È tempo di migliorare il microonde
Un ex ingegnere della NASA ha avuto un'idea per risolvere l'annoso problema del cibo che non si scalda uniformemente
Mark Rober è un ex ingegnere della NASA, ha collaborato al progetto che portò alla realizzazione di Curiosity per esplorare Marte, è un inventore piuttosto prolifico e di recente si è messo in testa di migliorare il forno a microonde, uno degli elettrodomestici più diffusi al mondo. I forni di questo tipo, per scaldare e cuocere il cibo molto più velocemente dei sistemi tradizionali, furono messi in vendita verso la fine degli anni Sessanta e da allora la loro tecnologia non è molto cambiata. Secondo Rober è tempo di migliorarla e di aggiungere nuovi sistemi per capire più facilmente quando un alimento è stato completamente riscaldato, cosa non sempre immediata da capire.
Microonde e molecole
Semplificando, all’interno del forno c’è una fonte (il magnetron) che produce un campo elettromagnetico nella frequenza delle microonde, che viene poi indirizzato verso la camera di cottura, quella dove si mette il cibo. Le molecole di acqua, grassi e carboidrati, sollecitate dalla particolare frequenza delle onde elettromagnetiche, vibrano e urtano tra loro generando calore, e di conseguenza permettendo la cottura del cibo o il riscaldamento delle bevande. Il forno è fatto in modo che le onde si possano muovere solo al suo interno, senza uscire dalla camera di cottura.
Il principio sfruttato dal forno a microonde permette di riscaldare molto più velocemente il cibo rispetto ai sistemi tradizionali, che funzionano invece per irraggiamento e conduzione. Negli ultimi decenni i microonde sono stati arricchiti con nuove funzionalità, ma sostanzialmente funzionano come i loro primi antenati e non hanno risolto il problema di far capire facilmente a chi li utilizza se siano riusciti a scaldare o meno uniformemente il cibo. Poiché sono soprattutto le molecole di acqua a essere sensibili alle microonde, spesso il riscaldamento non è uniforme: un alimento con una crosta secca e con un ripieno ricco di acqua al suo interno, per esempio, tende a scaldarsi molto velocemente nella parte interna, mentre può richiedere diverso tempo prima che sia caldo anche in superficie.
Termocamera
Per risolvere il problema, Rober propone di inserire all’interno del microonde una piccola termocamera: una telecamera che è sensibile alla radiazione infrarossa (con frequenza inferiore a quella della luce visibile) e che permette di realizzare “mappe di temperatura” delle cose che sta inquadrando. Grazie a diversi progressi, le termocamere sono diventate molto meno costose rispetto a un tempo, e potrebbero quindi essere inserite nei microonde senza influire più di tanto sul loro costo. La telecamera invierebbe le immagini riprese nella camera di cottura a uno schermo piatto, montato sullo sportello del forno al posto del classico vetro per vedere all’interno.
Il microonde di Rober mostra quindi in tempo reale la mappa di temperatura del cibo inserito al suo interno: le tinte fredde (verde-blu) indicano che il processo di riscaldamento è appena iniziato, poi si passa a tinte più calde e infine al bianco quando l’intero alimento ha raggiunto la temperatura. La termocamera permette anche di avere una stima più accurata sulla temperatura raggiunta dagli alimenti, cosa che non possono fare gli attuali microonde.
App
In alternativa, o in aggiunta, allo schermo piatto sul portello del forno, Rober ipotizza l’utilizzo di una applicazione sul proprio smartphone o tablet collegata al microonde. Questo invia le immagini del cibo che si sta riscaldando direttamente sullo schermo del proprio dispositivo, dal quale si possono inviare comandi per prolungare il tempo di cottura o accorciarlo, mentre si sta facendo altro in giro per la casa.
Mark Rober ha brevettato la sua idea ed è ora alla ricerca di qualcuno che sia disposto a svilupparla. Ha messo online il sito BetterMicrowave.com e ha già ottenuto l’apprezzamento e l’interesse di alcune aziende.