Gli insulti contro la manager di Uber a Milano
Oggi ne scrive Beppe Severgnini sul Corriere della Sera: non sono solo violenti e delinquenti, ma "un modo di intendere le donne"
Sul Corriere della Sera di giovedì Beppe Severgnini commenta lo striscione di insulti che è stato appeso davanti all’abitazione milanese della responsabile italiana di Uber, il servizio di autonoleggio tramite app che nei mesi passati ha ricevuto contestazioni più o meno violente da parte delle categorie dei tassisti in diversi luoghi del mondo. A Milano ci sono stati già diversi casi di aggressioni e vandalismi nei confronti dei guidatori delle auto di Uber.
Una ragazza italiana è uscita per andare al lavoro e ha trovato appeso ai fili elettrici, a 15 metri d’altezza, visibile a tutta la strada, un lenzuolo con la scritta “[nome cognome] è una puttana e riceve in [indirizzo privato]. Per l’assessore [cognome] è gratis”. Il fatto è accaduto in via Palermo, nel centro di Milano, tra martedì e mercoledì, mentre la gente guardava la prima serata di Sanremo e qualcuno tornava dal cinema.
Non ho inserito subito i nomi perché vorrei vi metteste nei panni di quella ragazza. Immaginate cos’ha provato, uscendo di casa. Adesso i nomi li posso fare: l’interessata mi ha autorizzato. Lei si chiama Benedetta Arese Lucini ed è general manager in Italia di Uber. L’assessore è Pierfrancesco Maran. Qualche mese fa era apparso un suo pupazzo in città, con una foto della signorina all’altezza dell’inguine.
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