiamo in considerazione l’ipotesi che Cruz riesca a distaccare Huckabee (così come Carson e Santorum). Se sommi la corrente dei tea party con quella della destra sociale ottieni una corsia bella grande. Grande abbastanza da poter insidiare quella dell’establishment e candidati come Bush o Walker o il senatore della Florida Marco Rubio? Nessuno può dirlo con certezza, ma probabilmente sì.
Quindi tenete d’occhio Ted Cruz. Il fatto che sia il solo candidato dei tea party, le sue grandi doti di oratore nei discorsi e nei dibattiti e la sua capacità di avere sempre, su qualsiasi tema, la posizione più conservatore possibile, lo rende una minaccia concreta per gli altri candidati.
Di seguito i 10 politici con le maggiori possibilità di diventare il candidato Repubblicano alle elezioni presidenziali del 2016. Il candidato numero uno è quello oggi con le maggiori possibilità, secondo noi.
10. Mike Pence
Governatore dell’Indiana, non ha escluso una candidatura ma deve scegliere se provare a fare il presidente o a farsi rieleggere governatore. Uno sviluppo recente: Pence ha esteso il programma di assistenza sanitaria per i poveri, Medicaid, dopo aver negoziato alcune deroghe con l’amministrazione Obama. Ma non sappiamo se questo possa più aiutare o danneggiare una sua eventuale candidatura.
9. Mike Huckabee
Ex governatore dell’Arkansas, pastore battista, già candidato nel 2008, per il momento non fa che fornire indizi di una sua possibile candidatura. Se lo farà, avrà un impatto importante per via del suo grosso seguito nella destra sociale. Un sondaggio recente di NBC lo vede in vantaggio in Iowa, il primo stato a fare le primarie.
8. Bobby Jindal
Governatore della Louisiana, va preso in considerazione principalmente per il suo curriculum. Per ora non ha mostrato molto altro, a parte di tanto in tanto fare cose simboliche per ingraziarsi gli elettori di destra. Per esempio: ha detto che in Europa bisognerebbe istituire delle zone proibite ai musulmani.
6. Ted Cruz
Vedi sopra. Tenete conto che i suoi colleghi del Senato – sia Democratici che Repubblicani – non lo prendono molto sul serio, ma tra tutti i potenziali candidati è quello più vicino alla base del partito sulla grandissima parte dei temi.
6. John Kasich (ex aequo)
Governatore dell’Ohio, è stato in disparte per qualche mese dopo la sua rielezione del 2014 ma ha annunciato che questa settimana passerà due giorni in South Carolina. Questo viaggio farà parlare un po’ di una sua potenziale candidatura ma Kasich forse ha aspettato un po’ troppo: Walker, un altro governatore di uno stato del Midwest di quelli perennemente “in bilico” tra Democratici e Repubblicani, è messo meglio di lui.
5. Chris Christie
Governatore del New Jersey. Sembra sempre di più che nel 2012 abbia perso la sua finestra buona per candidarsi alla presidenza. Secondo un sondaggio recente nel New Jersey in due anni la sua popolarità è scesa dal 70 al 37 per cento. E lo stesso sta accadendo fuori dal New Jersey (c’entra anche la storia del ponte chiuso per ripicca, di cui si è parlato dappertutto). I sondaggi fatti tra gli elettori Repubblicani in Iowa e in New Hampshire dicono che è il più impopolare tra i potenziali candidati Repubblicani che non si chiamano Donald Trump.
4. Rand Paul
Un altro le cui azioni stanno scendendo. Recentemente ha detto delle cose discutibili sui vaccini, i media lo hanno massacrato e lui ora sta facendo la vittima. Per quanto un pezzo della base del partito possa apprezzare questa sua lotta contro i media (anzi, contro “i media di sinistra”), una parte molto più grande lo guarda e vede Ron Paul 2.0. Un politico dotato ma dalle posizioni anti-Stato così estreme da risultare ineleggibile.
3. Marco Rubio
Sì, le sue possibilità sono state messe in discussione dalla probabile candidatura di Bush (e dal suo ruolo nel cercare di approvare una riforma dell’immigrazione con i Democratici). Ma se gli elettori Repubblicani vorranno scegliere una faccia nuova che può espandere l’elettorato potenziale del partito, Rubio potrà essere quello giusto.
2. Scott Walker
Governatore del Wisconsin famoso per una battaglia (vinta) contro i sindacati del suo Stato, oggi è considerato in grande ascesa: soprattutto grazie al gran discorso che ha pronunciato in Iowa qualche settimana fa. La sua incerta risposta sulle teorie evoluzionistiche e la decisione di non accettare domande dalla stampa durante un recente viaggio a Londra però non sono segnali incoraggianti.
1. Jeb Bush
L’ex governatore della Florida rimane oggi l’uomo da battere, a maggior ragione dopo la decisione di Mitt Romney di non candidarsi. Bush probabilmente sarebbe rimasto comunque il candidato favorito, ma il passo indietro di Romney implica che i pezzi grossi dell’establishment del partito – leggasi: quelli in grado di muovere soldi e donazioni – saranno quasi tutti dalla sua parte.
foto: Ted Cruz in South Carolina il 18 gennaio 2015. Richard Ellis/Getty Images)